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La Madonna e le radici cristiane d’Europa. Le confraternite nelle Fiandre

Belgio e Lussemburgo, nel cuore dell’Europa, raccontano di una devozione mariana organizzata, presente, viva e permeata nella società

Montaigu | La Basilica di Nostra Signora di Montaigu | wikimedia commons Montaigu | La Basilica di Nostra Signora di Montaigu | wikimedia commons

Nel Belgio secolarizzato di oggi, sembra non ci possa essere spazio per la fede e per la devozione popolare. E, invece, l’identità della nazione affonda le sue radici proprio nella fede cattolica, e in particolare in un culto mariano che si era organizzato in maniera certosina. Nutrito dalle tradizioni delle feste pagane dei celti, questo culto mariano si diffuse nelle Fiandre, e se ne ritrovano tracce anche in Lussemburgo, il granducato ripristinato un secolo e mezzo fa come effetto della Rivoluzione Francese, ma che era fortemente legato al territorio che oggi il Belgio.

D’altronde, il Belgio era terra di confine, zona in cui i missionari arrivarono nel III – IV secolo, e convertirono i belgi dal paganesimo. Così, i Belgi accentrarono tutta l’attenzione dalle feste pagane alla Vergine Maria. Le forse si popolarono di immagini e cappelle mariane.

Dopo il 1000, le città di Bruges, Gand e Anversa conobbero un notevole sviluppo. Fu uno sviluppo collegato all’ascesa della società fiamminga, ai nuovi ordini religiosi, ma soprattutto al popolo, che creò moltissime “gilde” a carattere mariano.

La gilda più antica era quella di Tongres, fiorita nel 1093. Le confraternite si moltiplicarono tra il 1300 e il 1400, e molte città si consacrarono a Maria. Una delle capofila fu Anversa, che lo fece nel 1122.

Nel XVI secolo, le lotte tra i cattolici, protestanti e spagnoli crearono molte tensioni, che portarono a vari attacchi alle chiese. Si raggiunse la pace solo quando le Fiandre si costituirono in due Stati: l’Olanda, protestante, e il Belgio, cattolico. Quest’ultimo subì molto l’influenza della controriforma, grazie anche all’influenza degli arciduchi Alberto e Isabella, che fecero costruire anche il santuario di Montaigu.

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La gente non rinunciò alle processioni nemmeno durante il periodo dell’imperatore Giuseppe II, e semplicemente trasformò le processioni in feste profane.

Nel 1933 e il 1934 avvennero due apparizioni mariane: cinque bambini videro a Beauraing quella che fu poi chiamata “Nostra Signora del Biancospino”, mentre una bambina di 11, Mariette Beco, incontrò a Banneux “Nostra Signora dei Poveri”.

In particolare, il santuario di Banneux ha contato otto apparizioni, che ebbero luogo tra il 15 gennaio e il 2 marzo del 1934. Il santuario che nacque a seguito di quell’apparizione non ha una chiesa, ma vasti sazi.

Furono invece 4 ragazze un bambino a vedere Nostra Signora del Biancospino a Beauraing, tra il 2 dicembre 1932 e il 3 gennaio 1933. Il nome della Vergine è dovuto al fatto che l’apparizione avvenne sopra ad un biancospino. La Vergine chiese preghiere e di organizzare un pellegrinaggio in quel posto.

Il santuario nazionale del Belgio è però quello dedicato a Nostra Signora di Hal. In quella zona, si sono combattute molte battaglie decisive per la storia della nazione. La statua mariana che vi si trova, esposta dal 1257, è una delle cinque immagini donate della regina Santa Elisabetta di Ungheria alla figlia Sofia, che era andata sposa in Belgio. Anche ad Hal è fiorita una confraternita, che organizza una solenne processione la prima domenica di settembre.

Come detto, la costruzione del santuario di Montaigu è stato “sponsorizzato” dai monarchi belgi. A Montaigu, un pastorello trovò una immagine che non poté portare via. Si costruì dunque un santuario. Quando l’immagine venne trafugata e forse distrutta nel 1580, durante le lotte con i Protestanti, il culto non venne meno. Sette anni dopo, vi fu collocata un’altra immagine.

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Tra il 1606 e il 1627 fu costruita la chiesa attuale, con cupola, costruita per iniziativa dell’arciduca Alberto che attribuì all’intercessione di Nostra Signora di Montaigu la liberazione di Bois Le Duc.

In territorio lussemburghese c’è invece il santuario della “Consolatrice degli Afflitti”, alla cui celebrazione non manca alcun lussemburghese. Fu teatro di una grande celebrazione di lussemburghesi reduci al termine della Seconda Guerra Mondiale.