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Letture, Tempo di Avvento, tempo mariano alla viglia della grande festa dell’Immacolata

Tempo di Avvento, tempo mariano alla viglia della grande festa dell’Immacolata. Tempo di preghiere e di meditazioni, nel nome della Madre di Dio. Anche la poesia, nei secoli, ha tratto ispirazione profonda dalla Sua presenza. Poesia e preghiera, strettamente legate, pervase dalla stessa forza, dalla convinzione di rivolgersi alla Madre di tutti, che comprende e accoglie le pene e le suppliche di chi la prega, la invoca.

Biagio Marin, nato a Grado nel 1891 e qui morto nel 1985, ha dedicato una silloge di liriche  intitolata “Le litanie de la Madona”, scritte nel dialetto gradese. Sono 48 poesie,  commenti poetici alle litanie lauretane – la preghiera mariana che si recita alla fine del Rosario e la loro caratteristica sta nel fatto che ognuna è la ripetizione di un’apostrofe mariana, da Sancta Maria a Regina Pacis.– riproponendo dunque un’antica tradizione di preghiera trasfigurata dalla poesia e nella luce della laguna di Grado. La Madona cantata da Marin è soprattutto Madre, ha le sembianze delle madri  di questa terra fra cielo e mare, donne che cullano i propri figli bambini e poi li guardano andar via, per cercare fortuna e il proprio destino lontano, attraverso mari sconosciuti.

I versi forse più conosciuti e di una tale vertiginosa grandezza, anche teologica,  sono quelli di Dante. Nel Paradiso san Bernardo rivolge alla Vergine Maria una delle odi  più belle che le siano state mai dedicate: “Vergine madre, figlia del tuo figlio,/ umile e alta più che creatura,/termine fisso d’etterno consiglio,/tu se’ colei che l’umana natura/ nobilitasti sì, che ’l suo fattore/non disdegnò di farsi sua fattura./Nel ventre tuo si raccese l’amore,/per lo cui caldo ne l’etterna pace/ così è germinato questo fiore”.

Un salto di secoli e approdiamo nell’Ottocento letterario – non solo italiano – in cui grandeggia la figura di Alessandro Manzoni, che parla di Maria in molte opere.  Nei Promessi Sposi Lucia prega spesso e si affida completamente alla Madonna, fino al momento drammatico del voto di Lucia alla Madonna, fatto durante la prigionia nel castello dell'Innominato, è una promessa solenne di castità e rinuncia definitiva al matrimonio con Renzo, in cambio della liberazione dal pericolo mortale, del ritorno a casa sana e salva e della sua salvezza spirituale. Questo voto, pronunciato nel terrore e nella disperazione, rappresenta un ostacolo importante al suo futuro con Renzo, ma verrà poi sciolto da Fra Cristoforo. Nel 1823 Manzoni  le dedica una lirica e al suo nome: “Santo nome, in fra i mortali/ quale è il nome che ti avanza?/ tu sei nome di speranza,/tu sei nome di pietà”.

In una delle sue liriche, Paul Verlaine dichiara il suo amore totale e incondizionato solo per la Vergine Maria. La sua figura diventa l'unica fonte di amore, sacrificio e guida. E dire che si era guadagnato la fama si poeta maledetto, simbolo di sregolatezza e di follia.” Io non voglio più pensare che a mia madre Maria,/sede della saggezza e sorgente dei perdoni,/Madre di Francia anche, da cui noi attendiamo/ incrollabilmente l’onore della patria”.

Maria è Madre e come una madre pronta ad accogliere i figli, in ogni momento, in ogni circostanza. Se si legge “La madre” di Giuseppe Ungaretti, si pensa al legame per la vita e oltre la morte, tra il poeta e sua madre, ma dietro il profilo commovente dell’anziana donna si intravede il volto di Maria. Rainer Maria Rilke in "Le mani della madre" celebra la maternità in chiave divina. La Madonna è speranza di perdono e redenzione e le Sua mani che benedicono e accolgono.  Lungo tutto il Novecento molto voci poetiche hanno raccontato la fede e l’amore per la Vergine: Maria Luzi, Alda Merini, Margherita Guidacci, solo per citarne alcuni.

Ma è con Trilussa che vogliamo chiudere questo breve excursus letterario, con una poesia che racchiude tutto, la fede genuina, il senso di amorevole vicinanza della Madre celeste, lo sguardo fisso al Cielo, che è la vera patria di cui abbiamo nostalgia :

Quannero regazzino, mamma mia
me diceva Ricordati, fijolo,
quanno te senti veramente solo,
tu prova a recità ‘n Ave Maria.

L’anima tua da sola spicca er volo
e se solleva, come pe’ maggia.

Ormai so’ vecchio, er tempo s’è volato.

Da un pezzo s’è addormita la vecchietta,
ma quer consijo nun l’ho mai scordato.

Come me sento veramente solo
io prego la Maronna Benedetta
e l’anima mia da sola pija er volo.

 

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