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Papa Francesco: "Liberiamoci dalla aggettivazione, globalizziamo la solidarietà"

Siamo creati a immagine di Dio! Non dobbiamo abituarci a questa espressione, non dovrebbe finire di stupirci: in ciascun essere umano Dio ha acceso, in modo unico, una scintilla della sua luce. In ogni persona, buoni e cattivi, tutti; perché è una questione di sostantivo, non di aggettivo: se è buona, è credente... no. A immagine di Dio: questo è il sostantivo”. Lo ha detto il Papa, stamane, ricevendo in udienza la redazione del programma RAI A sua immagine.

“In questo tempo – ha aggiunto Francesco - dove c’è la crisi della sostantività e anche l’uso troppo indebito degli aggettivi, siamo nell’epoca dell’aggettivazione”.

“Dobbiamo riprendere – ha spronato Francesco - il sostantivo delle cose. Cercare la sostantività delle cose e liberarci da questa cultura dell’aggettivazione”.

“Il cambiamento d’epoca che stiamo vivendo – ha detto il Pontefice - ci testimonia di fatto la perdita, da parte di tante persone, proprio della coscienza di essere figli di Dio, creati a sua immagine. C’è bisogno di ravvivarla. Perché lì, in questa immagine, si trovano l’origine e il fondamento dell’irriducibile dignità umana; l’origine e il fondamento del nostro essere tutti fratelli, perché figli dell’unico Padre, amati e creati a sua immagine”.

C’è bisogno – ha infine concluso il Papa – di globalizzare la solidarietà e non l’indifferenza. Oggi l’indifferenza è tanto globalizzata! Annunciare il Vangelo significa testimoniare con la nostra vita che c’è un Dio di misericordia che ci aspetta e che ci precede, che ci ha voluti e che ci ama”.

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