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Un servizio di EWTN News

Papa Leone XIV: "Dio non abbandona mai il tavolo dell’amore"

All'interno dell'Aula Paolo VI per sfuggire dalle temperature elevate, il Papa stamane ha tenuto l'udienza generale sul tema del tradimento.

Quando Gesù indica chi lo avrebbe tradito - ha esordito Leone XIV - non parla "per condannare, ma per mostrare quanto l’amore, quando è vero, non può fare a meno della verità. È un dolore che conosciamo bene anche noi, quando nelle relazioni più care si insinua l’ombra del tradimento".

Gesù in questa occasione tragica "parla in modo tale che ciascuno possa interrogarsi. Ed è proprio quello che succede: questa domanda – “Sono forse io?” – è forse tra le più sincere che possiamo rivolgere a noi stessi. Non è la domanda dell’innocente, ma del discepolo che si scopre fragile. Non è il grido del colpevole, ma il sussurro di chi, pur volendo amare, sa di poter ferire. È in questa consapevolezza che inizia il cammino della salvezza".

Gesù - ha spiegato Papa Leone -"non denuncia per umiliare. Dice la verità perché vuole salvare. E per essere salvati bisogna sentire: sentire che si è coinvolti, sentire che si è amati nonostante tutto, sentire che il male è reale ma non ha l’ultima parola. Solo chi ha conosciuto la verità di un amore profondo può accettare anche la ferita di un tradimento".

"La reazione dei discepoli - ha proseguito Leone XIV - non è rabbia, ma tristezza. È un dolore che nasce dalla possibilità reale di essere coinvolti. E proprio questa tristezza, se accolta con sincerità, diventa un luogo di conversione. Il Vangelo non ci insegna a negare il male, ma a riconoscerlo come occasione dolorosa per rinascere".

Gesù non maledice il traditore, ma lancia "un grido di dolore. Noi siamo abituati a giudicare. Dio, invece, accetta di soffrire. Quando vede il male, non si vendica, ma si addolora. Se rinneghiamo l’amore che ci ha generati, se tradendo diventiamo infedeli a noi stessi, allora davvero smarriamo il senso del nostro essere venuti al mondo e ci autoescludiamo dalla salvezza".

"Eppure, - ha concluso il Papa - nel punto più oscuro, la luce non si spegne. Anzi, comincia a brillare. Perché se riconosciamo il nostro limite, se ci lasciamo toccare dal dolore di Cristo, allora possiamo finalmente nascere di nuovo. La fede non ci risparmia la possibilità del peccato, ma ci offre sempre una via per uscirne: quella della misericordia. Gesù non si scandalizza davanti alla nostra fragilità. Sa bene che nessuna amicizia è immune dal rischio di tradimento. Ma continua a fidarsi. Continua a sedersi a tavola con i suoi. Non rinuncia a spezzare il pane anche per chi lo tradirà. Questa è la forza silenziosa di Dio: non abbandona mai il tavolo dell’amore, neppure quando sa che sarà lasciato solo. La salvezza comincia dalla consapevolezza che potremmo essere noi a spezzare la fiducia in Dio, ma che possiamo anche essere noi a raccoglierla, custodirla, rinnovarla. Questa è la speranza: sapere che, anche se noi possiamo fallire, Dio non viene mai meno. Anche se possiamo tradire, Lui non smette di amarci. E se ci lasciamo raggiungere da questo amore – umile, ferito, ma sempre fedele – allora possiamo davvero rinascere. E iniziare a vivere non più da traditori, ma da figli sempre amati".

Terminata l'udienza generale, il Papa si è recato nella Basilica Vaticana per salutare i pellegrini che non sono potuti entrare in Aula Paolo VI. 

"Gesù non ci abbandona mai. Gesù  - ha detto Leone XIV nel suo saluto a braccio - sempre ci invita alla conversione. Gesù ci invita a cercare il cammino che ci porta verso di Lui, verso Dio Padre. E allora vogliamo vivere questo momento con la gioia di poter incontrarci a rinnovare la nostra fede proprio ai piedi di San Pietro, a rinnovare questo spirito di speranza tanto importante durante quest'anno del Giubileo".

 

 

Articolo aggiornato alle ore 12.22 del 13-08-2025

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