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1950, Pio XII e il monito contro il rifiuto di Dio

70 anni fa l’enciclica Anni Sacri, per ottenere preghiere per il rinnovamento cristiano e la concordia dei popoli

Pio XII |  | pubblico dominio Pio XII | | pubblico dominio

 In occasione dell’Anno Santo 1950 Pio XII scrisse l’enciclica Anni Sacri, invocando preghiere per il rinnovamento cristiano e la concordia dei popoli. L’enciclica venne pubblicato il 12 marzo 1950.

I pellegrini sono giunti a Roma – scriveva il Papa – “non solo non solo per riscattare le proprie colpe, ma anche per espiare i peccati del mondo e per implorare il ritorno della società a Dio, dal quale solo può nascere la vera pace del cuore, la civile concordia e il benessere delle nazioni”.

Pio XII ammetteva di aver l’animo rattristato poiché “sebbene sia quasi dovunque cessata la guerra, non è giunta tuttavia la desiderata pace, una pace stabile e sicura che possa felicemente conciliare i molti e sempre crescenti motivi di discordia. Molte nazioni si ostacolano a vicenda; e come viene meno la fiducia si fa a gara nel correre agli armamenti, lasciando trepidi e sospesi gli animi di tutti”.

“Quel che Ci sembra non solo il male più grave, ma la radice di ogni male – spiegava ancora il Papa - è questo: non di rado alla verità si sostituisce la menzogna, che viene adoperata come strumento di contesa. Da non pochi la religione viene trascurata, come cosa di nessuna importanza, e altrove addirittura proibita nell'ambiente familiare o sociale come rimasuglio di vecchie superstizioni; si esalta l'ateismo privato e pubblico, in modo che, abolito Dio e la sua legge, i costumi non hanno più alcun fondamento. La stampa anche troppo spesso insulta volgarmente il sentimento religioso, mentre non esita a divulgare le più turpi oscenità, eccitando e attirando al vizio con incalcolabile danno, specialmente la tenera fanciullezza e la gioventù tradita. Con false promesse si inganna il popolo che è incitato all'odio, alla rivalità, alla ribellione, specialmente se si riesce a svellere dal suo cuore la fede avita, unico sollievo in questo esilio terreno. Si organizzano e si fomentano serie violenze e tumulti e sollevazioni che preparano la rovina dell'economia e che recano un danno irreparabile al bene comune. Più ancora dobbiamo deplorare con immensa tristezza che in non poche nazioni vengono offesi e calpestati i diritti di Dio, della chiesa e della stessa natura umana. I sacri ministri, anche se insigniti di alte dignità, o sono cacciati dalle proprie sedi, esiliati e imprigionati, o impediti in modo da non poter esercitare il ministero loro affidato”.

Il mondo – metteva in guardia Pio XII – rifiuta Dio, ecco la necessità “di spronare i sacerdoti perché  non risparmino fatiche affinché le anime a loro affidate si nutrano della dottrina dell'evangelo e partecipino alla vita cristiana affrettando l'auspicato rinnovamento dei costumi. E poiché non a tutti, né a tutto può giungere il sacerdote, né sempre la sua opera può adeguatamente sopperire a ogni necessità, coloro che militano nelle file dell'Azione cattolica devono prestare l'aiuto della propria esperienza e della propria operosità. A nessuno è lecito essere svogliato e pigro, mentre sovrastano tanti mali e tanti pericoli”.

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Sia illuminato dal lume celeste – era l’auspicio del Papa - l'intelletto di coloro che hanno nelle mani i destini dei popoli: riflettano essi che come la pace è opera della saggezza e della giustizia, così la guerra è frutto della cecità e dell'odio; e pensino che dovranno render conto un giorno non solo alla storia, ma anche al giudizio eterno di Dio. Siano palesate dalla sua luce le menzogne dei cattivi; sia umiliata la torva arroganza dei superbi; i ricchi siano indotti alla giustizia, alla generosità, alla carità; i poveri e i miseri prendano a modello la famiglia di Nazaret che, anch'essa, si procurò il pane con il quotidiano lavoro; coloro infine che hanno il governo della cosa pubblica si convincano non esservi base sociale più solida dell'insegnamento cristiano e della tutela della libertà ecclesiastica”.