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Benedetto XV, nessuna deroga al celibato ecclesiastico

“Come spesso accade che tristi vicende subentrino ad altre liete, così ricevemmo tosto la notizia che non pochi sacerdoti boemi, travolti da crisi di coscienza, avevano sciaguratamente abbandonato la Chiesa di Gesù Cristo. Sappiamo perfettamente che il numero dei sacerdoti che si sono separati dall’unità della Chiesa è di gran lunga inferiore al numero di coloro che restano fedeli alla loro missione; ma non ignoriamo quali e quanto gravi danni e pericoli sovrastino la compagine di tutto codesto clero”. E’ quanto scriveva Benedetto XV nella lettera inviata il 29 gennaio 1920 all’Arcivescovo di Praga Kordac, in merito alla proposta di alcuni sacerdoti boemi di abolire o mitigare la legge sul celibato ecclesiastico.

“Lodiamo e approviamo caldamente – aggiungeva il Papa - le decisioni che avete preso e soprattutto quella che prevede lo scioglimento dell’Associazione Generale del Clero comunemente detta « Jednota » e il divieto di fondare associazioni diocesane prima che siano opportunamente salvaguardati i diritti dell’autorità episcopale. Affinché rimanga intatta la disciplina ecclesiastica, è strettamente necessario che il clero, anche se associato, rimanga sotto l’autorità e la vigilanza dei Vescovi che hanno il dovere di guidarlo e di governarlo”.

Il Pontefice inoltre affermava che era “superfluo ripetere ancora che la Sede Apostolica non consentirà mai sia l’innovazione della Chiesa in senso popolare, sia l’abrogazione o l’attenuazione della legge sul celibato di cui la Chiesa latina si gloria come di una insigne distinzione”.

Benedetto XV lodava i Vescovi boemi: “vi siete dimostrati talmente avvinti alla Cattedra di Pietro e talmente zelanti e intrepidi nella difesa del cattolicesimo, che possiamo ben dire che voi siete stati all’altezza di eventi tanto avversi; perciò la Nostra benevolenza verso di voi è stata mirabilmente sollecitata e accresciuta”.

Infine il Papa esprimeva il desiderio “che il clero ricordi quanto nobile e sacrosanto sia il servizio sacerdotale a loro affidato dalla benevolenza divina, e inoltre quanto debba precedere, con l’esempio, i fedeli, senza allontanarsi mai, in nessun caso, dall’osservanza del dovere. Quei miserevoli sacerdoti che abbandonarono la via della salvezza, odano i Nostri paterni lamenti e le Nostre esortazioni; ritrovino se stessi, di grazia, e considerino verso quale rovina corrano, come ciechi”.

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