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1930, Pio XI difende la vita e il matrimonio cristiano

90 anni fa il Papa pubblicava l'enciclica Casti connubii

Pio XI |  | pubblico dominio Pio XI | | pubblico dominio

"Fra i beni del matrimonio occupa il primo posto la prole. E veramente lo stesso Creatore del genere umano, che nella sua bontà volle servirsi degli uomini come ministri per la propagazione della vita, questo insegnò quando nel paradiso, istituendo il matrimonio, disse ai progenitori e in essi a tutti i coniugi futuri: crescete e moltiplicatevi e riempite la terra". E' quanto ricorda Papa Pio XI nell'enciclica Casti connubii, pubblicata esattamente 90 anni fa e dedicata al matrimonio cristiano.

"Il bene però della prole - sottolinea il Papa - non si esaurisce nel beneficio della procreazione, ma occorre che se ne aggiunga un secondo, che consiste nella debita educazione di essa. Nessuno infatti può ignorare che la prole abbisogna per molti anni dell’altrui aiuto per la formazione e l’educazione".

Oltre alla prole, Pio XI elenca un secondo bene: quello della fede, "che è la vicendevole fedeltà dei coniugi nell’adempimento del contratto matrimoniale; sicché quanto compete per questo contratto sancito secondo la legge divina al solo coniuge, né a lui sia negato, né permesso ad una terza persona; e neppure al coniuge stesso sia concesso ciò che non si può concedere in quanto contrario alle leggi divine e del tutto alieno dalla fede matrimoniale".

Nel testo il Papa condanna con nettezza e chiarezza le leggi eugenetiche e allo stesso tempo definì immorale l'aborto.

"Dobbiamo ricordare pure - denunciava nel 1930 Pio XI - l’altro gravissimo delitto, col quale si attenta alla vita della prole, chiusa ancora nel seno materno. Per alcuni la cosa è lecita, e lasciata al beneplacito della madre e del padre; per altri è invece proibita, salvo il caso in cui esistano gravissimi motivi, che chiamano col nome di indicazione medica, sociale, eugenica. Costoro richiedono che, quanto alle pene, con cui le leggi dello Stato sancirono la proibizione di uccidere la prole generata, ma non venuta ancora alla luce, le pubbliche leggi riconoscano la indicazione, secondo che ciascuno a modo suo la difende, e la dichiarino libera da qualsiasi pena. Anzi, non mancano coloro i quali domandano che le pubbliche autorità prestino il loro aiuto in simili mortifere operazioni; enormità che, purtroppo, in qualche luogo, si commette frequentissimamente, come è noto".

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