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L’Annunciazione narrata dai santi

L' Annunciazione secondo il Beato Angelico |  | Wikipedia L' Annunciazione secondo il Beato Angelico | | Wikipedia

 Quest’annuncio, così denso di riferimenti all’Antico Testamento  (soprattutto alle parole del profeta Sofonia, “Gioisci, figlia di Sion, esulta, Israele, e rallegrati con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme!”), apre di fatto alle grandi pagine del Nuovo Testamento. “Rallegrati, piena di grazia, il Signore è con te”: è questo il saluto dell’arcangelo Gabriele riportato dall’evangelista Luca al primo capitolo del suo Vangelo.

Un momento così colmo di Luce che possiamo solo immaginare; un dialogo in cui il “Fiat” della Vergine Maria segnerà per sempre la storia dell’umanità. Di questa scena, l’arte pittorica di tutti i tempi, ha fornito immagini indelebili, scolpite nella memoria di ogni cristiano: sono i colori e le forme del Beato Angelico, di Lorenzo Lotto, passando per Filippino Lippi e Jan van Eyck, e tanti altri artisti di ogni epoca. Ma anche i santi hanno cercato di “ritrarre” questa scena. E lo hanno fatto a loro modo: i colori, le loro parole; i tratti di pennello, le loro meditazioni che hanno arricchito da sempre il grande libro della teologia e della storia della Chiesa. Se si volesse dare un titolo a quest’opera così immensa si potrebbe forse pensare a qualcosa del genere: “La  grande tavolozza della teologia mariana sull’Annunciazione”.

Diversi sono i santi che hanno dedicato pagine di meditazioni e riflessioni riguardo questo mistero che per san Luigi Maria de Montfort rimane “il primo mistero di Gesù Cristo, il più nascosto, il più elevato e il meno conosciuto” come scrive nel suo Trattato della vera devozione alla Vergine Maria, il libro-cult del santo francese.  Alla devozione a questa solennità dedica molte righe del suo Trattato sostenendo che i veri devoti della Santa Vergine “avranno una singolare devozione per il grande mistero dell’Incarnazione del Verbo, il 25 marzo, che è il mistero proprio di questa devozione”. Una cura, un’attenzione, una devozione del popolo di Dio “ispirata dallo Spirito Santo”.

Ma prima di lui, anche un altro “figlio fedele” della Vergine, il francescano San’Antonio di Padova, si era soffermato sull’immenso valore teologico dell’Annunciazione. Il santo nativo di Lisbona ne tratta, con sublime poesia, nei suoi Sermoni. Le parole che sceglie per descrivere la scena ha tutti i tratti di un vero e proprio componimento poetico che nella teologia trova foce e fonte: “Osserva che la Vergine Maria fu sole sfolgorante nell'annunciazione dell'angelo, fu arcobaleno splendente nel concepimento del Figlio di Dio, fu rosa e giglio nella nascita di lui. Nel sole ci sono tre prerogative: splendore, candore e calore, che corrispondono alle tre parti del saluto dell'arcangelo Gabriele”.              

E riguardo al piano di salvezza che può essere considerato il sottotesto dell’Annunciazione, riserva queste dense righe: “Ma dopo che il sole entrò nella Vergine, fu fatta la pace e la riconciliazione, perché lo stesso Dio e Figlio della Vergine, dando completa riparazione al Padre per la colpa dell'uomo, fermò l'ira del Padre affinché non colpisse l'uomo. Queste due nuvole sono chiamate "glorie", perché furono disperse per opera della Vergine gloriosa”.

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Non solo poesie e canzoni componeva Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, altro santo assai devoto alla Vergine Maria. Molto spesso l’avvocato santo è stato relegato, in una certa misura e da una determinata critica forse troppe volte lacunosa, ai soli componimenti musicali. Ma di lui, invece, rimangono anche opere di alto profilo teologico. E’ il caso de Le glorie di Maria, testo in cui non poteva certo mancare il riferimento all’Annunciazione del Signore. Sant’Alfonso Maria de’ Liguori nel IV Discorso presente nell’opera citata, analizza il passaggio evangelico dell’arcangelo Gabriele di fronte alla Vergine, soffermandosi su diversi aspetti. Fra questi, spiccano quelli di carattere psicologico (e in ciò non può che definirsi autore moderno) intrecciati  a quelli di carattere teologico: “L’umile Maria intanto a questo saluto, così pieno di lodi, che risponde? Niente; ella non rispose, ma pensando a tal saluto si turbò. (...) E perché mai si turbò? forse per timore d’illusione, o per modestia, vedendo un uomo, come vuole alcuno, pensando che l’angelo le apparve in forma umana? No, il testo è chiaro. (...) Fu adunque un tal turbamento tutto d’umiltà al sentir quelle lodi tutte lontane dal suo umile concetto”. Un turbamento di stupore, dunque.

Fra i padri della Chiesa, sono da annoverare due in particolare che alla Vergine Maria hanno riservato meditazioni che ancora oggi conservano un’originalità del tutto particolare: sono Sant’Agostino d’Ippona e Sant’Ambrogio, l’allievo e il maestro.  Sant’Agostino nel suo Sermone numero 291 scrive: “Dunque, l'angelo va da Maria vergine: Ave - dice - piena di grazia, il Signore è con te: è già con te Colui che sarà in te. Benedetta tu fra le donne”. Dopo l’annuncio, Maria dice: “Come avverrà questo? Poiché non conosco uomo”. E proprio su questa risposta il santo si sofferma: “Prevedendo l'unione coniugale, quando mai avrebbe detto: Come avverrà questo? Se infatti doveva avvenire, come di regola avviene in tutti i bambini, non avrebbe detto: Come avverrà? Ma quella, memore del suo proposito, consapevole della santità del voto, nel dire: Come avverrà questo? Poiché non conosco uomo, aveva infatti avuto coscienza di quel che aveva offerto in voto. Essendo estranea ad una tale possibilità, dicendo: Come avverrà questo? volle sapere il modo, non dubitò dell'onnipotenza di Dio”. Sant’Ambrogio, invece: “Lo Spirito Santo scenderà su di te”. Appena Maria ascolta questa parola così nuova, vi crede. Perciò risponde: Eccomi, sono la serva del Signore. Avvenga di me quello che hai detto. Notate l’umiltà e la dedizione di Maria: mentre viene scelta per madre, si dichiara serva del Signore e non si lascia esaltare dall'improvvisa promessa”. E’ l’insuperabile, inaccessibile, immensa umiltà di Maria.