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Un servizio di EWTN News

Paolo VI ai romani, la Messa di Pasqua nel "villaggio " ad Acilia

Paolo VI è ricordato come un Papa di grande cultura. Ma forse non tanti ricordano i grandi slanci e gesti di carità e di attenzione pastorale proprio per la sua diocesi: Roma. Come quella Pasqua del 1965 in cui celebrò la messa in un "Villaggio" nato dal suo impegno per le persone disagiate subito dopo la II Guerra Mondiale ad Acilia.

Nel sito della Santa Sede c'è una sorta di cronaca e non il testo integrale della omelia.

Si legge: "Gli abitanti di Acilia hanno, poi, un motivo particolare a tale elevazione; esso riguarda i primordi stessi della loro borgata. Il Santo Padre li conosce e ricorda in ogni particolare: da quando si recò da Lui, nella Segreteria di Stato, durante il 1945, l'ottimo ingegnere Tito Rebecchini e chiese l'interessamento della Santa Sede per la costruzione d'un apposito villaggio a beneficio dei più poveri tra i nostri fratelli. La provvida idea fu subito ed alacremente assecondata; così, grazie alla carità del Papa, con il concorso del Comune e di persone generose, sorse il nuovo centro urbano denominato "San Francesco"". 

Cosa ricorda il Papa alla gente di Acilia ? Si parte da una domanda: "La Resurrezione di Cristo interessa noi? Certissimamente. Noi tutti siamo compresi in quel massimo prodigio e come avvolti dalla sua luce.  E cioè: fra i battezzati, i cristiani e il Cristo esiste un rapporto arcano, ma vivo e vero, che ha mutato sostanzialmente gli esseri umani, e con sommo privilegio li ha introdotti al Mistero della Resurrezione. Col Battesimo il Signore ha infuso in ogni suo seguace il principio, il seme di una nuova vita, la Sua, che ci porterà al Paradiso. Ed ecco il dono incomparabile. 

Avviene un reale innesto della vita di Cristo in noi e ci fa entrare nel circuito divino della sua energia e della sua forza. Siamo vivificati da Lui, insieme risuscitati, come dice San Paolo. E perciò: "Si consurrexistis cum Christo, quae sursum sunt quaerite... quae sursum sunt sapite, non quae super terram". Se siete risuscitati con Cristo, cercate le cose dell'alto... gustate le cose supreme, non quelle della terra.  Tale verità sarà confermata, tra breve, in reale pienezza, dalla Comunione Eucaristica. Sentirci, quindi, cristiani cioè appartenenti a Cristo, è insigne risultato della Resurrezione". 

Da qui la esortazione: "Non vogliate essere cristiani solo per una distinzione anagrafica conseguente al battesimo. Siatelo nella realtà. Questa esige: conoscere bene il Signore, amarlo, pregarlo, specie nei giorni a Lui particolarmente dedicati; dirigere la coscienza secondo la regola da Lui prescritta; rifuggire dalla menzogna, dalla disonestà; uniformare i costumi ai precetti del Decalogo; rispettare ed amare gli altri; concorrere a formare una società migliore, più giusta, più attenta alle necessità umane". 

La storia del Villaggio San Francesco purtroppo, come in molte delle vicende urbanistiche di Roma, finisce nella attuale situazione di degrado.

Le prime famiglie erano sfollate dopo il bombardamento di Roma nel 1943 e il Comune di Roma aveva ceduto gratuitamente il terreno su iniziativa dell'UNRRA-CASAS, ente edilizio per la ricostruzione di case a favore dei senzatetto; la delegazione italiana di questo ente era guidata dal deputato Lodovico Montini, fratello di monsignor Giovanni Battista Montini, sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato e futuro papa Paolo VI. È stato proprio quest'ultimo a farsi promotore della raccolta di fondi, ottenuti da un comitato di cittadini della borghesia romana e grazie ad una ingente donazione da parte di papa Pio XII. Il villaggio è stato inaugurato il 30 marzo 1950.

Il 16 ottobre 1954, con il decreto Pontifice Maximo, il cardinale Clemente MicaraVicario generale di Sua Santità per la diocesi di Roma, ha eretto la parrocchia affidandola alla cura dell'Ordine dei frati minori. Il riconoscimento agli effetti civili è stato decretato il 27 marzo 1960.

La parrocchia ha ricevuto la visita di papa Giovanni Paolo II domenica 28 aprile 1985. Nel 1988 la cura della parrocchia è stata affidata al clero secolare della diocesi di Roma.

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