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Ecumenismo, il vescovo Nikitas presidente della Kek. “Mi impegno a costruire ponti”

Per la prima volta, i due organismi continentali cattolico e più generalmente cristiano sono guidati da due presuli nati negli Stati Uniti

Krieger - Nikitas | Il passaggio di consegne tra il pastore Krieger e l'arcivescovo Nikitas | NEV Krieger - Nikitas | Il passaggio di consegne tra il pastore Krieger e l'arcivescovo Nikitas | NEV

Nel cammino verso l’Assemblea Ecumenica Europea, che dovrebbe portare ad un aggiornamento della Charta Oecumenica, molto si giocherà sulle relazioni personali. E allora non può che essere una coincidenza felice che sia il presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee che quello della Conferenza delle Chiese Europee, conosciuto come Kek, siano entrambi guidati da presuli con le radici ben piantate in Europa, ma nati negli Stati Uniti.

All’elezione di Gintaras Grusas come presidente del CCEE nel 2021, si è aggiunta l’elezione dell’arcivescovo greco ortodosso Nikitas di Tyatheira e Gran Bretagna del Patriarcato ecumenico, che sostituisce il pastore protestante Krieger. Spetterà a Nikits guidare dunque la KEK verso l’Assemblea Ecumenica Europea del 2026.

L’arcivescovo Nikitas sembra avere le carte in regola per farlo. È coordinatore della task force del Patriarcato ecumenico sulla tratta di esseri umani e la schiavitù moderna, è stato presidente del Comitato per i giovani del Patriarcato, nonché co-presidente e membro del comitato direttivo della Fondazione interreligiosa Elijah. Attualmente è co-presidente del Forum cattolico-ortodosso europeo. L’arcivescovo ha affermato di aver sempre creduto che essere cristiano significhi entrare in dialogo con altre persone e altre comunità cristiane. “Sì, certo che abbiamo le nostre differenze ma abbiamo così tanto in comune: Gesù Cristo -  ha detto - Dobbiamo conoscerci; dobbiamo lavorare insieme”.

Nel suo discorso di accettazione ha sottolineato di volere “costruire ponti e relazioni”, e ha sottolineato di desiderare che le sue “relazioni fossero quelle dell’amore cristiano della verità e dell’onestà”.
Per l’arcivescovo diventare presidente della Kek significa diventare pastore di un gregge. “La cosa più importante è che voglio costruire ponti e relazioni”. “Vorrei – ha aggiunto – che le mie relazioni fossero quelle dell’amore cristiano, quelle della verità e dell’onestà”. “Voglio contribuire a creare stabilità negli uffici, nella struttura economica e nelle relazioni della Kek”, ha concluso.

La nomina è arrivata al culmine dell’Assemblea Generale della Conferenza delle Chiese Europee, che ha eletto anche i due nuovi vicepresidenti, i rev. Dagmar Winter e Frank Kopania. L’assemblea si è tenuta a Tallinn, in Estonia, dal 15 al 20 giugno. L’Assemblea ha visto anche uno spazio dedicato ai giovani, e ha riunito 300 persone nel Kultuurikatel, l'ex centrale elettrica di Tallinn, a rappresentare 114 Chiese anglicane, ortodosse e protestanti.

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Tra i temi di discussione, la pace e la riconciliazione in Europa, con un particolare focus sull’Ucraina, dato anche dal fatto che la Chiesa Ortodossa Ucraina (la nuova autocefalia) è membro temporaneo della KEK.

Il 15 giugno, è intervenuta all’assemblea Sviatlana Tsikhanouskaya, fondatrice del partito di opposizione in Bielorussia, che ha invitato le Chiese europee a pregare per le popolazioni del suo Paese e dell'Ucraina. “Pregate per coloro che soffrono - ha detto - pregate per i nostri prigionieri politici, pregate per il popolo bielorusso, pregate per il popolo ucraino per la sua libertà e sicurezza".

La politica bielorussa ha anche sottolineato il significativo ruolo che possono svolgere le comunità religiose e le persone di fede nell'Europa di oggi per la promozione della pace e della democrazia. Le persone la cui forza morale è alimentata dalla fede in Dio, ha concluso, "sono estremamente pericolose per le dittature ed estremamente necessarie nelle democrazie".