domenica, dicembre 07, 2025 Donazioni
Un servizio di EWTN News

Diplomazia pontificia, Parolin al COP 30, un nuovo accordo con l'Italia sui cappellani militari

Il cardinale Parolin con il presidente brasiliano Lula

Era prevista anche la presenza del Cardinale Parolin, a Doha, per il Secondo Summit Mondiale per lo Sviluppo Sociale delle Nazioni Unite. Tuttavia, era difficile far combaciare gli impegni del Segretario di Stato, che non sarebbe riuscito a partire in tempo per Belem, in Brasile, dove avrebbe guidato la delegazione della Santa Sede alla COP 30, la trentesima Conferenza delle Parti delle Nazioni Unite.

Parolin in Brasile ha portato un messaggio di Leone XIV e concesso una ampia intervista ai media vaticani. Nel corso di questa settimana, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, ministro vaticano per i rapporti con gli Stati, è invece in Sri Lanka, per celebrare il Giubileo delle relazioni diplomatiche tra Colombo e la Santa Sede. Durante il viaggio, ha anche visitato i luoghi degli attentati di Pasqua del 2019.

In questa settimana è stata anche resa nota l’entrata in vigore dell’accordo di modifica dell’assistenza spirituale delle Forze Armate tra Italia e Santa Sede.

                                                           FOCUS COP 30

Parolin al COP 30 di Belem, la visita alle strutture dell’Opera Don Calabria in Amazzonia

In Brasile per il COP 30, il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, insieme al ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, ha visitato le strutture dell’Opera Don Calabria in Amazzonia. Ne dà notizia una nota del Ministero degli Esteri italiano.

La visita ha interessato due strutture, l’Ospedale della Divina Provvidenza e i missionari della comunità Fazenda de Esperança, e si trovano a Marituba, nell’estrema periferia della città di Belém.

Le due strutture sono curate dall’Opera Don Calabria – Congregazione dei poveri servi della Divina Provvidenza, che è presente in Brasile da oltre sessant’anni, dove è attiva oggi con 19 comunità che offrono servizi socio-educativi, sanitari e sociali.

In particolare, la Fazenda da Esperança è una comunità terapeutica e di recupero da dipendenze dall’alcol, dalle droghe o da altre forme di fragilità, che opera in diverse località brasiliane.

Il ministro, dopo i ringraziamenti ai missionari, ha fatto sapere di voler destinare fondi della cooperazione allo sviluppo alla Fondazione Don Calabria per ampliare ulteriormente le loro attività in Brasile, in stretto contatto con Fratel Gedovar Nazzari, Economo Generale della Congregazione dei poveri servi della Divina Provvidenza.

Parolin al COP 30, “dare concretezza agli impegni

In una lunga intervista con i media vaticani, il Cardinale Parolin da Belém ha ribadito l’impegno della Santa Sede e delle Chiese locali a dare una “risposta etica” ai cambiamenti climatici, un tema che può contribuire a rilanciare il “multilateralismo in crisi”. Il Segretario di Stato vaticano ha lanciato anche l’allarme per il numero di sfollati oggi più alto per le emergenze climatiche ed i conflitti.

Il cardinale Parolin ha ricordato di aver avuto “in questi mesi degli incontri con le autorità delle isole del Pacifico dove ci mettevano di fronte alla realtà tragica di una prossima scomparsa: possiamo prevedere che cosa questo possa significare per la popolazione, no? E, da quello che ho letto, oggi il numero di sfollati è più alto per quanto riguarda i cambiamenti climatici che non per i conflitti che sono in atto nel mondo. Quindi è una situazione davvero di emergenza”.

Il cardinale ha ricordato l’impegno della Santa Sede, della Laudato Si e della Laudate Deum di Papa Francesco che hanno portato ad un allineamento delle Chiese locali sull’obiettivo della cura del creato, e ha sottolineato che “noi non possiamo, non abbiamo i mezzi, le competenze, per dare delle risposte che siano risposte tecniche, anche se i nostri esperti a livello di Segreteria di Stato e degli altri Dicasteri seguono questi aspetti e queste dimensioni. Non ci sono sconosciuti e partecipano anche al dialogo, partecipano anche ai negoziati che sono in corso su questi aspetti. Però credo che il contributo fondamentale della Santa Sede e delle Chiese locali sia quello di alzare il livello di consapevolezza e di dare una risposta che sia una risposta etica al problema dei cambiamenti (climatici). Questo evidentemente comporta anche un grosso lavoro di formazione e di educazione”.

