Città del Vaticano , 31 May, 2025 / 4:00 PM
La vita diplomatica della Santa Sede ritorna alla normalità, e la scorsa settimana è ripresa la presentazione delle lettere credenziali presso la Santa Sede che si era interrotta durante la sede vacante. Non solo: tra quanti hanno presentato copia delle lettere credenziali, va notata la presenza del primo ambasciatore residente del Belarus presso la Santa Sede.
Nelle prossime settimane, si dovrebbe tenere un ulteriore round di negoziati sull’accordo sino-vaticano per la nomina dei vescovi. Più che negoziati, si tratta di colloqui che la parte cinese e quella vaticana fanno due volte l’anno. La Santa Sede ha spinto più volte per la modifica dell’accordo, mentre la Cina ha nominato due vescovi durante la Sede Vacante, cosa che non può accadere, nonostante il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, abbia detto che comunque i due nuovi vescovi erano stati pre-approvati.
La Santa Sede ha partecipato anche allo Yerevan Dialogue, la seconda edizione del grande gatherin diplomatico armeno. Il 6 giugno, il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella sarà in visita ufficiale da Papa Francesco.
FOCUS CREDENZIALI
Le credenziali dell’ambasciatore di Egitto presso la Santa Sede
Il 27 maggio, il nuovo ambasciatore di Egitto presso la Santa Sede ha presentato le proprie lettere credenziali a Papa Leone XIV. È il primo ambasciatore a presentare le credenziali al nuovo Papa.
Hussein El Saharty, classe 1968, sposato con due figli, musulmano, ha comunque frequentato le scuole Lasalliane ed ha una lunga carriera diplomatica alle spalle. Entrato in forze al servizio degli Affari Esteri del Cairo nel 1992, è stato al dipartimento dell’Asia e della Lega degli Stati Arabi, ha lavorato nelle ambasciate di Repubblica Ceca e Indonesia, è stato console e rappresentante presso l’Organizzazione per la Cooperazione Islamica in Arabia Saudita, ed è stato per lungo tempo nell’ambasciata di Egitto in Turchia, fino al rango di incaricato di affari.
Dal 2017 al 2021 ha servito come ambasciatore di Egitto in Sri Lanka e Maldive, e dal 2021 al 2024 è stato vice assistente del ministro degli Affari Esteri per le Organizzazioni non governative.
El Sahrarty aveva, lo scorso 11 febbraio, annunciato visita ufficiale in Vaticano il candidato egiziano alla carica di Direttore Generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO), Khaled el Enany.
El Enany ha anche incontrato il Papa. “Durante l'incontro – si leggeva in una nota - Enany ha esaminato le linee generali della sua visione per l'UNESCO, sottolineando che la costruzione della pace e del rispetto reciproco si realizzano attraverso il dialogo e la cultura”.
Santa Sede e candidato alla direzione generale dell’UNESCO – prosegue la nota – “ hanno sottolineato l'importanza di dare potere alle donne e di elevare il loro status, poiché ciò contribuisce di per sé a elevare lo status dell'intera società”, e poi ribadito “la necessità di ascoltare e rispettare la maggior parte delle voci che solitamente rimangono inascoltate”.
Inoltre, “hanno concordato sul ruolo fondamentale svolto dall'UNESCO nel preservare il patrimonio culturale e naturale e la diversità mondiale, promuovere l'istruzione a 360 gradi e diffondere scienza, tecnologia e cultura.
L’ambasciatore di Taiwan presso la Santa Sede presenta copia delle credenziali
Anthony Chung-Yi Ho, nuovo ambasciatore di Taiwan presso la Santa Sede, ha presentato la copia delle lettere credenziali all’arcivescovo Edgar Peña Parra, Sostituto per gli Affari Generali, che ha ripreso a portare la talare per le occasioni ufficiali. Chung-Yi dovrà ora presentare le credenziali a Papa Francesco.
Il nuovo ambasciatore di Taipei viene dalla posizione di direttore generale del Dipartimento degli Affari dell’Asia Occidentale e dell’Africa della Repubblica di Cina.
Ha studi passati ad Harvard e a Oxford, e una carriera diplomatica che lo ha portato anche come rappresentante dell’ufficio di liaison di Taipei nella Repubblica del Sudafrica, e prima ancora negli Stati Uniti, e nelle Filippine, oltre ad aver ricoperto diversi ruoli al ministero degli Esteri.
