venerdì, maggio 03, 2024 Donazioni
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Il Papa: "L’annuncio credibile non è fatto di belle parole, ma di vita buona"

Un sostantivo, un verbo e un aggettivo. Papa Francesco coglie tre parole nelle Letture di oggi, durante la Messa nella Basilica Vaticana in occasione della Giornata Missionaria Mondiale, nell’ambito del Mese Missionario Straordinario.
Il sostantivo è il monte. Questa parola ricorre spesso nell'Antico e nel Nuovo Testamento, sembra, insomma, che "il monte sia il luogo dove Dio ami dare appuntamento all’umanità intera". "È il luogo dell’incontro con noi - spiega il Papa - come mostra la Bibbia dal Sinai al Carmelo fino a Gesù, che proclamò le Beatitudini sulla montagna, si trasfigurò sul monte Tabor, diede la vita sul Calvario e ascese al cielo dal Monte degli Ulivi. Il monte, luogo dei grandi incontri tra Dio e l’uomo".
Che cosa dice a noi il monte? Domanda Francesco. "Che siamo chiamati ad avvicinarci a Dio e agli altri: a Dio, l’Altissimo, nel silenzio, nella preghiera, prendendo le distanze dalle chiacchiere e dai pettegolezzi che inquinano. Il monte ci ricorda che i fratelli e le sorelle non vanno selezionati, ma abbracciati, con lo sguardo e soprattutto con la vita. Il monte lega Dio e i fratelli in un unico abbraccio, quello della preghiera", risponde sicuro Francesco. "Al cuore di questo mese missionario chiediamoci: che cosa conta per me nella vita? Quali sono le vette a cui punto?", questo chiede il Pontefice ai tanti missionari presenti in Basilica.
E' un verbo ad accompagnare il sostantivo monte, "salire".  "Non siamo nati per stare a terra - osserva Papa Francesco - per accontentarci di cose piatte, siamo nati per raggiungere le altezze, per incontrare Dio e i fratelli. Ma per questo bisogna salire: bisogna lasciare una vita orizzontale, lottare contro la forza di gravità dell’egoismo, compiere un esodo dal proprio io". Per partire bisogna lasciare, per "annunciare bisogna rinunciare". "L’annuncio credibile non è fatto di belle parole, ma di vita buona - raccomanda il Papa - una vita di servizio, che sa rinunciare a tante cose materiali che rimpiccioliscono il cuore, rendono indifferenti e chiudono in sé stessi".
L'aggettivo di Francesco che accompagna il verbo e il sostantivo è "tutti". "Il Signore è ostinato nel ripetere questo tutti. Sa che noi siamo testardi nel ripetere mio e nostro: le mie cose, la nostra gente, la nostra comunità..., e Lui non si stanca di ripetere: tutti. Tutti, perché nessuno è escluso dal suo cuore, dalla sua salvezza; tutti, perché il nostro cuore vada oltre le dogane umane, oltre i particolarismi fondati sugli egoismi che non piacciono a Dio. Tutti, perché ciascuno è un tesoro prezioso e il senso della vita è donare agli altri questo tesoro. Ecco la missione: salire sul monte a pregare per tutti e scendere dal monte per farsi dono a tutti", osserva il Pontefice.
Francesco conclude così la sua omelia: "Quali istruzioni ci dà il Signore per andare verso tutti? Una sola, molto semplice: fate discepoli. Ma, attenzione: discepoli suoi, non nostri. La Chiesa annuncia bene solo se vive da discepola. E il discepolo segue ogni giorno il Maestro e condivide con gli altri la gioia del discepolato. Non conquistando, obbligando, facendo proseliti, ma testimoniando".
 

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