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Terremoto: il pensiero del Papa, l'impegno di Caritas e Ordine di Malta

San Pietro alla Ienca | Il santuario di San Giovanni Paolo II a San Pietro alla Ienca coperto dalla neve dopo le nevicate di questi giorni. I collegamenti sono interrotti a causa del terremoto | Franca Corrieri / ACI Stampa San Pietro alla Ienca | Il santuario di San Giovanni Paolo II a San Pietro alla Ienca coperto dalla neve dopo le nevicate di questi giorni. I collegamenti sono interrotti a causa del terremoto | Franca Corrieri / ACI Stampa

La statua di Giovanni Paolo si erge nel mezzo della neve, alla Ienca, mentre tre metri di neve bloccano ogni accesso alle montagne amate dal Papa polacco. E l’immagine del santuario è forse una di quelle più emblematiche che viene dai luoghi del terremoto, che ha colpito la popolazione con violenza inaudita e con una sequenza di cui non si ha memoria. E, tra neve e terremoto, anche la tragedia: il resort di Rigopiano spazzato via da una slavina. 

Il Papa ha il pensiero costante per i popoli terremotati, secondo quanto ha raccontato il vescovo Nunzio Galantino, segretario generale della CEI, a Radio Vaticana.

“Il Papa - dice il vescovo Galantino - è informato di questo, costantemente. So che lui stesso ogni tanto chiama qualcuno dei vescovi, qualcuna delle realtà… Il Papa è informatissimo su questo. Non solo invita alla preghiera, ma sta stimolando noi, come Conferenza episcopale, a fare tutto quello che è possibile per far sentire la vicinanza della Chiesa a queste realtà. La situazione è veramente drammatica ma è drammatica perché è estesa, è esteso il teatro di questa realtà. Poi, proprio il sommarsi di terremoto e neve, la situazione metereologica, ha complicato terribilmente tutto. Da parte della gente c’è questo fatto fondamentale del disagio psicologico. Questo è quello che tutti i vescovi hanno confermato, tutti”.  

Dall’Abruzzo alle Marche, passando per l’Umbria, mentre i soccorsi si moltiplicano, ci sono anche le storie delle persone legate ai santuari, delle iniziative che si legano a luoghi di culto, che rendono la storia del terremoto ancora più umana di quella fornita dal bollettino meteorologico.

Tra quelle montagne, Giovanni Paolo II amava andare a passeggiare, pregare e riflettere. Lì c’è una piccola chiesa che lo ricorda, che è ora un santuario “sub umbra petri”. Ogni tanto fa capolino anche il Cardinale Stanislaw Dziwisz, storico segretario del Papa polacco, quasi a ricordare le sortite del suo amato pontefice.

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È un luogo significativo per la memoria di San Giovanni Paolo II, anche perché si tratta del primo santuario a lui dedicato.

“Non ci sono collegamenti, e non possiamo visitare il santuario dalla scorsa settimana – dice Pasquale Corriere, presidente dell'Associazione Culturale San Pietro della Ienca, che cura il luogo caro al Papa polacco con amore – E’ diverso dal terremoto dell’Aquila del 2009, perché i collegamenti sono ulteriormente interrotti da 3 metri di neve, che rendono ancora più difficile il tutto”.

C’è bisogno di affidarsi alla preghiera. La buona notizia è che la Basilica di Santa Maria degli Angeli ad Assisi ha potuto aprire regolarmente in seguito ai controlli fatti dai Tecnici del Comune di Assisi, insieme al Custode della Porziuncola p. Rosario Gugliotta.

“I frati della Porziuncola – si legge in un comunicato del Sacro Convento - continuano ad essere vicini alle popolazioni maggiormente coinvolte dalle scosse di ieri, e messe in ulteriore difficoltà dalle non facili condizioni climatiche. Affidiamo al Signore l’anima di quanti hanno perso la vita o sono tuttora dispersi. La preghiera si innalza per loro e per quanti, con spirito di generosità e sacrificio, si adoperano in loro soccorso”.