Sarà lui a dover prendere in mano le delicate contromisure che riguardano la pressione cinese sulla Santa Sede per tagliare i ponti con Taiwan.
Chung ha preso il posto dell’ambasciatore Matthew Lee, andato in pensione dopo dieci anni come rappresentante della Repubblica di Cina presso la Santa Sede. Lee, durante il suo mandato, ha potuto celebrare il 75esimo e l’80esimo anniversario di relazioni tra Santa Sede e Taiwan, ma ha vissuto anche momenti difficili che hanno fatto seguito all’accordo sino-vaticano per la nomina dei vescovi.
La Santa Sede è infatti l’unico partner europeo di Taiwan, che mantiene relazioni diplomatiche con soli dodici Stati nel mondo, mentre la Repubblica Popolare Cinese esercita una durissima pressione affinché gli Stati lascino ogni relazione con Taiwan se vogliono mantenere relazioni con Pechino.
Le credenziali di Georgia e Belarus
Il 30 maggio, l’arcivescovo Edgar Peña Parra ha invece ricevuto la copia delle credenziali del nuovo ambasciatore di Georgia, David Mekvabishvili, e dell’ambasciatore del Belarus, Yury Ambrazevich. L’ambasciatore di Georgia copre una vacanza durata più di un anno. Ambrazevich è invece il primo ambasciatore di Belarus presso la Santa Sede residente a Roma.
FOCUS AMBASCIATE
Verso un ambasciatore del Sud Sudan presso la Santa Sede
Il ministro degli Esteri del Sud Sudan ha incontrato, lo scorso 28 aprile, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, ministro vaticano per i Rapporti con gli Stati. Si era in sede vacante, ma il “ministro degli Esteri” vaticano resta in carica per il disbrigo degli affari ordinari.
(La storia continua sotto)
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Secondo un post su X del governo sud-sudanese, in quell’occasione si sono tenute discussioni chiave per il processo di accreditamento di un ambasciatore non residente di Juba presso la Santa Sede. L’ambasciatore avrà il suo accreditamento principale in Francia. In questo modo, afferma il governo del Sud Sudan, si “approfondirà l’impegno diplomatico in aree di comune interesse”.
FOCUS SEGRETERIA DI STATO
Il cardinale Parolin ai media vaticani: Gaza, Ucraina, Washington
In una intervista pubblicata il 27 maggio sui media vaticani, il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, ha chiarito la posizione della Santa Sede riguardo un possibile vertice in Vaticano per la pace in Ucraina.
La Santa Sede, ha detto il Segretario di Stato, “ha offerto una disponibilità” di “un luogo neutrale e protetto”, e non si trattava di “una mediazione, perché una mediazione deve essere richiesta dalle parti. In questo caso, invece, c’è stata soltanto l’offerta pubblica di una disponibilità ad accogliere un eventuale incontro. Si parla ora anche di altre possibili sedi, come Ginevra”.
Per il Cardinale Parolin, non è tanto importante “dove si terrà il negoziato tra russi e ucraini”, ma piuttosto “che questo negoziato possa finalmente iniziare, perché è urgente fermare la guerra”. E, prima di tutto, è “urgente una tregua, per mettere fine alle devastazioni, alle città distrutte, ai civili che perdono la loro vita”, e poi “è urgente arrivare a una pace stabile, giusta e duratura, pertanto accettata e concordata da entrambe le parti”.
Il segretario di Stato vaticano ha notato che “la parola pace è risuonata sin dai primi istanti sulle labbra del nuovo Papa”, e “il Papa e tutta la Santa Sede sono impegnati per costruire la pace e per favorire ogni iniziativa di dialogo e negoziato”.
Il cardinale Parolin risponde anche a chi parla di “un rinnovato protagonismo del Vaticano sulla scena mondiale”, sottolineando di riferirsi piuttosto alle parole di Leone XIV all’omelia della Missa Pro Ecclesia: “Noi dobbiamo sparire perché il protagonista è Cristo, i cristiani non si sentono superiori agli altri, ma sono piuttosto chiamati ad essere un ‘piccolo lievito nella pasta’ per dare testimonianza di amore, unità e pace”.
