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Paolo VI, un Natale a Firenze

Dopo l'alluvione del 4 novembre, Paolo Vi celebrò a Natale la Messa di Mezzanotte a Firenze il 24 dicembre 1966

L'alluvione di Firenze - pd |  | L'alluvione di Firenze - pd L'alluvione di Firenze - pd | | L'alluvione di Firenze - pd

Il 4 novembre 1966 una devastante alluvione mise in ginocchio la città di Firenze, provocando ingenti danni e numerose vittime.

Paolo VI, come segno di vicinanza e solidarietà, decise il 24 dicembre successivo di celebrare la Messa di Mezzanotte a Firenze, nella Basilica di Santa Maria del Fiore.

“Da quando la Chiesa di Dio – spiegava il Papa nell’omelia - Ci ha chiamati alla dignità e alla responsabilità della funzione pastorale abbiamo voluto celebrare, prima che nella esaltante solennità pontificale, nell’immediata vicinanza di qualche comunità bisognosa e sofferente. Firenze Ci è allora apparsa, quest’anno, come la più invitante stazione del Nostro notturno Natale. Siamo qua venuti, sospinti dalla carità del Natale, perché la vostra prova Ci ha chiamati, Ci ha quasi obbligati a venire. Siamo qua venuti, nel giorno della tenerezza e della fortezza dell’amore, per piangere con voi. Sì, Fiorentini, ai cento titoli, che voi potete avanzare per la Nostra affezione, per la Nostra stima, per l’umana e cristiana comunione, un altro titolo si è aggiunto, che ora, più d’ogni altro, Ci ha messi in cammino: il vostro dolore, così grande, così singolare, così fiero e così degno”:

“Noi questa notte – assicurava Paolo VI - siamo qua arrivati, e non già per Nostro godimento o per Nostro interesse, ma per vostro conforto, e per quello, se a loro può giungere, degli altri fratelli, Italiani ed Esteri afflitti da sventura simile alla vostra; così che questa semplice e furtiva visita Nostra ambisce ad avere negli animi vostri, o Fiorentini, e di quanti altri vi sono colleghi nella presente sventura, un unico apprezzamento, quello dell’amore, dell’amore del Papa. Nel segno dell’amore si sigilla nei vostri annali questa Nostra venuta”.

Ci conforta il sapere – aggiungeva - che da mille parti è affluito spontaneo l’aiuto: questo suffragio di bontà è cosa stupenda! Stupendo in chi lo ha dato, stupendo anche in chi lo riceve: non offende la vostra fierezza, o Fiorentini, sì bene l’accresce per la prova di stima e di fraternità, che dappertutto vi, è tributata”.

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Infine l’auspicio a “rinascere popolo vivo ed unito; popolo laborioso e credente, popolo tipico e moderno. Rinascere è una grande parola, spesso fraintesa dai satelliti della moda, o dai sovversivi delle strutture. È una parola che sa d’utopia per chi non conosce il Natale. Rinascere vuol dire rifare se stessi, i propri pensieri, i propri propositi; è ciò che il Concilio, ancor prima di altre riforme, ci ha predicato, con San Paolo. Ed è per riaccendere in voi codesta coscienza, codesta fiducia, in un’ora che può essere decisiva per il vostro orientamento morale, che Noi siamo venuti a celebrare il Natale con voi; il Natale non solo di Cristo, ma vostro, il Natale della speranza cristiana”.