“In questi giorni di profondi cambiamenti nella vostra patria mi sento molto unito a voi e a tutta la popolazione del vostro Paese in cristiana solidarietà. Prego con voi Dio affinché, con l’intercessione della Madre del Signore, possano realizzarsi le speranze dell’umanità nella giustizia, nella libertà e nella pace interna ed esterna. Fate tutto il possibile, anche se siete un piccolo gregge, per rinnovare il volto della terra nel vostro Paese, con la potenza dello Spirito di Dio, insieme a tutti gli uomini di buona volontà, uniti soprattutto ai cristiani evangelici”. Sono le parole scritte da Giovanni Paolo II all’indomani della caduta del Muro di Berlino - di cui domani ricorre il 30/mo anniversario - e rivolte ai vescovi tedeschi in un messaggio del 13 novembre 1989.

Storicamente riconosciuto come uno dei principali artefici della caduta del Muro, Giovanni Paolo II incontrava il 14 novembre 1989 a Roma i vescovi diocesani della Repubblica Federale Tedesca. A loro - senza mai nominare il Muro - rivolgeva parole inequivocabilmente chiare.

“La situazione del mondo di oggi - osservava il Papa - può diventare una nuova occasione per la fede. Questo non solamente perché l’ideologia marxista oggi si è chiaramente esaurita. Anche le ideologie consumistiche dell’Occidente sono sempre di più scoperte dai giovani, i quali esigono promesse più profonde. Se la fede si presenta senza timore nella sua grandezza trasparente e pura, la si sperimenta nel modo migliore quale vera risposta alla sete di una generazione, che sta vivendo in un certo senso l’esperienza e la condizione del figliol prodigo”.

“Senza timore e con coraggio - concludeva Giovanni Paolo II - dobbiamo far apparire di nuovo la novità e la grandezza della fede! Così la fede sarà il fondamento della gioia e della liberazione dei credenti. Incoraggiate soprattutto i sacerdoti e i diaconi, tutti i collaboratori a tempo pieno, e quelli volontari, ad offrire una tale testimonianza”.