Città del Vaticano , 22 December, 2025 / 10:32 AM
Un saluto speciale per il cardinale decano da parte del Papa per lo scambio di auguri alla Curia Romana ricorda ovviamente Papa Francesco che ha incoraggiato a "rimettere al centro la misericordia di Dio, a dare maggiore impulso all’evangelizzazione, ad essere Chiesa lieta e gioiosa, accogliente verso tutti, attenta ai più poveri".
Il Papa parla della missione e della comunione rileggendo la Esortazione apostolica Evangelii gaudium.
"La Chiesa è per sua natura estroversa, rivolta verso il mondo, missionaria" ha detto il Papa. Sfide sempre nuove e lo "stato di missione deriva dal fatto che Dio stesso, per primo, si è messo in cammino verso di noi e, nel Cristo, ci è venuto a cercare".
L'esodo di Dio è nel mistero del Natale "la missione del Figlio consiste nella sua venuta nel mondo Così, la missione di Gesù sulla terra, prolungata nello Spirito Santo in quella della Chiesa, diventa criterio di discernimento per la nostra vita, per il nostro cammino di fede, per le prassi ecclesiali, come pure per il servizio che svolgiamo nella Curia Romana".
Strutture che non appesantiscono, ma un lavoro missionario: "Anche il lavoro della Curia dev’essere animato da questo spirito e promuovere la sollecitudine pastorale al servizio delle Chiese particolari e dei loro pastori. Abbiamo bisogno di una Curia Romana sempre più missionaria, dove le istituzioni, gli uffici e le mansioni siano pensati guardando alle grandi sfide ecclesiali, pastorali e sociali di oggi e non solo per garantire l’ordinaria amministrazione".
Ma per questo serve la comunione dice il Papa infatti "il Natale ci ricorda che Gesù è venuto a rivelarci il vero volto di Dio come Padre, perché potessimo diventare tutti suoi figli e quindi fratelli e sorelle tra di noi".
Una nuova umanità quindi "non più fondata sulla logica dell’egoismo e dell’individualismo, ma sull’amore vicendevole e sulla solidarietà reciproca. Questo è un compito quanto mai urgente ad intra e ad extra".
E attenzione alla "apparente tranquillità" con "i fantasmi della divisione". Il Papa teme "la tentazione di oscillare tra due estremi opposti: uniformare tutto senza valorizzare le differenze o, al contrario, esasperare le diversità e i punti di vista piuttosto che cercare la comunione. Così, nelle relazioni interpersonali, nelle dinamiche interne agli uffici e ai ruoli, o trattando le tematiche che riguardano la fede, la liturgia, la morale e altro ancora, si rischia di cadere vittime della rigidità o dell’ideologia, con le contrapposizioni che ne conseguono".
Ma ovviamente la Chiesa di Cristo è cosa diversa. "in Cristo, pur essendo molti e differenti, siamo una cosa sola: “In Illo uno unum”. Siamo chiamati, anche e soprattutto qui nella Curia, ad essere costruttori della comunione di Cristo, che chiede di prendere forma in una Chiesa sinodale".
Papa Leone XIV sa anche che ci sono amarezze che portano ad una domanda: "è possibile essere amici nella Curia Romana? Avere rapporti di amichevole fraternità? Nella fatica quotidiana, è bello quando troviamo amici di cui poterci fidare, quando cadono maschere e sotterfugi, quando le persone non vengono usate e scavalcate, quando ci si aiuta a vicenda, quando si riconosce a ciascuno il proprio valore e la propria competenza, evitando di generare insoddisfazioni e rancori".
Serve una conversione che "diventa un segno anche ad extra, in un mondo ferito da discordie, violenze e conflitti, in cui assistiamo anche a una crescita di aggressività e di rabbia, non di rado strumentalizzate dal mondo digitale come dalla politica".
Ecco che il lavoro della Curia va pensato anche in questo orizzonte ampio. "Siamo discepoli e testimoni del Regno di Dio, chiamati ad essere in Cristo lievito di fraternità universale, tra popoli diversi, religioni diverse, tra le donne e gli uomini di ogni lingua e cultura. E questo avviene se noi per primi viviamo come fratelli e facciamo brillare nel mondo la luce della comunione".
E per questo serve mettere "Cristo al centro".
Così il Papa parla del Giubileo e dei 1700 anni del Concilio di Nicea il Vaticano II "che fissando lo sguardo su Cristo ha consolidato la Chiesa e l’ha sospinta incontro al mondo, in ascolto delle gioie e delle speranze, delle tristezze e delle angosce degli uomini d’oggi".
Il Papa poi ricorda l’Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi, scritta dopo la terza Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. E si arriva al Sinodo e che tutta la Chiesa deve evangelizzare, e che «la testimonianza di una vita autenticamente cristiana, abbandonata in Dio in una comunione che nulla deve interrompere, ma ugualmente donata al prossimo con uno zelo senza limiti, è il primo mezzo di evangelizzazione» ".
Il Papa conclude: "l’opera di ciascuno è importante per il tutto, e la testimonianza di una vita cristiana, che si esprime nella comunione, è il primo e più grande servizio che possiamo offrire" e con le parole di Bonhoeffer conclude: "«Dio non si vergogna della bassezza dell’uomo, vi entra dentro. [...] Dio ama ciò che è perduto, ciò che non è considerato, l’insignificante, ciò che è emarginato, debole e affranto»".
Sono anchei temi di cui con ogni probabilità si parlerà nel Concistoro straordinario del 7 e 8 gennaio, comunione e missione rapporto tra Curia e Chiesa universale, testimonianza cristiana atraverso la preghiera e la liturgia.
Nel clima di famiglia del Natale il decano della Curia il cardinale Re porge gli auguri di Curia, Governatorato e diocesi. Le prime parole di vostra santità hanno scaldato i cuori dice e parla del tanto tempo dedicato agli incontri e alla forza del richiamo alla pace, e lo slancio al Giubileo.
Il cardinale ricorda il Giubileo dei giovani con ragazzi che arrivavano anche dai paesi in guerra. Re parla della visita in Turchia e Libano con l'impulso all'ecumenismo e il ricordo del Concilio, bussola per nostro tempo, dice.
Il Papa ha regalato a tutti il libro La pratica della presenza di Dio di cui aveva parlato in aereo di ritorno dal suo primo viaggio apostolico.
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