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Un servizio di EWTN News

Padre Romanelli: la Via Crucis di Gaza vedrà un giorno la gloria della Risurrezione

I bombardamenti continuano a Gaza e, nonostante la paura, le tante difficoltà e necessità della regione, nulla è riuscito a piegare la speranza dei suoi abitanti.

Don Gabriel Romanelli, parroco argentino dell'unica chiesa cattolica di Gaza, ha detto a EWTN News in un'intervista esclusiva che la Via Crucis che questa comunità sta attraversando - nel mezzo della guerra tra Israele e Hamas - un giorno “vedrà la gloria della Risurrezione”.

Il sacerdote, membro dell'Istituto del Verbo Incarnato (IVE), ricorda che nella parrocchia della Sacra Famiglia hanno “preso la cattiva abitudine” di ricevere ogni giorno una telefonata da Papa Francesco, e sottolinea che Papa Leone XIV, che ha già alzato la voce per chiedere il cessate il fuoco e “l'immediata cessazione della barbarie”, ha chiamato per vedere da vicino la situazione a Gaza.

Don Romanelli è rimasto ferito nel bombardamento della parrocchia da parte delle forze israeliane giovedì 17 luglio. Tre persone sono state uccise e molte altre ferite in un attacco che, secondo Israele, è stato un errore dovuto a “una deviazione delle munizioni”.

Dal complesso parrocchiale, dove si trovano circa 500 rifugiati, tra musulmani e cristiani, p. Romanelli ha raccontato come sono stati i giorni prima e dopo il bombardamento, ha raccontato la vita quotidiana di coloro che sono lì con lui e ha chiesto che vengano fatti entrare gli aiuti umanitari di cui Gaza ha estremo bisogno.

A questo appello si è unito il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, che ha trascorso alcuni giorni a Gaza con il patriarca ortodosso Theophilos III, consolando e accompagnando la popolazione, pregando e soffrendo con loro.

“ La mia ferita si sta riprendendo, diciamo che ci siamo quasi. C'è un'infezione, ma è lieve. L'esplosione sulla facciata della chiesa ha provocato 15 feriti. L'immagine che vedete, che avete visto, di quella croce, quella croce è alta circa due metri, quindi potete vedere la dimensione dell'impatto. E le schegge di metallo sono uscite dappertutto”, dice Padre Romanelli nell’intervista a EWTN noticias.

“In questo luogo, che non è molto grande, ci sono circa 500 persone: i rifugiati che sono venuti qui, per lo più cristiani, i rifugiati musulmani, i bambini e gli adulti prostrati, che sono stati con le suore di Madre Teresa da prima della guerra. In un ambiente così piccolo è stato un impatto davvero grande, perché anche se le schegge arrivano ogni giorno, sentiamo i bombardamenti, ma non c'è stato un evento così grave da quasi l'inizio della guerra”, continua Romanelli.

Poi Romanelli parla del momento dell’attacco. “Grazie a Dio non c'erano molte persone nel cortile, perché gli diciamo continuamente di andare nelle loro stanze, che non sono vere e proprie stanze; ci vivono ma sono aule scolastiche. Potete immaginare 10-15 persone che vivono in un posto dove non hanno acqua, né servizi igienici, né cucina, devono uscire da quel posto.
Quindi escono il meno possibile, ma con quasi 40 gradi in questi giorni, è molto difficile convincerli, soprattutto i più giovani, a rimanere in casa, ed è davvero terribile”.

Papa Leone XIV ha chiamato Padre Romanelli. “Proprio quando mi ha chiamato, io ero fuori dalla sede, ero arrivato al punto di dover andare a cercare i patriarchi. Ma bene, ha chiamato di nuovo, ha insistito e ha parlato con il provinciale della mia congregazione che è presente qui, vive con noi qui, padre Carlos Ferrero, che è il provinciale per diversi Paesi del Medio Oriente, e con padre Yusuf, molti di voi lo conoscono, perché è il padre che ha parlato molto anche con Papa Francesco, e con le suore. Abbiamo due religiose, serve del Signore e della Vergine di Matará, Madre Emperatriz, che è peruviana, e Suor Maravillas de Jesús, che è argentina, e anche loro hanno potuto parlare. Hanno chiamato anche diverse autorità. Ma bene, ha chiamato il Papa con la sua benedizione, con la sua preoccupazione, sapere che si sta dedicando ad aiutare la pace, diciamo, alla fine di questa guerra, ci ha riempito di consolazione”, conclude il parroco a Gaza.

L'intervista è stata condotta su Ewtn Noticias da Edy Rodríguez Morel de la Prada

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