Roma, 07 November, 2025 / 6:00 PM
Ci aveva pensato già san Filippo Neri, nella tumultuosa Roma del Cinquecento, a prendersi cura dei bambini e ragazzi vaganti per la giungla cittadina, orfani, abbandonati, cresciuti per strada, destinati ad una vita marchiata. Poi, nell’Ottocento, san Giovanni Bosco concepisce la forma “moderna” dell’oratorio, luogo di crescita, di amicizia, di valorizzazione. Così è stato e continua ad essere. A questo punto arrivano i ricordi a delineare quelli dell’oratorio come tra gli anni più felici, sereni…Giorni fatti di giochi, di film visti insieme ad una platea di ragazzini rumoreggianti, corse nei cortili, le preghiere, i libri presi in prestito, e persino colori e profumi: quelli dei rotoli di liquirizia che si compravano con dieci, venti lire nel minuscolo negozietto ricavato nell’atrio dell’istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, le salesiane della grande famiglia creata da Don Bosco, e le collanine fatte di piccole caramelline colorate di zucchero che si infilavano al collo e poi piano piano si sgranocchiavano finché rimaneva solo il filo elastico… Ricordi teneri e grati, perché quelle gioie, quella fiducia e speranza sono nate in quei pomeriggi infiniti, e sono stai, e saranno ancora piccole luci nel buio di stagioni dolorose della vita.
Ci sono stati anni in cui gli oratori, come le parrocchie e altri luoghi di “formazione” per intere generazioni sembravano eclissarsi, quasi sull’orlo dell’estinzione. Non è accaduto, anzi ci sono segnali di un rinnovato interesse e di vitalità. Lo testimonia un libro appena uscito, che accogliamo con grande interesse. “L’oratorio è un luogo dove non c’è solitudine, ma una moltitudine, dove c’è gioia, divertimento, dinamismo, non c’è spazio per la tristezza", scrive il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin nella sua prefazione al saggio Oratorio Italia. Viaggio nel paese del bene di Alessia Ardesi. Dal saggio emerge il ritratto di una realtà vitale, capace, come sempre, di accogliere moltissimi giovani, di offrire loro valori e relazioni, salvandoli dalla solitudine, dalle devianze, dalla disperazione. L'autrice racconta un’Italia molto diversa da quella della cronaca nera, composta di piccole, grandi storie di coraggio e di speranza. Nello stesso tempo propone una accurata storia di un'istituzione che, con l'apporto di grandi figure, come quella di San Filippo Neri e di San Giovanni Bosco, non ha smesso di evolversi e di operare per la crescita umana e cristiana dei giovani. "Non è vero - scrive Ardesi- che gli oratori non esistono più. Ce ne sono meno come luoghi fisici. Eppure la fabbrica del bene comune non ha mai chiuso". In effetti, le ultime ricerche (per la verità un po’ datate) circa 6.000 oratori censiti nel 2013, la metà in Lombardia). Ma bisogna tener conto di molte altre realtà dell’associazionismo, che per fortuna è davvero una grande rete salvifica che attraversa il nostro Paese.
“Questa realtà – si legge ancora nella prefazione del cardinale Parolin - ha una particolarità unica e fondamentale: al centro c’è Cristo, mediato dalla parrocchia e da quanti vi prestano servizio, a cominciare dai parroci e dai loro collaboratori". E con questo fulcro che è Gesù, anche i luoghi più semplici, le strutture più disadorne, i campetti più essenziali sanno diventare quella che il segretario di Stato definisce "una palestra privilegiata per l'educazione delle nuove generazioni, per aprirsi alla vita, alla socialità".
Troviamo poi una ricca sezione dedicate alle testimonianze di molte persone che all'oratorio hanno iniziato a formare la propria personalità, a vivere grandi amicizie e a comprendere quale sarebbe stata la strada da intraprendere nel futuro. Tra questi anche alcuni noti calciatori, come Gianni Rivera, cresciuto in un oratorio salesiano: "Era l’unico posto dove potevamo giocare senza che i vigili ci portassero via il pallone". O di Sandro Mazzola, e poi politici, stilisti e imprenditori che negli oratori hanno compiuti i primi passi e hanno un debito di riconoscenza per quelle esperienze che, come sottolinea Aldo Cazzullo nella sua postfazione, del grande lavoro che i sacerdoti e la Chiesa svolgono per i giovani e per la società, spesso sopperendo all’assenza dello Stato, in silenzio, nell’interesse comune, non solo dei fedeli, rivelando “un’Italia pudica, che non si esibisce, non parla, non grida. (…) abituata a credere, a lavorare, a pregare, a prendersi cura degli altri, non solo dei propri figli e dei propri nonni ma di tutti i bambini, di tutti gli anziani, di ogni persona della comunità".
Il saggio della Ardesi mette in evidenza anche l'evoluzione che l'oratorio sta sperimentando nell'Italia di oggi: "Interculturalità e immigrazione; nativi digitali; emarginazione: sono tra le sfide decisive " con le quali anche l’oratorio deve fare i conti. Per continuare a giocare, studiare, fare amicizia, senza pregiudizi e con spirito di vera condivisione. Per provare quella felicità che, chiunque abbia passato del tempo in oratorio, capisce di cos’è fatta e che non passerà mai.
Alessia Ardesi, Oratorio Italia. Viaggio nel paese del bene, Rubbettino Editore, pp.172, euro 15
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