Per quanto riguarda la situazione di Gaza, il Cardinale Parolin ribadisce che “quello che sta accadendo a Gaza è inaccettabile. Il diritto umanitario internazionale deve valere sempre, e per tutti. Chiediamo che si fermino i bombardamenti e che arrivino gli aiuti necessari per la popolazione: credo che la comunità internazionale debba fare tutto ciò che è possibile per mettere fine a questa tragedia”.
Tuttavia, il cardinale ribadisce anche con forza “la richiesta ad Hamas di rilasciare subito tutti gli ostaggi che ancora tiene prigionieri, e di restituire i corpi di quelli che sono stati uccisi dopo il barbaro attacco del 7 ottobre 2023 contro Israele”.
Parolin si dice “profondamente scosso” dall’attentato antisemita che ha ucciso due giovani funzionari dell’ambasciata israeliana a Washington. “Dobbiamo vigilare – afferma - e far sì che il cancro dell’antisemitismo, mai definitivamente sconfitto, non rialzi la testa”.
Parlando invece della comunicazione, il Cardinale Parolin ribadisce l’importanza dei giornalisti, e ricorda che “anche le parole possono diventare strumenti di guerra, oppure possono aiutare a comprenderci, a dialogare, riconoscendoci come fratelli. La pace incomincia in ciascuno di noi e siamo chiamati a costruirla proprio a partire da come comunichiamo con gli altri”.
L’intervista tocca anche il tema delle segnalazioni di una negligenza in caso di abusi di alcuni capi dicastero della Curia Romana quando erano vescovi diocesani, senza però fare riferimenti precisi. Parolin sottolinea che “gli accertamenti svolti dalle istanze competenti, attraverso un esame dei dati oggettivi e documentali, hanno fatto emergere che i casi sono stati trattati ad normam iuris, cioè secondo le norme vigenti, e sono stati inoltrati dagli allora vescovi diocesani al Dicastero competente per il loro esame e valutazione delle accuse. Le verifiche effettuate dalle autorità preposte non hanno riscontrato, in via definitiva, alcuna irregolarità nell’operato dei vescovi diocesani”.
Parlando dell’intelligenza artificiale e delle sue sfide, il Cardinale Parolin afferma di credere che “la via giusta non sia né quella dell’acritica accettazione né quella della demonizzazione. Le possibilità sempre più sofisticate e performanti che la tecnologia ci offre devono rimanere strumenti ed essere usati sempre per il bene, senza mai dimenticare che non possiamo delegare a una macchina decisioni che riguardano la vita o la morte di esseri umani. Dobbiamo vigilare per evitare – come purtroppo a volte accade – che il digitale e quindi anche l’intelligenza artificiale siano usati come strumento di propaganda per influenzare l’opinione pubblica con falsi messaggi”.
Wachowski in Armenia incontra il suo omologo di Yerevan
In Armenia per partecipare allo Yerevan Dialogue, Mirsoslaw Wnachowski, sottosegretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, ha avuto anche un bilaterale con il suo omologo armeno, il Vice Ministro degli Esteri armeno Vahan Kostanyan, il 26 maggio
Secondo un comunicato diffuso poi dal ministero gli Esteri, “durante l'incontro, gli interlocutori hanno discusso di ulteriori passi per rafforzare e sviluppare le relazioni tra Armenia e Santa Sede”.
Inoltre “il Vice Ministro degli Esteri armeno ha informato la sua controparte sulla situazione nella regione, sottolineando l'importanza della firma dell'accordo di pace e dell'instaurazione di relazioni interstatali tra Armenia e Azerbaigian. Il Vice Ministro ha espresso profondo apprezzamento per l'interesse mostrato dalla Santa Sede in questa direzione e per gli appelli alla pace”
Infine, “le parti hanno avuto uno scambio di opinioni su questioni di rilevanza regionale, tra cui la necessità di preservare il patrimonio culturale e affrontare le questioni umanitarie”.
FOCUS RUSSIA
IL metropolita Antonij a Roma e Bari
A Bari c’è una parrocchia russa, che fu stabilita dallo zar Nicola e che sta lì ad accogliere i pellegrini russi che si recano in pellegrinaggio per venerare le reliquie di San Nicola di Bari. Il legame tra Russia e Bari e così stretto che in migliaia accorsero a venerare una reliquia di San Nicola inviata da Bari fino a San Pietroburgo nel 2018. E il 22 maggio, il metropolita Antonij di Volokolamsk ha celebrato a Bari la Divina Liturgia, per poi essere a Roma il 24 e 25 maggio.
