"Preghiamo per i morti della pandemia, non solo per quelli caduti a causa dell’infezione ma anche per le tante persone con altre malattie che non possono essere curate per il sovraffollamento negli ospedali. Preghiamo per gli operatori sanitari, per i medici, per i sacerdoti, per i disagi che si sono creati nelle famiglie. Quello che si sente di più quando si sta per morire è la solitudine". Il cardinale Gualtiero Bassetti, Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha celebrato questa mattina, nella Cappella Gesù Buon Pastore a Roma, la Santa Messa per le vittime della pandemia, nell’ambito dell’iniziativa promossa dal Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa.

"C’è differenza tra il morire soli o con qualcuno che ti stringe una mano, manifesta un segno di affetto e dice di non aver paura. Preghiamo perché il Signore ci liberi da questo flagello che ci ha colpito e che sembra non avere fine", continua cosi il Cardinale nella sua introduzione.

"Sono grato al Cardinale Angelo Bagnasco, presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa per questa iniziativa di preghiera per le vittime della pandemia, che ad oggi sono circa 800.000 in Europa - commenta il Presidente CEI nell'omelia, anche lui colpito dal Covid19 lo scorso ottobre - Si tratta di una “catena eucaristica”, in suffragio di centinaia di migliaia di persone. È importante ricordare anche tutte le famiglie che hanno subito lutti e tutti coloro che ancora sono colpiti dal virus, tutti malati. Questo gesto, così significativo, è un segno di comunione e di speranza per l’intero Continente europe".

Conclude fine l'Arcivescovo: "Lo ripeto: non possiamo e non dobbiamo dimenticare soprattutto i morti di questa pandemia, uomini, donne, anziani, giovani, sacerdoti e religiosi, che sono stati strappati alla vita dalla violenza del virus. Vogliamo pregare per loro, per i loro cari, per quanti stanno ancora soffrendo e per tutti gli operatori sanitari che sono impegnati in prima linea e, con dedizione e professionalità, si prendono cura degli ammalati. Ho perso quattro sacerdoti nella mia Diocesi. Don Gustavo, di Ponte Pattoli, è morto dicendo: "Offro volentieri la mia vita per l’Arcivescovo, purché possa riprendersi dal morbo".