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Vegliò: "I migranti sono il grido di una umanità sofferente"

Si è celebrato oggi – in occasione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato – il Giubileo dei migranti. Nella Basilica di San Pietro si è svolta una solenne celebrazione eucaristica presieduta dal Cardinale Antonio Maria Vegliò, Presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti e degli itineranti.

"Tutti – ha detto il porporato nell’omelia – siamo riuniti in preghiera e in ringraziamento a Dio per il dono della diversità, e anche per supplicare il Signore secondo le intenzioni dei nostri fratelli e delle nostre sorelle migranti e rifugiati”.

“La Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato – ha aggiunto il Cardinale Vegliò – è  un’occasione opportuna per ricordare che la Chiesa ha sempre contemplato, nei migranti, l’immagine di Cristo. Di più, nell’Anno della Misericordia, siamo interpellati a riscoprire le opere di misericordia e, tra quelle corporali, c’è la chiamata ad accogliere i forestieri”.

“Molte persone – ha ricordato ancora il Cardinale – sono costrette a fuggire dai loro Paesi. Questo vero e proprio esodo di popoli non è il male, ma il sintomo di un male: quello di un mondo ingiusto, caratterizzato in tante regioni da conflitti, guerra e povertà estrema. L’esperienza dei migranti e la loro presenza ricordano al mondo l’urgenza di eliminare le disuguaglianze che rompono la fraternità e l’oppressione che costringe a lasciare la propria Terra. Sono il grido dell’umanità sofferente che cerca giustizia e solidarietà, in cui la speranza è venuta meno”.

La presenza dei migranti in San Pietro – ha sottolineato Vegliò – è segno “del legame tra le diverse Chiese locali. E’ segno della relazione tra la vostra Chiesa di partenza e quella di Roma. La vostra eredità, attestata attraverso la vostra lingua, la vostra cultura e le vostre tradizioni, testimonia che la fede e la pietà dei migranti sono espressione della vostra esperienza personale della fede cristiana! L’integrazione non implica né una separazione artificiale né un’assimilazione, ma dà piuttosto l’opportunità di identificare il patrimonio culturale del migrante e riconoscere i suoi doni e talenti per il bene comune della Chiesa di Roma, della Chiesa in Italia, di tutta la Chiesa universale”.

Commentando le letture bibliche, il Cardinale Vegliò ha ribadito che “tutti hanno qualcosa di nuovo e di bello da portare, ma sorgente e dispensatore è lo Spirito che offre tali doni in vista di una crescita globale. Nessuno deve sentirsi superiore all’altro, ma tutti devono accorgersi della necessità di collaborare e contribuire al bene dell’unica famiglia di Dio”. Il Papa – ha concluso Vegliò – sprona i “migranti e i rifugiati a non lasciarsi rubare la speranza. Anche quest’anno, le sue parole si collocano nel richiamo biblico all’icona della Santa Famiglia esule in Egitto, alla cui intercessione Papa Francesco affida la vita dei migranti e dei rifugiati, e di tutti coloro che dedicano energie, tempo e risorse alla cura delle migrazioni. Mi unisco alla voce del Santo Padre per esprimere anch’io apprezzamento e gratitudine alle persone che sono al servizio dei migranti”.

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