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Il Papa sul valore dell'amicizia: a volte "mi sono sentito usato"

Papa Francesco | Papa Francesco | Daniel Ibañez/Aci group Papa Francesco | Papa Francesco | Daniel Ibañez/Aci group

“L’amicizia è accompagnare la vita dell’altro”. Invece, a volte, “mi sono sentito usato da persone che si sono presentate come amiche e che forse avevo visto una o due volte nella mia vita, e hanno usato questo fatto a loro vantaggio”. Francesco parla del senso dell’amicizia in un’intervista a Radio Milenium, emittente argentina vicina al pontefice già ai tempi di Buenos Aires.

“L’amicizia interessata è un’esperienza per la quale passiamo tutti. Amicizia è accompagnare la vita dell’altro a partire da un tacito presupposto. In generale le vere amicizie non si esplicitano, nascono e si coltivano. Al punto che l’altra persona entra nella mia vita come preoccupazione, come buon desiderio, come sana curiosità di sapere come sta lei, la sua famiglia, i suoi figli”.

Io stesso, dice Bergoglio, “non ho mai avuto tanti amici, tra virgolette, come ora. Tutti sono amici del Papa”. Ma “l’amicizia è qualcosa di molto sacro”, spiega: “con un amico, che magari non vedi da molto tempo, senti come se fosse stato ieri l’ultimo incontro. Questa è una caratteristica molto umana dell’amicizia ”.

Papa Francesco definisce l’amicizia partendo dal vissuto del suo interlocutore, il suo amico giornalista Marcelo Figueroa: “E’ ciò che è successo nella nostra storia. Tu evangelico, io cattolico, lavoriamo insieme per Gesù. Non solo dal punto di vista funzionale, ma anche creando questa amicizia che ha coinvolto pure tua moglie, i tuoi figli”.

“E nella quale – aggiunge - ci sono stati anche momenti bui. Non è vero? Come quando sei dovuto passare per quel tunnel dell’incertezza che ti dà una malattia. Lo ammetto, sentivo il bisogno di stare vicino a te, a tua moglie, ai tuoi figli. Perché un amico non è un conoscente, uno con cui passare un buon momento di conversazione”.

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“L’amicizia – spiega il Papa - è qualcosa di profondo. Io credo che Gesù ha voluto che nascesse. Al di là della tua battuta che sei “la mia pecora protestante”, c’è questo avvicinamento umano che permette di parlare di cose comuni in modo profondo”.

I credenti devono essere artefici dell’amicizia, ma certo, ammette il Papa, “nessuna religione è immune ai propri fondamentalismi. In ogni confessione ci sarà un gruppetto di fondamentalisti il cui lavoro è distruggere in nome di un’idea, non di una realtà. E la realtà è superiore all’idea. Dio, sia nell’ebraismo sia nel cristianesimo, sia nell’islamismo, nella fede di questi tre popoli, accompagna il suo popolo, è una presenza di compagnia. Noi lo vediamo nella Bibbia e gli islamici nel Corano”.

“Il nostro – ha detto il Papa - è un Dio vicino, che accompagna. I fondamentalisti allontanano Dio dalla compagnia del suo popolo, lo disincarnano, lo trasformano in un’ideologia. Allora, in nome di questo Dio ideologo, uccidono, attaccano, distruggono, calunniano. In termini più concreti, trasformano questo Dio in un Baal, in un idolo”.

L’amicizia è anche abbraccio. Come tanti che il Papa scambia con le persone. Ma “non do soltanto ma ricevo anche”, precisa. “Ricevo una vita contenta, gioiosa, una testimonianza di vita. Io ho bisogno dei fedeli, i fedeli danno a me, danno a me qualcosa della loro vita. A volte quando gridano, quando mi avvicino a salutarli uno per uno e mi raccontano le loro sofferenze, io li accolgo. Il prete deve essere un ponte, perciò si dice pontefice, cioè uno che fa ponti, non uno che si isola. Come quando si isola in un atteggiamento ieratico o legalista, o da principe. E quando dico prete, dico vescovo, Papa”.

L’amicizia tra le persone vuol dire anche convivenza basata sulle cose autentiche. Invece, “l’uomo è stato spostato e ora al centro c’è il denaro”. E poi, “non si tiene conto del creato, e in esso dell’uomo. La schiavitù, il lavoro schiavo, il non prendersi cura del creato, il non prendersi cura del re del creato: ossia, in questo momento, abbiamo un cattivo rapporto con il creato”. C’è un’urgenza: “Si tratta di prendersi cura del creato in questo momento. Siamo al limite dell’irreversibile, e ciò è tragico. Ma, d’altra parte, non è invincibile perché, anche se si arriva alla catastrofe, credo nella nuova terra e nuovi cieli. Ho speranza e so che il creato sarà trasformato”.