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Un servizio di EWTN News

Papa Francesco affronta le condizioni dei lavoratori del mare

Papa Francesco a Lampedusa nel 2013

L’Apostolato del Mare fu fondato a Glasgow, il 4 ottobre 1920, e lì si sarebbe dovuto tenere un Congresso Mondiale per celebrarne il centenario nel 2020. Ma ci fu la pandemia, e il Congresso si svolge quest’anno, riunendo cappellani e volontari delle cappellanie del mare da tutto il mondo, per affrontare le sfide e l’impegno pastorale richiesto dall’avere a che fare con i lavoratori del mare. A loro, Papa Francesco ha inviato un messaggio, ribadendo l’impegno per aiutare i lavoratori del mare ad affrontare le loro difficili condizioni di lavoro.

Quello dell’Apostolato del Mare Stella Maris è un lavoro oscuro, poco conosciuto. I cappellani del mare si trovano ad essere di supporto per lavoratori a lungo sradicati dalle loro case, che restano in mare per mesi in condizioni di lavoro difficilissime e con contratti che alimentano l’incertezza per il futuro. La pandemia ha persino incrementato il senso di isolamento di questi lavoratori, rimasti per mesi davvero isolati o impossibilitati anche ad attraccare.

Nel suo messaggio, il Papa nota che la “nostra casa comune” è composta da “una grande quantità di acqua”, essenziale per la vita e per il commercio, per non parlare del turismo, e dunque non è “sorprendente che circa il 90 per cento dei beni del mondo sono trasportati su navi, cosa che è resa possibile dal lavoro quotidiano di più di un milione e mezzo di persone, molti dei quali sono lontani per mesi dal supporto delle loro famiglie e delle loro comunità religiose”.

La pandemia – ricorda Papa Francesco – ha acuito i problemi, così come la tecnologia. “Sappiamo anche troppo bene che, nonostante i progressi nella tecnologia, molti lavoratori marittimi sono soggetti non solo alle sfide associate alla separazione dalle loro case, ma anche ad una varietà di condizioni di lavoro ingiuste e altre deprivazioni, aggravate dagli effetti del cambiamento climatico”.

Papa Francesco sottolinea che anche il danno agli ambienti marini “colpisce in maniera sproporzionata i più poveri e vulnerabili”, e chiede che Stella Maris non tolga mai l’attenzione su queste questioni, in modo da continuare “il suo nobile servizio”.

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