“L’emigrazione della Calabria. Percorsi migratori, consistenze numeriche ed effetti sociali” è il nuovo volume della Fondazione Migrantes che ripercorre “un secolo di storia dell’esperienza migratoria calabrese”.

“Il volume – dicono dalla Fondazione della Conferenza Episcopale Italiana - parte dall’esodo mi-gratorio dalla Calabria, durante il periodo della “Grande emigrazione”, esaminando poi i diversi pe-riodi storici per arrivare alla realtà odierna e alla ricca diversificazione e impegno dei calabresi nel mondo attraverso l’associazionismo”.

Inserito nella Collana “Quaderni” della stessa fondazione ed edito da Tau, il volume è stato curato da Francesco Carchedi e Mattia Vitiello e “attraverso dati statistici e materiale documentale e bibliografico – spiegano ancora da Migrantes  -, oltre agli aspetti relativi all’emigrazione calabrese, poggia l’attenzione anche alla recente immigrazione che interessa, a partire dall’ultimo decennio,  alcune particolari aree della regione in maniera anche strutturale”.

L’emigrazione italiana è “geneticamente tipicizzata dalle diverse identità regionali dei soggetti mi-granti che portano con sé un bagaglio culturale che si diversifica a seconda del territorio e della re-gione”, scrive nella presentazione il direttore della Migrantes Mons. Giancarlo Perego. E la Calabria, insieme alla Liguria e al Veneto si può ritenere l’avanguardia dei flussi migratori: inizialmente verso i paesi transoceanici (Usa, Brasile, Argentina) e in seguito verso il Nord Europa (Francia, Germania e Svizzera) e in misura ridotta verso Gran Bretagna e Belgio. Ma non solo: la Calabria è stata “molto attiva” anche nei flussi migratori “interni”, in particolare verso quello che veniva chiamato il “triangolo industriale” (Milano, Torino Genova) e verso Roma.