Città del Vaticano , 05 August, 2025 / 10:00 AM
Uno degli impegni dei pontefici è quello di ordinare nuovi vescovi. Paolo VI il 13 febbraio del 1972 decide di farlo "presso le reliquie di san Pietro".
La omelia diventa una occasione proprio per riflettere sul ruolo di Pietro e dei suoi successori, e anche come dice Dante su "quella Roma onde Cristo è romano".
E il Papa dice: "Qui parla la Tomba di Pietro, che raccoglie le povere e trionfali spoglie del Pescatore di Galilea; qui parla il fatto che siamo riuniti insieme, membri dell’una santa cattolica e apostolica Chiesa, cementati, pur nella diversità della provenienza, della lingua, della mentalità, da questa fede che esprimiamo unanimi nel Credo. In tal modo, non acquista storica e quasi sensibile evidenza il sacramento della successione apostolica, che stiamo celebrando? Non sono i Vescovi i successori, non puramente giuridici, ma eredi in comunione sopravvivente di animazione e di ministero, degli Apostoli? ed il primo fra loro Simone Pietro non tiene forse lezione in questa Basilica a lui dedicata, se noi ricordiamo il vaticinio della prima lettera del medesimo apostolo Pietro (1 Petr. 2, 4-10), là dove appare che la sua qualifica non è che sacramento vicario della vera e prima pietra viva, Cristo stesso, supremo capostipite della mistica casa, dove ogni elemento sovrapposto diventa pure vivo, diventa stirpe eletta, regale sacerdozio, gente santa, guadagnata al disegno luminoso e misericordioso, donde è generato il Popolo di Dio? Non prendono significato organico ed armonioso la distinzione e la parentela del sacerdozio comune dei fedeli, componenti con noi il corpo mistico di Cristo, che è la Chiesa, rispetto al nostro sacerdozio ministeriale ed episcopale, nel quale è infusa in pienezza la potestà depositaria e comunicativa dei misteri di Dio?".
Ne deriva un'altra importante riflessione: quella sulla successione apostolica e la unità della Chiesa cattolica. Dice Paolo VI: "La Chiesa, fondata sugli Apostoli, procede da un disegno eterno di Dio Padre, che, attraverso l’antica Alleanza, si è scelto il suo Popolo, erede delle promesse messianiche, e lo ha riunito mediante il sacrificio del suo unico Figlio, mediante il rito della nuova Alleanza. La successione apostolica e garanzia di quella unità, per la quale Cristo è morto e risorto (Io. 11, 52): i vescovi presiedono alle singole Chiese particolari e locali, le quali, pur essendo distanti nel tempo e nello spazio, non cessano di essere un solo e unico Popolo di Dio, come unico è Dio che le chiama e le santifica. Nella coscienza dell’universalità della Chiesa è radicata la coscienza della sua unità: «Un solo corpo e uno spirito solo, come una sola è la speranza a cui siete stati chiamati per la vostra vocazione. Un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo; un solo Dio e Padre di tutti, che, sopra tutti, opera in tutti ed è in tutti» (Eph. 4, 4-6). Questa consapevolezza ha retto la Chiesa nei secoli della sua storia: oltre ogni rottura, oltre ogni scisma. Chiesa universale e Chiese particolari: Successore di Pietro e Successori degli Apostoli: è il linguaggio vivo della storia, che noi oggi cogliamo qui, nella sua vivezza e autenticità, e tutti ci conforta e rasserena. Anche questa voce di unità vitale e organica ascoltiamo oggi, in questa pausa di meditazione, nella celebrazione dei divini misteri".
Del resto già nel 1968 parlando degli studi e degli scavi sotto la Basilica Vaticana in una udienza generale Paolo Vi aveva detto: "Non possono essere trascurati da noi Romani, a da quanti a Roma muovono i passi, questi riferimenti umani e materiali alla memoria degli Apostoli, «per quos religionis sumpsit exordium», per merito dei quali ebbe inizio la nostra vita religiosa (Colletta della Messa)".
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