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Coraggio e unità, l'invito del Cardinale Zuppi ai vescovi italiani

Omelia del Presidente della CEI in occasione della Messa conclusiva della 77/ma Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana celebrata in San Pietro

La Messa conclusiva della 77/ma Assemblea Generale CEI - Daniel Ibanez CNA |  | La Messa conclusiva della 77/ma Assemblea Generale CEI - Daniel Ibanez CNA
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“Essere qui, al termine di quasi due anni di Cammino sinodale, è una grande emozione che ci sintonizza di nuovo con i fratelli e le sorelle e con questa Madre Chiesa che tutti ci accoglie e continua a generarci a figli. Come i due di Emmaus anche noi troviamo Pietro che conferma la nostra fede. Troviamo un popolo grande, che accoglie tutte le etnie perché popolo santo di Dio. Un popolo ma sempre una famiglia che ci chiede di vivere con lo stile e i sentimenti della famiglia, non da funzionari anonimi, anche zelanti ma con il cuore e gli affetti da un’altra parte o ridotti solo al proprio protagonismo o ruolo”. Lo ha detto il Cardinale Matteo Maria Zuppi, Presidente della CEI, nell’omelia pronunciata stamane in occasione della Messa conclusiva della 77/ma Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana celebrata in San Pietro.

Il pensiero del porporato è tornato immediatamente all’Ucraina: “ricordo – ha sottolineato - l’angoscia che grava nell’anima del popolo ucraino che anela alla pace e quanti piangono qualcuno che non è tornato più, inghiottito dalla macchina di morte fratricida che è la guerra”.

“Il mondo – ha ricordato l’Arcivescovo di Bologna - inizia sempre da ogni persona, da un incontro, scoprendola nella sua grandezza e unicità, amandola perché non è un’isola. Quanto c’è bisogno di amore gratuito, vero e non virtuale, legame umano e affettivo”.

Il cammino nella storia – ha ricordato il Cardinale Zuppi - è sempre pieno di sorprese se siamo docili alla Parola, che non smette di innalzare gli umili e abbassare i superbi, di trasformare il deserto in un giardino e un peccatore in una persona libera di non farlo più e visitata nella sua casa che diventa piena della salvezza”.

Il porporato sottolinea l’importanza della parola “coraggio” che “è l’espressione di Dio, che conosce la fatica della testimonianza. Vivere per il Vangelo ci fa confrontare con il nostro limite, con la durezza del mondo, con la forza del male che i cristiani conoscono perché amano e non aspettano qualche pandemia per combatterlo. Coraggio è anche lo stimolo a trovare nuove vie di trasmissione della fede, ad annunciare il Vangelo in ogni circostanza, a non aver paura di prendere il largo. Trasforma le difficoltà in opportunità. Tutto può cambiare e niente è impossibile a chi crede! Il Vangelo non ha confini. E chi è pieno del Vangelo è libero dai confini, non perché dilata il suo io come avviene pericolosamente nel mondo, ma perché ama e non ha paura di cercare nuove terre, anche quelle non ancora esplorate da nessuno, anche quelle che potrebbero dimostrarsi ostili. Il Vangelo ci fa sentire a casa ovunque e tutto è reso da lui casa”.

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“Non c’è comunione – ha ribadito il presidente della CEI - senza l’azione dello Spirito e la nostra docilità a lasciarci guidare dallo Spirito e non dai piccoli interessi. Coraggio e unità sono i due binari del percorso che la Parola di Dio ci indica oggi attraverso la liturgia eucaristica: il coraggio che solo l’amore può generare in noi, per ascoltare, discernere e decidere per Dio e per il bene della Chiesa; e l’unità. Cioè pensarsi insieme, a tutti i costi, non uguali, anzi ancora più diversi perché finalmente e liberamente se stessi perché in relazione gli uni agli altri”.

L’unità è santa e non a caso è sempre legata alla pace, perché la guerra inizia quando si accetta la divisione. L’unità ha sempre al centro Gesù. Presso la Cattedra di Pietro rinnoviamo questo desiderio che ci riguarda tutti nelle diverse e tutte complementari responsabilità: essere Pastori secondo il cuore di Dio, coraggiosi e uniti nell’annuncio della lieta novella il Signore è veramente risorto!”.