Il cardinale ha parlato anche di un’“azione concreta al livello dei governi”, e si dice colpito dall’impegno e la determinazione “da parte dei leader mondiali per dare esecuzione agli impegni già presi”, dalla “riduzione delle emissioni di carbonio”, fino all’aiuto ai Paesi più vulnerabili.

Parolin ha sottolineato che “il tempo si è fatto breve”, ha ricordato la visita a Marituba, ha sottolineato il lavoro dei bambini e l’impatto ecologico e ha esortato ad aiutarli “a collaborare insieme per creare quello che vogliamo tutti”.

                                                           FOCUS ITALIA

Santa Sede e Italia, modificato l’accordo sull’assistenza spirituale delle Forze Armate

Lo scorso 3 novembre sono entrate in vigore le modifiche all’Accordo tra la Repubblica Italiana e la Santa Sede sull’assistenza spirituale delle Forze Armate. L’accordo era stato stipulato il 13 febbraio 2018, ma le norme sono state emendate con uno scambio di lettere tenuto a Roma il 12 novembre 2024 e in Città del Vaticano il 23 dicembre 2024..

In particolare, l’età minima per i cappellani militari si abbassa da 28 a 25 anni, e i cappellani possono essere nominati anche dopo i 40 anni di età.

È prevista, poi, la diminuzione, da 5 a 2, degli anni di servizio continuativo richiesti per accedere al grado di Cappellano militare addetto in servizio permanente, e l’eliminazione del limite d’età, ad oggi fissato a 45 anni. E infine la revisione della normativa sulla cessazione dal complemento dei cappellani militari, portando da cinque a due anni il periodo di servizio continuativo nel complemento, oltre il quale, se non riconosciuti idonei a giudizio dell’Ordinario militare, si cessa dal servizio e si è collocati in congedo assoluto. 

                                                           FOCUS SRI LANKA

Gallagher in Sri Lanka per i cinquanta anni di relazioni diplomatiche

Dal 3 all’8 novembre, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, è stato in Sri Lanka per celebrare i 50 anni delle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e Colombo.

(La storia continua sotto)

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Il ministro degli Esteri Vijitha Herath, accogliendo l’arcivescovo Gallagher, ha affermato che l’anniversario è “una pietra miliare che celebriamo con orgoglio, riflettendo su cinque decenni di amicizia, cooperazione e un impegno condiviso per la pace, lo sviluppo umano e la giustizia sociale”.

L’arcivescovo Gallagher ha avuto un programma molto fitto.

Ha incontrato sia il presidente Anura Kumara Dissanayake sia la prima ministra Harini Amarasuriya, e in entrambi i casi sono stati sottolineati i significativi rapporti tra i due Paesi, nonché lo sguardo delle autorità srilankesi a Leone XIV, considerato una delle voci morali significative sulla scena internazionale. La Santa Sede, hanno notato, sostiene la giustizia, la riconciliazione, la pace e il disarmo, nonché i diritti di tutti i popoli, e sono questi “valori che corrispondono profondamente alle aspirazioni del popolo dello Sri Lanka.

Il ministro Herath ha dichiarato che lo Sri Lanka guarda con orgoglio al vasto campo di collaborazione tra le due parti, in particolare nei settori della religione, dell’istruzione, della sanità, del dialogo interreligioso e della cooperazione umanitaria. “La Chiesa cattolica nello Sri Lanka – ha aggiunto il ministro - svolge un ruolo significativo nella costruzione della nazione, nella coesione sociale, nei servizi sociali e nelle opere di carità a favore dei poveri e degli emarginati del Paese. Con la sua composizione multietnica, gioca un ruolo chiave nella promozione della riconciliazione, ed è ampiamente rispettata da tutte le comunità”.

L’arcivescovo Gallagher ha anche sottolineato la fiducia con cui la Santa Sede guarda alle relazioni con Colombo, di cui ammira i progressi in particolare nel promuovere la pace e l’unità tra tutte le comunità etniche e religioso. Gallagher ha anche annunciato che Leone XIV potrebbe prendere in considerazione una visita in Sri Lanka nel prossimo futuro.

Oltre agli incontri ufficiali, come parte degli sforzi per esprimere solidarietà e rafforzare il dialogo interreligioso, l’agenda dell’arcivescovo Gallagher ha incluso visite a siti culturalmente e spiritualmente significativi dell’isola. In particolare, Gallagher ha sostato presso le chiese colpite dagli attentati che, nella Pasqua del 2019, provocarono oltre 250 morti, ferita che resta ancora profondamente aperta nella comunità cattolica del Paese

Il “ministro degli Esteri” vaticano ha anche visitato l’antico Kelaniya Raja Maha Temple, dove si è intrattenuto con il Ven. Kollupitiye Mahinda Sangarakkhitha Thero, Cancelliere dell’Università di Kelaniya e Chief Monk, “in spirito di dialogo fraterno e di mutuo rispetto”, nota l’account X della Segreteria di Stato vaticana.

