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Nicaragua, chiusa la nunziatura, sospese le relazioni diplomatiche con la Santa Sede

Non si parla formalmente di rottura delle relazioni diplomatiche, ma è come se lo fosse. Fallito ogni ponte di dialogo di cui anche il Papa ha parlato tornando dal Kazakhstan.

Cattedrale Immacolata Concezione  | La cattedrale dell'Immacolata Concezione di Managua, in Nicaragua | Di feinteriano, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=53160661 Cattedrale Immacolata Concezione | La cattedrale dell'Immacolata Concezione di Managua, in Nicaragua | Di feinteriano, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=53160661

In Nicaragua, la scorsa settimana, era stata abolita la Caritas locale e chiusa l’Università Cattolica Giovanni Paolo II. E sembrava il culmine di una situazione che sembrava senza ritorno, dopo la condanna a 26 anni di carcere del vescovo di Matagalpa Rolando Àlvarez, al termine di un processo per niente trasparente. Ma ora il regime nicaraguense di Daniel Ortega è arrivato praticamente a un punto di non ritorno: ha ordinato la chiusura della nunziatura della Santa Sede a Managua.

Il gesto è la risposta, durissima, alle parole di Papa Francesco, che in una intervista con Infobae aveva comparato il regime di Daniel Ortega con le dittature dell’inizio del XX secolo, tra cui il nazismo e il comunismo. Non una rottura, spiegano, ma una sospensione delle relazioni.

La nota stampa del governo nicaraguense, da vari mezzi internazionali, parla di una “sospensione delle relazioni diplomatiche”, in un comunicato diffuso anche da Arturo McFields Yescas, che è stato fino al 23 marzo ambasciatore del Nicaragua presso l’Organizzazione degli Stati Americani, e poi destituito dal regime per averne denunciato la violazioni dei diritti umani.

Secondo la nota stampa, ci sono “mezzi vincolati al terrorismo golpista” che diffondono la “notizia di una possibile rottura diplomatica della Santa Sede”.

La notizia della chiusura della nunziatura di Managua da parte del governo Ortega si è diffusa il 12 marzo, attraverso una fonte proveniente dalla Santa Sede. Allo stesso tempo, è stata chiusa l’ambasciata del Nicaragua presso la Santa Sede, che comunque era senza un ambasciatore dal 21 settembre 2021, quando era stata annullata la nomina di Elliete Ortega Sotomayor. Al momento, l’ambasciata aveva solo una ministra consigliere.

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Anche la nunziatura non ha un diplomatico di primo livello dal marzo 2022, quando il governo Ortega espulse l’arcivescovo Waldemar Sommertag, “ambasciatore del Papa” nel Paese. La decisione era stata definita “inspiegabile” in un comunicato della Sana Sede. Di certo, segnali ce ne erano stati nei mesi precedenti, quando Ortega aveva annullato la figura del decano del Corpo diplomatico, di fatto tagliando fuori il nunzio, che per convenzione internazionale è sempre il primo dei diplomatici.

Ma le relazioni tra Santa Sede e governo si erano esacerbate già in precedenza.

Nel 2019, il vescovo ausiliare di Managua Silvio Baez era stato richiamato da Papa Francesco a Roma nel 2019, con una decisione improvvisa nel mezzo di una recrudescenza della violenza.

Ma c’era un precedente ancora più lontano: nel 1986, Pablo Antonio Vega, vescovo-prelato di Juigalpa e vicepresidente della Conferenza Episcopale del Nicaragua, era stato esiliato dal Nicaragua. La stessa sorte era toccata in quell’anno a monsignor Bismarck Carballo, che era portavoce dell’arcivescovo di Managua.

Anche al vescovo Àlvarez era stato proposto un esilio insieme ad altri 222 prigionieri politici, ma questi ha rifiutato. L’arresto del vescovo era avvenuto al culmine di una serie di attacchi del governo alle strutture mediatiche delle diocesi, chiuse con vari prettesti.

Il Papa ha dedicato diversi appelli al Nicaragua sin da quando la crisi è scoppiata nel 2018, come reazione ad una riforma delle pensioni che fece venire fuori disagi più ampi della popolazione.

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All’inizio, i vescovi erano stati chiamati come “mediatori e testimoni”, ma la loro posizione a favore dei manifestanti quando erano ripresi gli scontri aveva reso la loro posizione insostenibile.

A giugno 2018, i vescovi hanno sospeso la presenza al dialogo nazionale, avendo come risposta l’accusa di essere una forza filo opposizione. Da lì, tutto è andato avanti in escalation, includendo anche una aggressione contro il Cardinale Leopoldo Brenes, arcivescovo di Managua, il suo ausiliare Baez e il nunzio Sommertag il 9 luglio 2018.

Si era cercato comunque un dialogo, e il nunzio Sommertag aveva avuto qualche successo anche in alcuni negoziati per la liberazione di prigionieri politici. Ma non poteva durare.

Gli appelli del Papa si sono diradati con il tempo. Il 21 agosto 2022, fece un appello a seguito dell’arresto del vescovo Àlvarez. Quindi, il 15 settembre 2022, nella conferenza stampa dal volo di ritorno dal Kazakhstan, a domanda rispose: “Sul Nicaragua notizie sono chiare, tutte. C’è dialogo, in questo momento c’è dialogo. Si è parlato con il governo, c’è dialogo. Questo non vuol dire che si approvi tutto quel che fa il governo o che si disapprovi tutto. No. C’è dialogo, e quando c’è dialogo è perché c’è bisogno di risolvere dei problemi. In questo momento ci sono dei problemi. Almeno io mi aspetto che le suore di Madre Teresa di Calcutta tornino. Queste donne sono brave rivoluzionarie, ma del Vangelo! Non fanno la guerra a nessuno. Anzi, tutti abbiamo bisogno di queste donne. Questo è un gesto che non si capisce… Ma speriamo che tornino e si risolva. Ma continuare con il dialogo. Mai, mai fermare il dialogo. Ci sono cose che non si capiscono. Mettere in frontiera un Nunzio è una cosa grave diplomaticamente, e il Nunzio è un bravo ragazzo che adesso è stato nominato da un’altra parte. Queste cose sono difficili da capire e anche da ingoiare."

Alla fine, la diplomazia della Santa Sede aveva deciso di non andare muro contro muro. All’arcivescovo Sommertag è stata destinata un’altra nunziatura, quella di Senegal, Capo Verde, Guinea Bissau e Mauritania, mentre non era stato nominato un nuovo “ambasciatore del Papa” a Managua, evitando così di dover fare un accreditamento e dunque riconoscere il regime, e dando un segnale chiaro che la Santa Sede non sta, con il dialogo, legittimando le azioni del governo.

Che nel frattempo, oltre a chiudere alcuni media diocesani, hanno espulso anche alcune missionarie di Madre Teresa.

Le parole del Papa, però, hanno riesacerbato gli animi, e Ortega, che già più volte aveva lamentato che i vescovi erano eletti dal Papa, e dunque non dal popolo, ha preso una decisione forte. Non è una rottura. Poco ci manca.