Roma, 24 December, 2025 / 4:00 PM
Alla Vigilia di Natale, in un anno che segna l'inizio di una sciagura, dal buio si arriva alla luce, perché è Natale. Così è il romanzo di Alessandra Caneva " Natale 1938" per i tipi di Ianieri Edizioni.
La prima considerazione è il ritorno del romanzo storico e il ritorno (forse) del romanzo cristiano.
Perché è bello sapere che si può leggere un giallo, un racconto d'amore, un dramma psicologico che abbia dei valori. E questo è un ritorno che lego al lavoro della Lux Vide, quella di una volta, con cui l'autrice ha lavorato come sceneggiatrice.
Ecco quei valori poi legati ad una donna sono un dono per chi legge. Perché il genio femminile porta alla conclusione inevitabile ma non prevedibile del romanzo.
Una donna che lotta contro il male non facendo cose straordinarie, ma riflettendo in un letto d'ospedale, immobile.
Il fatto che i fatti avvengano come in una pièce teatrale, in poche ore, permettono di entrare nella spiritualità della protagonista Cate.
C'è la sua storia di vita, ci sono pagine come l'incontro con Hitler che sembrano la sfida tra angeli e demoni, c'è la natura, altra manifestazione del divino che con le sue mutazioni accompagna la riflessione di Cate.
E Cate non è la sola donna. La donne non sono solo buone. C'è Anita, che sembra il male assoluto.
E c'è la richiesta dalla preghiera alla suora Maria Teresa, che invidia e aiuta Cate. La vede migliore di lei che pure è una consacrata.
E c'è Olimpia, il futuro, il mondo nuovo, la ragazza rifiutata dalla famiglia perché sceglie la vita.
E c'è il presepe questo " Scandalo della debolezza" che è esattamente quello che vive Cate. Una debolezza che porta alla forza più grande che c'è:quella di offrire perdono a chi non lo vuole.
In tutto questo cosa custodisce davvero Cate? La vita, suo figlio, anche se il padre non lo sa, non lo vuole forse, non vuole la vita perché non è capace di affrontare il dolore.
Il canale cristiano, direi cattolico, del libro ne è il perno. Cate difende la vita. La sua, quella di suo figlio e anche quella del marito.
Il ruolo della donna in questa chiave può sembrare non "di moda" ma di fatto è l'indicazione che parte dalla Bibbia e arriva fino a Gianna Berretta Molla e oltre. E con buona pace del femminismo oltranzista. E' un dono immenso che abbiamo e una enorme responsabilità alla quale spesso non siamo più educate e formate.
Infondo Cate poteva lasciare morire il bambino e fuggire lontano dal marito, magari con Pietro verso un futuro facile.
Ma un racconto non funziona così e tanto meno una ricerca intima e religiosa come quello che Alessandra Caneva ci regala.
Non a caso è Natale. E direi non a caso la scelta del periodo storico è quella di un'epoca in cui la vita non ha nessun valore. Anche se magari lo ha l'avere figli…. Ma solo come fatto economico.
Per Cate, per Alessandra Caneva, avere figli è un'altra cosa. La vita si custodisce dal suo nascere, e da donna è questa la vera profezia.
Oggi più che mai.
La vita però si custodisce anche con violenza. Cate agisce con violenza per difendere la vita del marito, caduto nell'abisso del male per paura.
Ci vuole uno scossone per far tornare Alessio alla ragionevolezza del saper chiedere perdono. E Cate è pronta a quel punto a dire il suo "sì". Quasi come Maria.
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