Nel suo incontro con Gallagher, la presidente Dissanayake ha ricordato il contributo della Santa Sede nel settore educativo dello Sri Lanka e l’assistenza umanitaria fornita a seguito dello tsunami del 2024, per la quale ha espresso gratitudine.

Gallagher in Sri Lanka, la lezione sulla diplomazia pontificia

Il 4 novembre, l’arcivescovo Gallagher ha tenuto una lezione pubblica sul tema “Lavorare insieme per il dialogo e la pace. La prospettiva e l’impegno della Santa Sede”. La lezione era parte delle celebrazioni per il Giubileo delle relazioni diplomatiche tra Colombo e Santa Sede.

Nella sua relazione, l’arcivescovo Gallagher ha notato che “fare la pace è uno degli aspetti più sfidanti e complessi delle relazioni internazionali”, e che la Santa Sede ha una “posizione importante” sulla questione, sebbene “non eserciti giurisdizione nel senso compreso dalla legge internazionale”, tanto che Gallagher ci tiene a specificare che la Santa Sede ha “piena personalità internazionale legale”, ma è allo stesso tempo “distinto dalla Chiesa Cattolica, che è una comunità spirituale, e dalle diocesi locali, dove i vescovi hanno autorità autonoma”, ma è anche distinta dallo Stato di Città del Vaticano, che ne è la base territoriale.

Tuttavia, la Santa Sede ha una capacità “internazionalmente ben riconosciuta” di impegnarsi nell’arena pubblica, e questo permette alla Santa Sede di agire alla pari con gli altri Stati, mentre la diplomazia pontificia è “caratterizzata dalla sua forza morale”, con il lavoro diplomatico “raggiunto attraverso l’esercizio di un cosiddetto “soft power”.

Quali sono gli obiettivi e i principi della diplomazia pontificia? Prima di tutto di garantire la libertà e l’autonomia della Chiesa, spiega Gallagher, che significa la difesa della libertà religiosa e la promozione della dignità umana e dei diritti umani fondamentali, mentre la Santa Sede non ha interessi commerciali, economici o militari.

La Santa Sede è prima di tutto “neutrale e imparziale”, cosa che la mette al di là delle “competizioni temporali tra gli Stati”, e il ruolo del Papa riguarda “riportare l’umanità al suo dovere di sostenere la giustizia”, e la Santa Sede lavora fornendo consigli più che dando ordini, con la scelta di rimanere Osservatore Permanente alle Nazioni Unite, piuttosto che prendere una piena membership, proprio per mantenere la sua neutralità

Viene da qui la considerazione che la Santa Sede ha nella risoluzione dei conflitti, a volte agendo addirittura da mediatore, un ruolo che – nota l’arcivescovo Gallagher – risale a secoli precedenti, già a partire dal Medioevo, ma con una forte accento portato da Leone XIII, che espanse il ruolo della Santa Sede oltre i suoi tradizionali alleati cattolici, con una serie di mediazioni di succeso, come quella delle Isole Carolina.

Quindi, durante il XX secolo, la Santa Sede ha continuato questa proposta di mediazione, con l’impegno di Benedetto XV nella prima guerra mondiale, ma anche con il ricordato lavoro dietro le quinte che portò alla risoluzione della crisi dei missili di Cuba nel 1962 e alla pubblicazione dell’enciclica Pacem in Terris di Giovanni XXIII.

Gallagher ricorda anche l’impegno della Santa Sede nei forum multilaterali, e “utilizza la sua posizione diplomatica per introdurre elementi essenziali etici e morali nella discussione, in particolare riguardo il peace-building, la promozione della dignità umana e il sostegno dei diritti della famiglia”.

Presso le Nazioni Unite, la Santa Sede enfatizza la necessità di una diplomazia multilaterale, la difesa della pace, il raggiungimento dello sviluppo umano integrale attraverso giustizia, rispetto per i diritti umani e lotta alla povertà.

Insomma, “la traiettoria della Santa Sede nelle relazioni internazionali, che si spande lungo i secoli, è caratterizzata da continuità, aggiustamenti progressivi e bilanciamenti di situazioni contingenti”, e si è basata “soprattutto sull’uso del soft power e della neutralità imparziale per promuovere la pace universale e la giustizia”. Oggi, nella sua unica posizione di autorità morale – conclude Gallagher – “assicura di essere ancora rilevante come forza di pace nel XXI secolo”.

