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Un servizio di EWTN News

Il Papa ai dipendenti del Vaticano: "Custodire il lavoro è anche farlo con dignità"

"Prima di tutto penso che dobbiamo ringraziare il Signore, perché, con il suo aiuto, abbiamo superato la fase critica della pandemia. Non dimentichiamo! Quando eravamo nella chiusura dicevamo: chissà come sarà quando saremo liberi di muoverci, di incontrarci, e così via. Poi, appen le cose cambiano, perdiamo la memoria e andiamo avanti come se niente fosse stato. E magari nemmeno ringraziamo il Signore! Questo non è cristiano e non è neppure umano. No, vogliamo ringraziare perché abbiamo potuto riprendere a lavorare, e anche cercando di superare certi problemi più o meno grandi che si erano creati nel periodo più difficile". Sono queste le prime parole del Papa ai dipendenti della Santa Sede e del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, che ha incontrato, con i rispettivi familiari, per gli auguri di Natale.

"Non dobbiamo dimenticare, anche perché il lungo periodo di pandemia ha lasciato dei segni. Non solo conseguenze materiali, economiche; ha lasciato anche segni nella vita delle persone, nelle relazioni, nella serenità delle famiglie. Per questo oggi io vi auguro soprattutto serenità: serenità per ciascuno di voi e per le vostre famiglie. Serenità non vuol dire che tutto va bene, che non ci sono problemi, difficoltà. Non è questo. Ce lo dimostra la Santa Famiglia di Gesù, Giuseppe e Maria. Possiamo immaginare, quando arrivarono a Betlemme, la Madonna cominciava a sentire i dolori, Giuseppe non sapeva dove andare, bussava a tante porte, ma non c’era posto...Eppure nel cuore di Maria e Giuseppe, c’era una serenità di fondo, che veniva da Dio e dalla consapevolezza di essere nella sua volontà, di cercarla insieme, nella preghiera e nell’amore reciproco. Questo vi auguro: che ciascuno di voi abbia fede in Dio e che nelle famiglie ci sia la semplicità di affidarsi al suo aiuto, di pregarlo e di ringraziarlo", continua il Pontefice nel suo discorso.

"Questo è il primo augurio che mi viene in mente partendo dalla pandemia: la serenità", dice il Papa che poi passa alla seconda parte del discorso. "E il secondo è questo: che siamo testimoni e artigiani di pace. In questo momento della storia del mondo, siamo chiamati a sentire più forte la responsabilità di fare ciascuno la propria parte per costruire la pace. E questo ha un significato particolare per noi che viviamo e lavoriamo nella Città del Vaticano. Non perché questo piccolissimo Stato, il più piccolo del mondo, abbia un peso specifico speciale, non per questo; ma perché noi abbiamo come Capo e Maestro il Signore Gesù Cristo, il quale ci chiama ad unire il nostro umile impegno quotidiano alla sua opera di riconciliazione e di pace", questo il secondo augurio ai dipendenti del Vaticano.

Poi un'ultima raccomandazione: "Seminare pace. E come? Evitiamo di parlare male degli altri “dietro le spalle”. Se c’è qualcosa che non va, parliamone direttamente con la persona interessata, con rispetto e franchezza, siamo coraggiosi. Non facciamo finta di niente per poi sparlare di lui o di lei con altre persone. Cerchiamo di essere onesti e sinceri. Grazie per la vostra pazienza so che ci sono situazioni in cui voi esercitate la pazienza. Custodire il lavoro è anche farlo con dignità".

Il Papa poi invita tutti a pregare l'Ave Maria e si reca davanti al presepe. 

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