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Papa Francesco, serve una Chiesa che parli fluentemente il linguaggio della carità

L'incontro a Budapest con poveri, e rifugiati nella chiesa di Santa Elisabetta

L'incontro di Papa Francesco con i rifugiati |  | Daniel Ibanez/ EWTN
L'incontro di Papa Francesco con i rifugiati | Daniel Ibanez/ EWTN
L'incontro di Papa Francesco con i rifugiati |  | Daniel Ibanez/ EWTN
L'incontro di Papa Francesco con i rifugiati | Daniel Ibanez/ EWTN
L'incontro di Papa Francesco con i rifugiati |  | Daniel Ibanez/ EWTN
L'incontro di Papa Francesco con i rifugiati | Daniel Ibanez/ EWTN

"Abbiamo bisogno di una Chiesa che parli fluentemente il  linguaggio della carità, idioma universale che tutti ascoltano e comprendono, anche i più lontani, anche coloro che non credono". 

Papa Francesco lo dice ai poveri ai rifugiati, ai profughi che lo accolgono nella Chiesa di Santa Elisabetta della Casa di Árpád dove Caritas Ungheria ha organizzato il sostegno a tante famiglie. Come sempre tutto parte da alcune testimonianze. Di una famiglia greco-cattolica, di una famiglia di rifugiati ucraini, e di un Diacono e della moglie. I canti sono quelli dei Rom. Il Signore "che ascolta il grido di chi è povero, «rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati» e «rialza chi è caduto», non arriva quasi mai risolvendo dall’alto i nostri problemi, ma si fa vicino con l’abbraccio della sua tenerezza ispirando la compassione di fratelli e sorelle che se ne accorgono e non restano indifferenti" spiega il Papa e dice il suo grazie alla Chiesa in Ungheria "per come avete accolto, non solo con generosità ma pure con entusiasmo, tanti profughi provenienti dall’Ucraina" come Oleg e la sua famiglia: "il vostro “viaggio verso il futuro” – un futuro diverso, lontano dagli orrori della guerra – è iniziato in realtà con un “viaggio nella memoria"", dice il Papa.

Racconta la storia di Santa Elisabetta Papa Francesco e conclude: "non basta dare il pane che sfama lo stomaco, c’è bisogno di nutrire il cuore delle persone! La carità non è una semplice assistenza materiale e sociale, ma si preoccupa della persona intera e desidera rimetterla in piedi con l’amore di Gesù: un amore che aiuta a riacquistare bellezza e dignità". Perché "l’amore che Gesù ci dona e che ci comanda di vivere contribuisce allora a estirpare dalla società, dalle città e dai luoghi in cui viviamo, i mali dell’indifferenza e dell’egoismo, e riaccende la speranza di un’umanità nuova, più giusta e fraterna, dove tutti possano sentirsi a casa".  Per "fare la carità" dice il Papa, serve "il coraggio di toccare" di guardare negli occhi per intraprendere un cammino e sentire quanto necessario era ricevere lo sguardo dell'altro.

Quella casa che molti profughi hanno trovato in Ungheria.

Toccante l'esecuzione del "Liber Tango" dell' argentino Astor Piazzolla dedicata dalla famiglia ucraina a Papa Francesco.

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