                                               FOCUS MULTILATERALE

La Santa Sede a Doha, l’impegno per lo sviluppo sociale

Il 6 novembre, l’arcivescovo Eugene Nugent, nunzio apostolico in Qatar, ha tenuto un intervento al Secondo Summit Mondiale per lo Sviluppo Sociale delle Nazioni Unite in qualità di capo della delegazione della Santa Sede.

Parlando alla Plenaria, l’arcivescovo Nugent ha svolto un articolato discorso che prendeva le mosse dalla Dichiarazione Politica del summit.

Diverse le sfide delineate da Nugent nel suo discorso. Per quanto riguarda il tema della povertà, ha notato che sono stati fatti progressi significativi nello sradicamento della povertà, eppure “troppe persone sperimentano ancora poca salute, abitazioni inadeguate e mancanza di opportunità, che sono spesso collegate alla povertà”.

Misure “immediate e importanti” sono “la protezione sociale e la fornitura di necessità di base”, e tuttavia “c’è anche bisogno di focalizzarsi nel creare condizioni che permettano alle persone di fiorire”, facendo impegnare i poveri come “partner e protagonisti, piuttosto che come recipienti passivi”.

Il nunzio ha poi affrontato il tema della piena occupazione e del lavoro degno, che permettono alle persone di “stabilire e mantenere una famiglia, nonché di dare il loro contributo all’economia”.

La Santa Sede sottolinea che va riconosciuto “il ruolo che il lavoro gioca nello sviluppo personale, e che una famiglia colpita da disoccupazione ha difficoltà nel raggiungere” il suo essere comunità.

La paga “deve essere giusta”, le associazioni di lavoratori “hanno ancora un ruolo da compiere nel promuovere gli interessi legittimi dei lavoratori”, che possono anche essere colpiti “dall’emergere di tecnologie come l’intelligenza artificiale”.

L’arcivescovo Nugent ha parlato anche il tema dell’integrazione sociale, un “aspetto essenziale dell’umana esperienza” che lo Stato dovrebbe “supportare creando condizioni che incoraggino il fiori umano e supportino la vita famigliare”, il che significa “il rispetto dei diritti umani, l’incoraggiamento dell’inclusione e della governance partecipativa, la promozione della pace e dello Stato di diritto, l’attenzione per l’ambiente”.

In conclusione, la Santa Sede sottolinea che “il vero progresso nello sviluppo sociale non è misurato dal potere o dal benessere, ma dal sollevare i meno privilegiati della società mentre si salvaguarda la dignità data da Dio ad ogni persona”.

                                                FOCUS LIBANO

Verso il Papa in Libano, un gruppo di deputati chiede al Papa di visitare il Sud del Paese  

Un gruppo di deputati libanesi ha trasmesso per le vie diplomatiche a Papa Leone XIV una lettera chiedendo al Papa di visitare anche il Libano meridionale per abbracciare gli abitanti che vivono in un'area sottoposta a continui bombardamenti da parte di Israele.

Nella lettera, i deputati sottolineano che non è possibile “ignorare la reale sofferenza del Sud”, e che l’assenza di questa tappa dal viaggio papale renderebbe la visita “insignificante”.

Il deputato primo firmatario della missiva è Elias Jaradè, medico, che ha espresso, a nome di tutti, la speranza che il programma papale voglia includere quei villaggi di confine attualmente distrutti e danneggiati.

Il programma della visita annunciata da Papa Leone al momento prevede tappe solo a Beirut, Harissa, Bkerkè, Annaya, la preghiera sulla tomba del santo Charbel Makluf, la visita in un ospedale cattolico e la sosta nel luogo dell'esplosione disastrosa avvenuta nell'agosto 2020.

I deputati libanesi sottolineano che l'esercito israeliano continua a bombardare dalla fascia di confine fino ai villaggi del nord del fiume Litani, in attacchi che hanno ucciso più di 300 persone da novembre 2024, tra cui un centinaio di civili. Inoltre, aggiungono, che gli israeliani occupano ancora sei posizioni sulle alture del Libano meridionale e conducono incursioni terrestri regolari lungo il confine.

Secondo i parlamentari libanesi, “il messaggio della Chiesa sotto la direzione di Sua Santità non può essere completo senza una solidarietà concreta con gli abitanti del Libano-Sud che soffrono della continua aggressione israeliana e delle sue conseguenze in termini di spostamenti, distruzioni e perdite umane considerevoli”.