Non è notizia da sottovalutare, perché Antonij è il capo del Dipartimento per le Relazioni Esterne del Patriarcato di Mosca, ed è colui chiamato a tenere i contatti ecumenici. Da quando è alla guida del Dipartimento, tuttavia, Antonij ha dovuto gestire una crisi di comunicazione con Roma, dopo che il Papa aveva reso noto di aver detto a Kirill, in un colloquio telefonico, che non doveva essere “un chierico di Stato” e dopo che il Cardinale Kurt Koch, prefetto del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, aveva definito “eresia” l’appoggio della guerra in Ucraina da parte del Patriarcato di Mosca.
Un uno-due micidiale per le relazioni ecumeniche, che già avevano subito un colpo laterale quando Mosca si ritirò da tutti i tavoli ecumenici presieduti da Costantinopoli dopo che Costantinopoli aveva approvato l’autocefalia della Chiesa Ortodossa Ucraina, andando così ad intaccare quello che i russi avevano sempre considerato un loro “territorio canonico”.
Ora, però, c’è un nuovo Papa, anche se formalmente non ci sono notizie di una udienza tra Leone XIV e Antonij. Il 24 maggio, Antonij, insieme al Metropolita Nestor di Korsum e dell’Europa occidentale, hanno celebrato una funzione nella Basilica di San Clemente a Roma. È, per gli ortodossi, il giorno dei Santi Cirllo e Metodio, e a San Clemente ci sono le reliquie di San Cirillo, morto a Roma nell’869.
In questo tempio riposano da secoli le reliquie di San Cirillo, morto nella Città Eterna nell'869.
Durante la cerimonia è stata rivolta una preghiera speciale per Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Rus' Kirill, che festeggia il suo onomastico.
Tra i presenti nel tempio c'era il direttore del Centro Russo di Scienza e Cultura di Roma D.A. Pushkova, rappresentanti dell'Ambasciata di Bielorussia in Italia, parrocchiani delle parrocchie romane della Chiesa ortodossa russa e pellegrini.
Al termine della preghiera in onore di Sua Santità, Il Patriarca Kirill è stata proclamata una preghiera solenne che dura da molti anni.
Il 25 maggio, sesta domenica dopo Pasqua, il metropolita Antonij e l’esarca Nestor hanno celebrato la Divina Liturgia nella chiesa di San Nicola a Roma.
Questa giornata è stata dedicata alla celebrazione del 25° anniversario della restituzione di una delle più antiche parrocchie ortodosse russe in Italia dal Patriarcato di Costantinopoli, alla cui giurisdizione la comunità fu costretta a passare nel XX secolo, alla Chiesa ortodossa russa.
Durante la liturgia, i metropoliti sono stati assistiti dal segretario dell'Amministrazione delle parrocchie del Patriarcato di Mosca in Italia, lo ieromonaco Ambrogio (Matsegora), dal rettore della chiesa di San Nicola, sacerdote Sergiy Voronin, da un chierico della chiesa, sacerdote Gleb Krupnov, e dal segretario del presidente del DECR, sacerdote Nikolai Vasin.
Dopo il Canone eucaristico, il Metropolita Nestore ha celebrato l'ordinazione diaconale del suddiacono Adriano Frischi.
Al termine della funzione si è svolta una processione religiosa attorno alla chiesa.
Rivolgendosi ai fedeli, il metropolita Antonio ha trasmesso loro la benedizione di Sua Santità Kirill, Patriarca di Mosca e di tutta la Rus', e ha sottolineato il significato storico della decisione presa nel 2000 dal consiglio parrocchiale della chiesa di San Nicola di ritornare nel seno della Chiesa Madre. Il Presidente del DECR ha ricordato con gratitudine l'arciprete Mikhail Osorgin e la contessa M.A. Fersen, che hanno dato un contributo decisivo al ripristino della giustizia storica.
Possibile che Antonij abbia avuto degli incontri informali in Vaticano, mentre ancora non è stato definito un incontro con Leone XIV. Si era chiusa la porta per un nuovo incontro tra il Papa e Kirill – che pure era in discussione, e se ne era parlato anche durante il viaggio del Papa in Kazakhstan – ma ora questo incontro potrebbe avere luogo con il nuovo Papa, magari in prospettiva di iniziative di pace in Ucraina.
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