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Luce da Luce, la mostra sui 1700 anni del Credo che il Papa vedrà ad Istambul

Leone XIV vedrà la mostra preparata per il Meeting di Rimini 2025 e dedicata ai 1700 del Credo di Nicea nella Cattedrale cattolica di Istanbul.  Luce da Luce, il titolo è anche una delle affermazioni del Credo. La mostra in questi giorni è allestita a Roma nella Sede della Università della Santo Croce, una delle istituzioni che ha allestito i grandi pannelli della esposizione che sono una vera mostra itinerante. Al Meeting di Rimini sono arrivati in 10 mila a visitarla.

Come ricordano i curatori nel 325 d.C. a Nicea si tenne il primo evento ecumenico della storia della cristianità, da cui scaturì una professione di fede condivisa che da 1700 anni rappresenta per i cristiani un elemento in cui identificarsi e trovare unità. La mostra offre un percorso storico, teologico e spirituale attraverso gli eventi connessi al Concilio di Nicea, mirato a riconoscere come la presa di coscienza della verità che Dio “è” Padre e non solo “fa” il Padre cambia la prospettiva sul mondo, mettendo l’essere figli e l’amore al centro di ogni cosa e offrendo attraverso il simbolo della fede mattoni sempre nuovi per costruire nel deserto.

La mostra è curata da Leonardo Lugaresi, Giulio Maspero, Paolo Prosperi, Ilaria Vigorelli, con la collaborazione di Samuel Fernández.

“La mostra- spiegano gli organizzatori-  introduce ad una parte della nostra storia che è all’origine proprio del Giubileo che stiamo vivendo. La speranza che ci viene offerta, infatti, non è quella di una favola, ma ha origine in un dramma e un percorso, in alcuni passaggi faticoso, per accogliere il dono della rivelazione che Gesù di Nazareth è il Figlio di Dio, cioè che è eterno come Suo Padre. La crisi ad Alessandria di Egitto, che ha portato poi al concilio di Nicea nell’odierna Turchia, con tutti gli eventi anche ad essa successivi, rappresentano un percorso che può essere considerato liberante. Infatti, l’essere umano è sempre in tensione tra il proprio desiderio di infinito e i limiti che lo caratterizzano. Senza la verità proclamata a Nicea, l’uomo sarebbe assurdo, come ha scritto anche Gregorio di Nazianzo, un Padre della Chiesa fondamentale per la ricezione del concilio”.

Molto interessante è il catalogo della mostra che fino al 25 novembre sarà allestita alla PUSC.

In particolare la post fazione di Rowan Williams che è stato arcivescovo di Canterbury, che ricorda che " Il significato contemporaneo del Credo non sta solo nel modo in cui ci presenta una visione dell'azione divina; perché quell'azione divina è sempre in relazione con sé stessa, non è mai separabile dalla relazione, non è mai un oggetto. Dire che Dio è così e non altrimenti significa impegnarsi a chiedersi con coerenza che cosa stiamo facendo per essere fedeli alla relazione in cui siamo stati invitati e incorporati; chiedersi se siamo "credibili" come confessori del Credo. Questa realtà relazionale ci spinge a metterci in discussione e a essere disposti a ricominciare come discepoli. E se le riflessioni precedenti sono state in qualche modo accurate, questo comporta un impegno a esaminare il modo in cui pensiamo e negoziamo la realtà del potere nelle vicende umane".

La idea della mostra nasce proprio dalla ricerca di creare un linguaggio per la evangelizzazione, considerando la scarsa informazione di base anche di molti cattolici e cristiani.

Un lavoro di confronto e di studio per capire che Gesù non è "funzionale" e che siamo buoni solo se facciamo cose buone. Nicea ci apre ad una verità che ci salva e ci dona dignità.

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