lunedì, dicembre 15, 2025 Donazioni
Un servizio di EWTN News

Papa Leone XIV ai giovani libanesi: “Avete l’entusiasmo per cambiare il corso della storia!”

Papa Leone XIV durante l'incontro con i giovani libanesi
L'incontro di oggi pomeriggio con il papa
L'arrivo del papa

L'incontro. E dove c'è incontro c'è Cristo. Oggi, papa Leone XIV ha continuato il suo viaggio nel Libano, seconda tappa del Viaggio apostolico, con un incontro atteso dai giovani della terra del Libano. Giunge al Patriarcato di Antiochia dei Maroniti, dopo l'incontro interreligioso in piazza dei Martiri a Beirut. Al suo arrivo lo accoglie il Patriarca di Antiochia dei Maroniti, il cardinale Béchara Boutros Raï: il piazzale antistante il palazzo del Patriarcato, lo scenario. Ma ad attenderlo sono loro, soprattutto i giovani: 15.000 giovani che cantano ed esprimono la loro gioia nell'incontrare il papa. “Gesù Cristo, tu sei la mia vita” è l'inno che fa da introduzione al giro che il papà svolge in golf-cart tra la folla festante di giovani. Il papà sorride, è contento davvero di essere assieme a loro. Una volta salito sul palco il papa riceve dalle mani di alcuni giovani alcuni simboli: una scultura che raffigura delle mani, delle pietre, dei passaporti, dei cedri e la bandiera libanese, il Bambino Gesù, simbolo della fede, della rinascita di Gesù, simbolo della rinascita anche del Libano. 

 

E' il momento del saluto di benvenuto del Patriarca di Antiochia dei Maroniti, il cardinale Béchara Boutros Raï.  Un discorso che “a nome dell'Assemblea dei Patriarchi e dei Vescovi cattolici del Libano, ea nome della gioventù libanese” dà il “più cordiale benvenuto” al pontefice. E continua: "Vi salutiamo con le parole del Vangelo delle Beatitudini: «Beati gli operatori di pace». Benvenuti in Libano, questo Paese piccolo per superficie, ma grande per la sua missione, una terra santa dove Dio ha voluto che si incontrassero l'Oriente e l'Occidente e si intrecciassero culture, confessioni e civiltà. Benvenuti nella terra dei cedri, testimoni silenziosi che elevano i loro rami verso l'infinito come salmi che sgorgano dalla terra verso le alte sfere celesti". Parole che accolgono il pontefice, “il Papa della vicinanza, il Papa dell'ascolto e della misericordia, il Papa della pace, che ricorda al mondo che la luce è sempre più forte delle tenebre e che la voce della Chiesa sarà sempre voce di speranza e non di paura, voce di pace e non di violenza”.

 

Segue, allora, la Lettura del Vangelo di Giovanni, capitolo 14: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. (...) Vi lascio la mia pace, vi dò la mia pace». Dopo, una presentazione scenica in 5D. Successivamente, la parola ai giovani, Anthony e Maria, due volontari, che hanno parlato della loro esperienza durante l'esplosione del porto di Beirut del 4 agosto 2020. E, soprattutto, una testimonianza di vita anche in mezzo alla morte: "Ogni persona era semplicemente un essere umano che aiutava un altro essere umano, libanesi che stavano fianco a fianco. La nostra forza da sola non ha portato avanti questo lavoro. La forza di Dio ci ha sostenuto mentre davamo tutto ciò che avevamo. In mezzo alla devastazione, abbiamo sentito quanto Dio fosse presente tra noi e come una speranza resiliente continuasse a crescere, fondata sulla nostra fede nella risurrezione di Cristo e sulla nostra certezza che la luce vince sulle tenebre e la vita supera la morte”. Poi, quella di una giovane donna, Elie che ha parlato del suo Libano, terra senza garanzie: "Il crollo economico mi ha privato di tutto ciò per cui avevo lavorato. Ho studiato lavorando, ho guadagnato ogni centesimo con impegno e ho risparmiato per anni per iniziare a plasmare il mio futuro. Poi tutto è crollato. L'economia è crollata e ho perso ogni centesimo che avevo in banca. In un attimo, il mio lavoro, i miei sacrifici ei miei sogni si sono disintegrati, e mi sono ritrovato di nuovo al punto di partenza”. E, infine, la testimonianza di una donna giovane accompagnata dalla madre: hanno parlato di incontro, di dialogo interreligioso. Quello possibile, unica via di pace per i popoli. E poi le domande di due giovani che interrogano il pontefice, che parlano al mondo: “Come possiamo noi, oggi, giovani, preservare la nostra pace interiore e la forza della nostra fede, e rimanere "saldi nella speranza", come ci chiama a fare il Vangelo?” e l'altra, "Vediamo sempre più famiglie disgregarsi e le amicizie diventare superficiali, vuote ea volte puramente digitali o virtuali. In questa realtà, come possiamo preservare le nostre relazioni affinché possano non essere sincere, vere e fondate sull'amore genuino?". Domande che fanno riflettere, testimonianze che fanno meditare. Tutti. 

