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I luoghi di San Benedetto: l’eremo e il monastero di Subiaco e di Santa Scolastica

Alla scoperta dei luoghi che hanno scritto la storia del monachesiamo e del santo di Norcia

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San Benedetto e gli eremi, binomio inscindibile. Molto spesso, nel corso della storia della Chiesa e dell’agiografia dei santi, sono proprio i santi “a fare” i luoghi e viceversa. Basterebbe stilare un elenco al volo d’angelo per rendersene conto: Assisi e San Francesco; il monte del Gran Sasso e San Gabriele dell’Addolorata; San Pio da Pietrelcina e San Giovanni Rotondo.

La lista sarebbe ancor più lunga per questi luoghi che parlano di santi e delle loro opere. San Benedetto nasce a Norcia ma il suo nome sarà legato a Subiaco: è qui, infatti, che il santo divenne il fondatore del Monachesimo occidentale.  Ci troviamo nella Valle dell’Aniene dove il nome di San Benedetto, a distanza di secoli, riecheggia forte, spinto da racconti e da affascinanti leggende. Fra ciò che rimane del proliferare di luoghi legati al santo in questo lembo di terra è importante ricordare due alcuni luoghi soprattutto: il Monastero di Santa Scolastica e il Sacro Speco dove il Santo si rifugiò, in solitudine, per tre anni. Luoghi di culto meravigliosi, incantevoli, che sono stati oggetti però di alcune modifiche (strutturali o artistiche) legate al succedersi dei secoli

La parete rocciosa del Monte Taleo, in prossimità di Subiaco, si scaglia verso il cielo: qui si erge uno dei più noti santuari al mondo; è il Santuario del Sacro Speco che da quasi mille anni rappresenta uno dei luoghi più significativi della spiritualità benedettina, la culla del Monachesimo occidentale e - in un senso ancor più vasto - della stessa Europa.  Qui vi è la grotta in cui tutto è cominciato all’inizio del VI secolo quando il giovanissimo San Benedetto da Norcia visse qui da eremita, seguendo l’esempio dei padri anacoreti.

La grotta, piccolissima, è di dimensioni davvero ridotte: ampia cinque metri per quattro, alta due metri e mezzo. Sul fondo, un piccolissimo altare scavato in un masso;           a sinistra dell'ingresso, piccolo foro che funge da finestra.  La grotta è divenuta luogo di culto quasi subito dopo la presenza del santo: le più antiche testimonianze artistiche risalgono all’VIII secolo. Nella grotta spicca un’opera (datata tra il 1670 e il 1683): ritrae San Francesco d'Assisi che riceve le Stimmate, opera del pittore sabino Antonio Rosati. L’inizio dell'evoluzione architettonica di questo luogo partirà dalla seconda metà dell’XI secolo, dando vita all'immagine che ogni pellegrino trova oggi, venendo in questo sito.

 

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“Non molto lontano dallo speco viveva una piccola comunità di religiosi, il cui superiore era morto di recente. Tutti insieme questi uomini si presentarono al venerabile Benedetto e lo pregarono insistentemente perché assumesse il loro governo. Il santo uomo si rifiutò a lungo, con fermezza, soprattutto perché era convinto che i loro costumi non si sarebbero potuti mai conciliare con le sue convinzioni. Ma alla fine, quando proprio non poté più resistere alla loro insistenza, acconsentì”, così si legge ne La vita di San Benedetto contenuta nel Secondo Libro dei Dialoghi di San Gregorio Magno. E sempre nella montagna, sopra la grotta precedentemente descritta, ecco sorgere la struttura nel monastero che oggi si compone di due chiese sovrapposte e di molteplici piccole cappelle che seguono l’andamento della parete rocciosa. Ciò che colpisce in questo incanto naturale è l’armonia che vige tra fede e arte, tra natura e spiritualità: i cicli pittorici più significativi (XIII e XIV secolo) sono tre: la Passione di Cristo, la vita della Madonna e, ovviamente, la vita di San Benedetto da Norcia. Inoltre, fra gli affreschi presenti nella struttura, ce ne sono due particolarmente importanti: il primo rappresenta il più antico ritratto esistente di San Francesco d’Assisi, pellegrino d’eccezione nel 1223 sulle orme del santo di Norcia; l’altra opera è custodita nel’antico refettorio e rappresenta una bellissima Ultima Cena del ‘300 circa.

San Benedetto e sua sorella Santa Scolastica. E’ questo l’altro binomio “benedettino” inscindibile, tanto da dare il nome all’altro luogo religioso, simbolo di questa terra laziale: è il Monastero di San Benedetto e di Santa Scolastica, questo il nome fino al XIV secolo. Il complesso si trova ad est di Subiaco, a 510 metri di altezza. Successivamente sarà chiamato solo Monastero di Santa Scolastica: qui, in questo luogo santo, per secoli, vissero nella contemplazione e nella preghiera, eremiti e monaci. La struttura si presenta al pellegrino di oggi come un complesso di edifici costruiti in epoche e stili diversi. All’ingresso, l’inconfondibile motto benedettino: “Ora et Labora”.

Poi vi è il primo chiostro - detto Chiostro Rinascimentale - risalente al XVI secolo.   Da questo, si passa poi al secondo chiostro detto Chiostro Gotico (XIV secolo); ed, infine, il terzo, detto Chiostro Cosmatesco del secolo XIII. La chiesa romanica fu consacrata da Papa Benedetto VII il 4 dicembre 980. Quella che oggi ammiriamo è della fine del 1700, l’ultima di ben cinque chiese stratificatesi lungo i secoli.                         

Il campanile venne eretto nel 1052. Massima espansione tra il X e il XIII secolo quando il monastero acquistò grandi beni grazie alle donazioni di sovrani ed ecclesiastici, divenendo così uno dei feudi più potenti dello Stato pontificio. Nel 1276 la Santa Sede si riservò il diritto di eleggere gli abati di Subiaco, ma nel 1456 Papa Callisto III la lasciò cadere nel regime della commenda soppressa poi da Papa Pio X con la Bolla Coenobium sublacense del 1915.