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Messa al Divino Amore, Di Tora: “Il coronavirus ci porta a riscoprire la nostra fede”

Il vescovo ausiliare di Roma Nord sottolinea che, nel tempo del coronavirus, le comunità si possono interrogare sulla loro fede, e sui loro limiti

Vescovo Di Tora | Il vescovo Di Tora durante la celebrazione della Messa al Divino Amore, 17 marzo 2020 | Tv2000 Vescovo Di Tora | Il vescovo Di Tora durante la celebrazione della Messa al Divino Amore, 17 marzo 2020 | Tv2000

Il tempo del coronavirus è, per il vescovo Guerino Di Tora, un tempo per “riscoprire la nostra fede e la nostra speranza nel Signore”, andando a guardare a fondo nella nostra realtà, la vita, la morte, il limite, la debolezza di ognuno di noi, il nostro rapporto con gli altri.

Fino a mercoledì santo, un vescovo della diocesi di Roma celebra Messa al Santuario del Divino Amore, per chiedere l’intercessione di Dio a far terminare la pandemia di Coronavirus. Le Messe sono state celebrate fino al 15 marzo dal Cardinale Angelo de Donatis, vicario del Papa per la diocesi di Roma, e dal 16 marzo si alternano vescovi della diocesi. Oggi è la volta del vescovo Guerino Di Tora, ausiliare della Diocesi di Roma per il settore Nord.

Ripercorrendo il Vangelo del giorno, il vescovo Di Tora sottolinea che “ognuno di noi si porta dietro la domanda di Pietro: quante volte dovrò perdonare?”

Una sfida ancora più difficile, in questo tempo di quarantena, perché “vivendo insieme da quella che è la prima chiesa domestica, la famiglia, a comunità più grandi, fino alla parrocchia, a cose anche più estese, è umano e del tutto naturale che si commettano delle colpe”.

E questo succede ancora di più in questi giorni, in cui “ci si arrabbia chiusi in casa”, in una situazione in cui “è naturale che si commettano delle colpe, più o meno gravi ma sempre reciproche. Non sono mai in un solo senso, ognuno di noi verso l’altro”.

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Ma – sottolinea il vescovo – “è chiaro che se ci fermiamo ad una sola contabilità dimentichiamo qualcosa di importante, il mistero di una fraternità possibile, che si fonda sulla consapevolezza di essere tutti figli del padre della misericordia, tutti figli perdonati, tutti”.

Gesù chiede in cambio di “saper perdonare, di saperci mettere nella lunghezza d’onda del padre”. Si tratta di un “cambiamento di prospettiva”, per diventare “fratelli di perdono, chiamati a condividere compassione, ferite, ansie. Un perdono donato perché ricevuto”.

Conclude Di Tora: “Quando fratelli e sorelle carissimi non riusciamo a perdonare chiediamo al Signore che ci dia questa grazia, che ci dia il suo spirito che può cambiare veramente i nostri cuori”.