 

E a queste domande, a queste testimonianza fa eco il discorso (in inglese) del papa ai giovani che inizia con “assalamu lakum!” ossia “la pace sia con voi!”. E dalle parole di Gesù che il pontefice inzia il suo saluto ai giovani che pensano con entusiasmo a questo incontro: “l'entusiasmo che sentiamo nel cuore esprime l'amorevole vicinanza di Dio, che ci comunità come fratelli e sorelle per condividere la fede in Lui e la comunione fra di noi” continua il pontefice. Saluta in modo particolare i giovani provenienti dalla Siria e dall'Iraq, ei libanesi venuti in patria da vari Paesi. Fa riferimento alle testimonianze da poco ascoltate: ha ascoltato, infatti, attentamente le parole di Anthony, Maria, Elie e Joelle. Racconti che “parlano di coraggio nella sofferenza, di speranza nella delusione, di pace interiore nella guerra”. E le loro parole sono “come stelle lucenti in una notte buia, nella quale già scorgiamo il chiarore dell'aurora” dice papa Leone XIV. Parla di ferite, il pontefice: ferite che “hanno causa che travalicano i confini nazionali e si intrecciano con dinamiche sociali e politiche molto complesse”. C'è tristezza nel mondo per le guerre, ma nei giovani "risiede una speranza, un dono, che a noi adulti ormai sfuggire" sottolinea papa Leone XIV: "Voi avete il tempo! Avete più tempo per sognare, organizzare e compiere il bene. Voi siete il presente e tra le vostre mani già si sta costruendo il futuro! E avete l'entusiasmo per cambiare il corso della storia!". Ricorda il Discorso della montagna: «Beati i miti, perché erediteranno la terra» e «Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio». L'esortazione ai giovani è chiara: “Vivete alla luce del Vangelo e sarete beati agli occhi del Signore!”. 

 

Infine, le risposte alle domande dei giovani: "Mi avete chiesto dove trovare il punto fermo per perseverare nell'impegno per la pace. Carissimi, questo punto fermo non può essere un'idea, un contratto o un principio morale. Il vero principio di vita nuova è la speranza che viene dall'alto: è Cristo! Egli è morto e risorto per la salvezza di tutti". Cita sant'Agostino, san Paolo di Tarso fino ad arrivare a san Giovanni Paolo II che diceva che “non c'è pace senza giustizia, non c'è giustizia senza perdono”. Il perdono, questo uno dei temi cari al pontefice. 

 

Poi risponde alla seconda domanda: i tempi difficili ci sono, tempi in cui le relazioni sono messe a dira prova. A queste difficoltà il papa risponde: "Se al centro di una relazione di amicizia o di amore c'è il nostro io, questa relazione non può essere feconda. Allo stesso modo, non si ama davvero se si ama a termine, finché dura un sentimento: un amore a scadenza è un amore scadente. Al contrario, l'amicizia è vera quando dice "tu" prima di "io"" .

Sottolinea, dunque, l'uscire da sé stessi per vivere pienamente un'amicizia, l'amore. Ed è il tema dell'amore, della carità a prendere il sopravvento nel discorso di papa Leone XIV: "La carità parla un linguaggio universale, perché parla ad ogni cuore. Essa non è un ideale, ma una storia rivelata nella vita di Gesù e dei santi, che sono nostri compagni tra le prove della vita". E d è così che citano i nomi di alcuni santi giovani come Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis che sono stati canonizzati nel Giubileo. E poi cita i santi libanesi: santa Rafqua “che con forza e mitezza resistette per anni al dolore della malattia” e il beato Yakub El-Haddad che ha aiutato “le persone più abbandonate e dimenticate da tutti”. E l'immncabile san Charbel, “divenuto uno dei simboli del Libano nel mondo”. Sembra davvero conoscerli i giovani, papa Leone XIV: “Molti giovani portano la corona del Rosario sempre con sé in tasca, al polso o al collo”. Sottolinea, allora, l'importanza della Vergine nella fede di ognuno. E rassicura: “Il Signore sarà sempre con voi, e state certi del sostegno di tutta la Chiesa nelle sfide decisive della vostra vita e nella storia del vostro amato Paese”. Infine, l'esortazione: "Giovani libanesi,
crescete vigorosi come i cedri e fate fiorire il mondo di speranza!". 

Infine, il rito della promessa. Il papa chiede ai giovani, con voce vibrante di emozione: "Amati  giovani del Libano, sono venuto a voi con la pace di Cristo e ho trovato in voi cuori ardenti di fede. Siete pronti a essere operatori di pace in un mondo sofferente?". La risposta dei giovani: "O Signore, promettiamo di essere giovani di pace, portatori di riconciliazione nei nostri cuori, seminando speranza nel nostro paese, vivendo come figli della luce, testimoniando ovunque il tuo amore. Aiutaci a essere lievito di unità, voce di giustizia e costruttori di pace, nella Chiesa e nella nazione. Amen".

Ultimo atto, la benedizione di papa Leone XIV. Canti di gioia finali. L'orchestra scoppia in musica, così come tutto il popolo di giovani di questo momento indimenticabile. 

Aggiornato ore 18,41

 

 



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