Advertisement

Angelo De Donatis ai pellegrini di Macerata-Loreto: siate fiaccole della pace

Il racconto di una notte di preghiera e una mattina di speranza per i pellegrini

La partenza del Pellegrinaggio |  | SB
La partenza del Pellegrinaggio | SB
La partenza del Pellegrinaggio |  | SB
La partenza del Pellegrinaggio | SB

“Illustrissimi Presidenti, decine di migliaia di giovani accompagnati da adulti, provenienti da tutta Italia e da vari paesi esteri, hanno partecipato al 45° Pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto, camminando tutta la notte in preghiera per circa trenta chilometri. A conclusione di questo gesto osano rivolgervi questo appello”: così inizia la lettera che i promotori del 45^ pellegrinaggio a piedi da Macerata a Loreto hanno letto domenica mattina davanti a circa 60.000 pellegrini, indirizzata ai presidenti dell’Ucraina, Volodymyr Zelens’kyj, e della Russia, Vladimir Putin.

Un appello che ribadisce la speranza nella pace, perché nella ‘casa’della Madonna nulla è impossibile se si percorrono ‘sentieri nuovi’: “Camminare tutta la notte è un gesto in apparenza inutile davanti alle proporzioni di quanto sta accadendo in Ucraina. Ma abbiamo imparato che nel cuore dell’uomo c’è sempre la possibilità di trovare nuove strade. Papa Francesco ci esorta: ‘non ci trattenga il timore di sbagliare e la paura di percorrere sentieri nuovi’. Il sentiero del pentimento per l’ingiustizia commessa e il sentiero del perdono per l’ingiustizia subita. Abbiamo camminato tenendo nel cuore l’iniziativa del Santo Padre, che ha inviato il Card. Matteo Zuppi come pellegrino di speranza e osiamo credere che Lei, Presidente Putin, e Lei, Presidente Zelens’kyj, possiate, come Mosè, aprire una nuova strada nel Mar Rosso, che faccia passare il popolo all’asciutto”.

Appello scaturito nella sera precedente a Macerata dalla video testimonianza di mons. Paolo Pezzi, arcivescovo metropolita della Madre di Dio a Mosca: “In questa circostanza, che è molto dolorosa, per certi versi tragica desidero farmi pellegrino di pace e chiedere a voi di pregare per la pace perché la pace di Cristo si distenda innanzitutto nei cuori e poi nelle famiglie nelle nazioni e tra i popoli. Domandiamo con insistenza la conversione del cuore perché è la condizione necessaria affinché nei nostri cuori, e perciò nelle nostre comunità, regni la pace… La Chiesa nei primi secoli si chiamava infatti ‘Comunione e Pace’. Ecco, siate pellegrini attivi di questo processo sinodale. Che Dio vi accompagni”.

La domanda fondamentale (‘Chi cerchi?’) è risuonata forte a Loreto dalle parole del card. Angelo de Donatis, vicario generale del papa per la diocesi di Roma, che ha ripreso le parole rivolte ai giovani durante la Giornata Mondiale della Gioventù  nel 2000: “Anche nella casa di Loreto è stato pronunciato il nome di Maria. Lei ha risposto; ha detto di sì e Dio si è fatto piccolo. Terminando il nostro cammino qui a Loreto, contempliamo Dio che nel dire il mio nome si fa piccolo, come si fa piccolo nel pane eucaristico. Da piccolo, in noi piccoli, riprende la strada con noi ed in noi, perché non smettiamo di sognare in grande e di compiere opere grandi”.

Mentre nello stadio maceratese, che ha accolto i pellegrini con la riproposta dei video dell’intervento di mons. Luigi Giussani e dell’omelia di papa Giovanni Paolo II a 30 anni dalla loro presenza al pellegrinaggio, il card. De Donatis è stato ‘colpito’ da ‘questa tradizione popolare ormai consolidata, con le sue radici lontane’: “Primo: quando si cerca, siamo invitati a ricordare. Secondo: se si cerca insieme ad altri è più semplice trovare. Terzo: chi cerca veramente, trova sempre qualcosa più grande di ciò che si aspetta”.

Advertisement

L’invito è quello di non avere paura: “Carissimi, non abbiate paura di cercare Dio, perché Lui si rivela a chi lo cerca, dando la vita in pienezza... Se nel cuore hai tante domande, tante preoccupazioni che ti appesantiscono, sappi che Dio è più grande del tuo cuore e conosce ogni cosa. Prova a lasciarti alleggerire da Lui, passo dopo passo, per giungere a Loreto più piccolo, più umile, più ricco dell’Essenziale. E ritroverai in quella Casa colei che, ricolma delle attese e delle speranze della storia del mondo, dirà di nuovo ‘Sì’ per fare entrare Dio nella tua storia”.

Ed ha concluso l’omelia con un chiaro invito nell’affrontare il pellegrinaggio notturno: “In questa notte e da questa notte siate voi fiaccole della pace, che illuminano questo tempo di buio, pensando a troppe persone che soffrono il dramma della guerra e della violenza. Fiaccole capaci di strapparci dal nulla che vuole divorare l’anima per renderci nemici tra noi e in noi stessi”.

Durante il cammino notturno è stato ascoltato il racconto di Annagiulia, figlia del ‘pellegrinaggio’, in quanto i genitori, 20 anni fa vi parteciparono per chiedere la grazia di un figlio: “Mi chiamo Annagiulia ed ho 19 anni; vengo da Pecognana in provincia di Mantova. Questo è il secondo pellegrinaggio, ma il primo non lo ricordo perché ero troppo piccola. I miei genitori mi portarono come segno di gratitudine verso Maria, che dopo due anni hanno esaudito le loro preghiere. Nella  mia famiglia dobbiamo molto alla famiglia di Loreto, perché ha sempre esaudito ogni nostra richiesta. In breve, ha intercesso per i miei genitori per costruire la famiglia: infatti dopo quel pellegrinaggio del 2002 non solo sono nata io, ma anche Lara e Christian”.

Prima della celebrazione eucaristica il card. Angelo de Donatis aveva ringraziato i fedeli per le preghiere per la salute del papa: “Porto il suo saluto e la sua benedizione a tutti e posso dire che, spiritualmente, è in sintonia con noi e ci seguirà. Durante il cammino notturno pregheremo per lui”.

Anche quest’anno al pellegrinaggio hanno partecipato anche molti giovani ed il cardinale ha spiegato la responsabilità della Chiesa: “Quando ci accorgiamo che come testimoni del Regno non siamo accoglienti e non diamo ristoro, dobbiamo avere il coraggio di chiederci che cosa abbiamo seminato e che albero stiamo facendo crescere. Il cammino sinodale è un’opportunità da non sprecare anche in questo senso. Non lasciamoci condizionare dai mezzi che abbiamo in mano, non diventiamo gruppo di pressione, o gruppo di potere; andiamo prima di tutto con la forza della fede, incontro e insieme ai giovani in particolare, ragazzi e ragazze che attendono una Parola di Speranza, nel mondo e nella Chiesa, non più collaboratori ma corresponsabili”.