Città del Vaticano , 30 July, 2025 / 9:55 AM
Papa Leone XIV riprende le Udienze generali in Piazza San Pietro dopo la pausa estiva. Nel discorso in lingua italiana, il Papa - riprendendo il ciclo di catechesi che si svolge lungo l’intero Anno Giubilare, “Gesù Cristo nostra speranza” – incentra la sua meditazione sul tema “Il sordomuto. E, pieni di stupore, dicevano: Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!”. Un cerchio che si chiude, infatti il Papa afferma che “con questa catechesi terminiamo il nostro itinerario sulla vita pubblica di Gesù, fatta di incontri, di parabole e di guarigioni”.
“Anche questo tempo che stiamo vivendo ha bisogno di guarigione. Il nostro mondo è attraversato da un clima di violenza e di odio che mortifica la dignità umana. Viviamo in una società che si sta ammalando a causa di una “bulimia” delle connessioni dei social media: siamo iperconnessi, bombardati da immagini, talvolta anche false o distorte. Siamo travolti da molteplici messaggi che suscitano in noi una tempesta di emozioni contraddittorie”, denuncia subito il Pontefice durante la catechesi.
“In questo scenario è possibile che nasca in noi il desiderio di spegnere tutto. Possiamo arrivare a preferire di non sentire più niente. Anche le nostre parole rischiano di essere fraintese e possiamo essere tentati di chiuderci nel silenzio, in una incomunicabilità dove, per quanto vicini, non riusciamo più a dirci le cose più semplici e profonde”, continua Papa Leone XIV.
E qui si inserisce appunto la parabola del sordomuto. “Proprio come potrebbe accadere a noi oggi, quest’uomo forse ha deciso di non parlare più perché non si è sentito capito, e di spegnere ogni voce perché è rimasto deluso e ferito da ciò che ha ascoltato. In effetti, non è lui che va da Gesù per essere guarito, ma viene portato da altre persone. Si potrebbe pensare che coloro che lo conducono dal Maestro siano quelli che sono preoccupati del suo isolamento. La comunità cristiana ha visto però in queste persone anche l’immagine della Chiesa, che accompagna ogni uomo da Gesù affinché ascolti la sua parola. L’episodio avviene in un territorio pagano, quindi siamo in un contesto dove altre voci tendono a coprire quella di Dio”, dice Papa Leone XIV.
“Marco riporta la parola in aramaico, effatà, quasi per farcene sentire come “dal vivo” il suono e il soffio. Questa parola, semplice e bellissima, contiene l’invito che Gesù rivolge a quest’uomo che ha smesso di ascoltare e di parlare. È come se Gesù gli dicesse: «Apriti a questo mondo che ti spaventa! Apriti alle relazioni che ti hanno deluso! Apriti alla vita che hai rinunciato ad affrontare!». Chiudersi, infatti, non è mai una soluzione”, spiega il Pontefice.
Poi il Papa spiega cosa significhi quel “correttamente” che segue la parola parlare nella parabola. “Tutti noi abbiamo bisogno di chiedere al Signore di guarire il nostro modo di comunicare, non solo per essere più efficaci, ma anche per evitare di fare male agli altri con le nostre parole. Tornare a parlare correttamente è l’inizio di un cammino, non è ancora il punto di arrivo”, dice il Pontefice.
“Per diventare discepoli di Gesù non ci sono scorciatoie. Cari fratelli e sorelle, chiediamo al Signore di poter imparare a comunicare in modo onesto e prudente. Preghiamo per tutti coloro che sono stati feriti dalle parole degli altri”, conclude così Papa Leone XIV.
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