Per questo, i parlamentari chiedono al pontefice di “non accontentarsi di una visita simbolica in Libano, ma a trasformare la sua visita in un atto apostolico che incarna i valori della Chiesa stando al fianco degli oppressi”.

 

                                               FOCUS EUROPA

Ungheria, i vescovi contro una legge che viola il segreto della confessione

Lo scorso 17 ottobre, i membri del Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Ungherese hanno diramato una nota in cui si dicono “scioccati” per la proposta di un disegno di legge che “imporrebbe ai sacerdoti cattolici di violare il segreto della confessione”, cosa che è “in grave conflitto con l’accordo tra la Repubblica di Ungheria e la Santa Sede del 9 febbraio 1990, che stabilisce che la Chiesa Cattolica nel nostro Paese opera sulla base del Codex Iuris Canonici”.

I vescovi ungheresi hanno notato che “la Penitenzieria Apostolica, alla luce degli attacchi al Sacramento della Confessione, ha recentemente rinnovato e sottolineato questo dovere, che i sacerdoti della nostra Chiesa hanno spesso osservato a costo della vita”.

Si riferiscono alla nota del 2020 della Penitenzieria apostolica, che faceva seguito ad una serie di tentativi di mettere a rischio il segreto della confessione per legge.

Recentemente, lo Stato di Washington, negli Stati Uniti, aveva evitato di forzare la mano su una legge che chiedeva ai sacerdoti di violare il segreto della confessione.

a solo l’ultima di una serie di leggi che violano il segreto della confessione, mentre anche la legge sulla sicurezza di Hong Kong del 2024 rischiava di andare in quella direzione.

Il Senato della California ha approvato il 24 maggio 2019  la legge 360, con 30 voti a favore e 2 contrari. La legge chiede ai sacerdoti di riportare ogni sospetto o conoscenza di abusi su minori ottenute anche durante il sacramento della confessione di un altro sacerdote o collega. La legge era anche stata emendata, perché una prima bozza della legge richiedeva la violazione del sigillo della confessione ogni volta che un sacerdote sospettasse abusi da parte di qualunque penitente.

In Australia, la Chiesa Cattolica australiana aveva fatto sapere che non romperà il segreto della confessione, accettando le raccomandazioni della Royal Commission, una inchiesta governativa di cinque anni che ha ascoltato 8 mila testimonianze su fatti che sarebbero accaduti tra il 1950 e il 2010 – inchiesta che ha portato a 230 processi, l’accusa di molestie al 7 per cento dei sacerdoti australiani e possibili risarcimenti da trasferire a 60 mila persone. La commissione aveva stilato una serie di raccomandazioni per la lotta agli abusi, che la Conferenza Episcopale Australiana ha analizzato passo dopo passo in un documento di 57 pagine, pubblicato il 31 agosto. Quasi tutte le raccomandazioni erano state accettate. Tranne la richiesta di rompere il sigillo sacramentale.

La tendenza internazionale di attaccare il segreto della confessione aveva colpito anche l’India, dove ad agosto 2018  la Commissione Nazionale delle Donne ha chiesto al governo di abolire il sacramento perché “è una interferenza indebita in una questione sacra e vitale della vita cristiana”. La richiesta era arrivata a seguito dello scandalo che ha coinvolto 4 sacerdoti della Chiesa ortodossa siro-malankarese, i quali avevano utilizzato le confidenze che una donna sposata aveva fatto loro in confessione per ricattarla e abusarne sessualmente.

La nota del Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Ungherese terminava ricordando: “La nostra missione è servire la salvezza delle anime. Il nostro compito è lavorare con dedizione per il benessere fisico e spirituale, per il progresso del nostro Paese e del nostro popolo, per le famiglie, per i bisognosi, per l'educazione dei giovani, per la giustizia e la pace”.

                                               FOCUS AMBASCIATORI

La copia di credenziali degli Ambasciatori di Sudafrica e Ghana presso la Santa Sede

Nei prossimi giorni, presenteranno le credenziali nelle mani di Leone XIV. Per ora, però, i nuovi ambasciatori di Sudafrica e Ghana hanno presentato copia delle loro lettere credenziali all’arcivescovo Edgar Peña Parra, Sostituto per gli Affari Generali. Il 5 novembre, dunque, sono stati in segretaria di Stato Phaswana Cleopus Sello Moloto, ambasciatore di Sudafrica presso la Santa Sede, Ben Batabe Assorow, ambasciatore del Ghana.

 

                                              

 

                                                            

 

 

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