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Cantalamessa: "Il pensiero della morte è l'unica arma rimasta per scuoterci dal torpore"

Oggi 4 dicembre, primo venerdì d'Avvento, sono iniziate, nell'Aula Paolo VI, le meditazioni del predicatore della Casa Pontificia Raniero Cantalamessa

Il Cardinale Cantalamessa durante la prima meditazione d'Avvento | Il Cardinale Cantalamessa durante la prima meditazione d'Avvento | Vatican Media Il Cardinale Cantalamessa durante la prima meditazione d'Avvento | Il Cardinale Cantalamessa durante la prima meditazione d'Avvento | Vatican Media

Oggi 4 dicembre, primo venerdì d'Avvento, sono iniziate, nell'Aula Paolo VI, le meditazioni del predicatore della Casa Pontificia Raniero Cantalamessa, creato cardinale da Papa Francesco nel Concistoro del 28 novembre scorso. Il tema che comprenderà anche le meditazioni dell'11 e del 18 dicembre è "Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore" dal Salmo 90, 12.

Alla presenza di Papa Francesco, il predicatore inizia: "Oggi l'umanità intera sperimenta un senso di caducità, il Signore a volte ci istruisce con i fatti. Nell'anno segnato dal coronavirus ci sono tanti insegnamenti che ognuno può trarre, sono riflessioni che possiamo fare qui anche tra di noi, ma è controproducente parlarne alla gente per non accrescere l'esasperazione".

Cantalamessa spiega che saranno tre le verità che verranno affrontate in queste meditazioni che "siamo tutti mortali, che la vita del credente non finisce con la morte, che non siamo soli sulla piccola barca del nostro pianeta perchè il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare intorno a noi".

Nella meditazione di oggi si riflette sulla morte. "Memento mori, ricordati che morirai. I monaci trappisti lo scelsero come motto del loro ordine - dice Cantalamessa - La morte è un ponte verso la fine eterna, il modo sapienziale di parlare della morte è riflettere sulla realtà dolorosa della morte. Così si parla della morte nell'Antico Testamento".

La morte è sempre stata trattata così. "Tale modo di guardare alla morte continua anche nel Vangelo. Vegliate perchè non sapete nè il giorno nè l'ora. Sant'Alfonso ha scritto un trattato intitolato "Apparecchio alla morte", un classico della spiritualità cattolica. Molti santi sono rappresentati davanti ad un teschio", dice il cappuccino.

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"Sant'Agostino diceva: 'Quando nasce un uomo si fanno tante ipotesi... forse sarà ricco povero forse vivrà a lungo, ma di nessuno si dice forse morirà o non morirà. Questa è l'unica cosa assolutamente certa nella vita. La morte è la malattia mortale che si contrae nascendo'.

"La presente calamità ci ricorda quanto è inutile progettare fuori dalla fede. Siamo soggetti alla seduzione del mondo e delle cose visibili. Ma l'unica cosa certa è la morte. Il mondo pare un groviglio di ingiustizie, tutto sembra venire a caso, una specie di dipinto moderno, senza forma, si vede spesso l'innocenza punita. C'è un punto da cui osservare questo quadro? Si. E' la fine, la morte a cui segue il giudizio. Visto da qui tutto assume il suo giusto valore. La morte diceva Totò è una livella, azzera tutti i privilegi. Quante crudeltà in meno si commetterrebero sulla terra se si pensasse che tutti dovremo morire?", ricorda Cantalamessa.

"Sei angustiato da problemi? Portati avanti, collotati al punto giusto. Come vorresti allora avere agito? Hai un contrasto con qualcuno? Guarda la cosa dal letto di morte - commenta ancora ai presenta il predicatore - Il pensiero della morte ci impedisce di attaccarci alle cose, qui non abbiamo dimora stabile. Sorella morte è davvero una buona sorella maggiore, una buona pedagoga, ci insegna tante cose, se soltanto la sappiamo ascoltare con docilità".

"Abbiamo bisogno di evangelizzazione. Il pensiero della morte è l'unica arma che ci è rimasta per scuoterci dal torpore di una società opulenta. Se c'è una cosa che non è cambiata è che gli uomini devono morire. Dobbiamo tornare a predicare da cristiani sulla morte. Pensiamo a San Francesco, la sua morte fu un transito. Nel suo Cantico della Creature ha parole dolcissime e terribili. Guai a quelli che morranno nei peccati mortali. Il pungiglione della morte è il peccato. Partecipare all'Eucaristia è il metodo più efficace di apparecchiarci alla morte. Nell'Eucarestia noi facciamo salire al Padre il nostro amen. In essa noi facciamo testamento, decidiamo a chi lasciare la vita. La morte non è solo la fine, ma anche il fine della vita", rassicura il predicatore.

"Non abbiamo tolto al potere della morte il suo pungiglione, siamo però più preparati ad accogliere il messaggio di speranza: Ai tuoi fedeli Signore la vita non è tolta, ma trasformata", conclude così Cantalamessa la sua prima predica di Avvento.

 

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