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Letture, quei santi bambini che ci indicano la strada verso Gesù

La grande storia della piccola Mariuccia e di Mamma Morena

La copertina del libro  |  | Edizioni Messaggero di Padova La copertina del libro | | Edizioni Messaggero di Padova

Sara è una bambina di appena quattro anni, allegra, vivace, una bambina come tante altre, amatissima dalla mamma Anna e dal papà Michele. Vive a Gubbio, con i genitori e un’altra sorella, da quel 31 dicembre 2002, giorno della sua nascita.

A volte, però, sorprende tutti con qualche frase, che rivela una profondità inaspettata. Il 4  agosto 2006 è con i genitori in Calabria, per le vacanze estive. E’ ora di andare a dormire e la bambina chiede alla mamma di raccontarle una favola. Al rifiuto di Anna, racconta qualcosa di davvero sorprendente: “Quando ero piccola piccola, ero in un posto lontano lontano, meraviglioso, su una nuvoletta. Ero con l’altra mia mamma. Mamma Morena”. La bimba aggiunge che questa mamma speciale “era buonissima, più di mamma Anna” e aveva “capelli blu e gli occhi castani”, le era piaciuta talmente, era stata così felice in sua compagnia  che per lei avrebbe persino lasciato mamma Anna.

La donna rimane colpita e anche un po’ risentita a questa affermazione. Poi va a a dormire anche lei e non ci pensa più. Il giorno dopo, un giorno che non si cancellerà più, Sara va in spiaggia con mamma Anna, ma è piuttosto pensierosa, assorta. Vuole salire su una giostrina per bambini e in un attimo rimane uccisa, folgorata da un cortocircuito.

Ma la tragedia, la morte, la disperazione non sono le ultime parole per mettere fine alla storia di Sara Mariucci. 

L’8 agosto il papà di Sara, Michele, fa una ricerca su “Mamma Morena” e con stupore scopre che questo è il nome con cui viene venerata la Vergine Maria protettrice della Bolivia, la cui statua si trova nel santuario di Copacabana, sul Lago Titicaca in Bolivia. La sua festa ricorre il 5 agosto. Il giorno della tragedia, della morte della sua bambina.

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Dal giorno di quella scoperta la storia di Sara Mariucci comincia  a portare tanta speranza nei sofferenti, in chi ha paura e in chi ha perso la fede, tanto che la tomba della bimba a Gubbio è méta di continue visite da parte di persone alla ricerca di Dio, da ogni luogo di Italia e del mondo.

Ora esce un libro che racconta questa storia straordinaria, dal titolo "La grande storia della piccola Sara", pubblicato dalle Edizioni Messaggero Padova, scritto da Enrico Graziano Giovanni Solinas, per far conoscere e diffondere questa vicenda capace di ridare speranza, in un periodo tanto buio.

Attualmente sono in corso le indagini diocesane per accertare se ci siano le condizioni per istruire un processo di beatificazione, data la fama di santità di Sara Mariucci, guidate da monsignor Luciano Paolucci Bedini, vescovo di Gubbio, in quanto molte persone affermano di aver ricevuto grazie ed essere guarite da malattie incurabili dopo aver pregato sulla tomba della bambina.

Ma è molto difficile istruire un processo di questa genere per via dell’età: Sara è morta prima ancora di compiere i quattro anni. La vicenda di Sara rimette al centro la questione dei “santi bambini”. Nonostante molte presenze straordinarie di vite precocemente toccate da una grazia “speciale”, per trovare i primi bambini, non martiri, riconosciuti ufficialmente santi si è dovuto aspettare il 13 maggio 2017 e i pastorelli di Fatima: Francesco e Giacinta Marto. Questo si spiega con la prudenza legata al concetto di maturità, di consapevolezza delle proprie azioni.

Si trattava cioè di capire a quale età un bambino è in grado di capire cosa siano le virtù cristiane e quindi di scegliere di viverle, fino all’eroismo. Tema che ha animato il dibattito della Chiesa per decenni e che continua ancora, sebbene nel 1981, in assenza di leggi canoniche, si sia espressa la Congregazione delle cause dei santi stabilendo che a sette anni una persona è in grado di rispondere consapevolmente alla grazia di Dio.

La questione si era posta per casi come quello di san Domenico Savio, morto a 15 anni da compiere, e successivamente dei pastorelli di Fatima. Si è applicato anche alle cause dei santi il criterio di san Pio X sull’accesso alla Comunione, di quando cioè si è in grado di capire che non si tratta soltanto di pane ma del corpo di Cristo, l’età nella quale uno è in grado di apprendere, di riflettere sulle cose che fa. In un certo senso una scelta collegata all’abbassarsi dell’età necessaria per accedere alla Prima Comunione.

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Ma la devozione ai “santi bambini” ha radici profonde ed è tenace persino in questo mondo del tutto secolarizzato. A loro , del resto, sono rivelati più facilmente i misteri del Regno di Dio, come ha spiegato Gesù stesso nel Vangelo.  Come dimostra la storia di Carlo Acutis, di recente proclamato beato, morto a 15 anni e al centro di una vasta devozione, sepolto ad Assisi. Basta recarsi in un giorno qualsiasi alla tomba di Antonietta Meo, detta Nennolina, vissuta solo 7 anni, e proclamata venerabile da papa Benedetto XVI, a Roma, nella basilica della Santa Croce in Gerusalemme. C’è sempre qualcuno che prega inginocchiato, sfiora il marmo della tomba, lascia un biglietto con una preghiera, un’invocazione…anche in questi giorni di pandemia, dove l’afflusso di pellegrini è drasticamente ridotto. Risuonano nella mente le frasi delle sua “letterine” indirizzate a Gesù, a Maria, ai santi, in cui si rispecchia con infinita tenerezza il monito evangelico: Dio ha  tenuto nascoste le sue meraviglie ai sapienti e agli intelligenti e le ha rivelate ai piccoli.

 

Enrico G.Solinas, La grande storia della piccola Mariuccia e di Mamma Morena, Edizioni Messaggero Padova, pp.160, euro 14