Anche l’abbazia di Fiastra, nelle Marche, è stata riaperta. Si prevedeva lì – in realtà in una sala collaterale – la cerimonia officiale di accoglienza di Miklós Soltész
, Segretario di Stato d’Ungheria con delega di Ministro per i rapporti con la Chiesa e di Dr. Judit Timaffy
Console Generale d’Ungheria. Arriveranno lo stesso, nonostante il rischio terremoto, per suggellare l’intesa attraverso la quale l’Ungheria finanzierà la ricostruzione della Chiesa del Sacro Cuore di Tolentino, che ha riportato gravi danni a seguito del terremoto.

Non cessa intanto l’impegno della Caritas, che fornisce “aiuti, ascolto, accompagnamento” alle popolazioni messe a dura prova dalle scosse.

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Le Caritas locali si sono attivate con gemellaggi territoriali, e nonostante le difficoltà – si legge in un comunicato Caritas - “in tutte le zone colpite le Chiese locali stanno completando il monitoraggio dei bisogni a carattere sociale ed economico e avviando interventi mirati per la ripresa delle attività produttive, soprattutto nelle aree rurali: attrezzature per allevatori o agricoltori, tunnel agricoli destinati al bestiame, mangimi e foraggi, interventi strutturali per la ripresa della produzione, trasformazione e vendita dei prodotti tipici”.

La Caritas ha avvito anche ad un programma di realizzazione di strutture polifunzionali (“Centri di comunità”), il primo dei quali è stato inaugurato ad Amatrice il 24 novembre 2016, a meno di cento giorni dal sisma ed è stato subito utilizzato dopo le nuove scosse come punto di primo soccorso.

Ricorda ancora il comunicato Caritas che “sempre nella diocesi di Rieti prima di Natale sono stati aperte altre piccole strutture socio-pastorali a Scai, Sant’Angelo (frazioni di Amatrice) e Grisciano (Frazione di Accumoli)”, mentre “nella diocesi di Spoleto-Norcia si stanno attuando le prassi amministrative per poter avviare quanto prima la realizzazione di strutture a Norcia, Cascia e ad Avendita (frazione di Cascia)” e “nella diocesi di Ascoli Piceno a breve dovrebbe iniziare la realizzazione di un centro comunitario ad Arquata del Tronto”.

Caritas pensa anche ad interventi nelle diocese di Camerino, Fermo, Macerata e San Benedetto del Tronto. La Caritas finanzia questi progetti con la colletta nazionale del 18 settembre e con le varie offerte che riceve per gestire l’emergenza: si tratta di 20,6 milioni di euro, cui si aggiunge il milione di euro stanziato dalla Conferenza Episcopale Italiana con i fondi dell’8 per mille.

E anche l'Ordine di Malta ha attivato i soccorsi. Da sempre, i volontari dell'Ordine sono stati attivi sulle zone colpite dal terremoto. Un comunicato dell'Ordine spiega che "da ieri squadre di soccorso del Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta sono operative in una delle aree maggiormente colpite dalle quattro forti scosse sismiche registrate in mattinata, cui sono seguite altre 400 scosse in sole 24 ore".

"La Protezione Civile italiana - prosegue il comunicato - ha subito richiesto due squadre di soccorso, in tutto 6 volontari, per Montereale- epicentro del terremoto- in provincia dell’Aquila. I team sono partiti dall’Umbria per prestare aiuto ai soccorritori già presenti e alla popolazione coinvolta".

C'è anche una squadra di sei persone a Norcia per assistere la popolazione, e 2 psicologi a Camerino nei campi dove vivono i terremotati. Dal 24 agosto ad oggi i volontari del Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta impegnati nelle emergenze legate agli ultimi terremoti nel Centro Italia sono stati più di 700.