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Leone XII, il suo santuario mariano nelle grotte di Frasassi

Iniziato da cardinale, concluso da pontefice

Pietro Ghinelli, Progetto per la chiesa di Santa Maria di Frasassi, Archivio di Stato di Roma |  | Quaderni del Consiglio regionale delle Marche Pietro Ghinelli, Progetto per la chiesa di Santa Maria di Frasassi, Archivio di Stato di Roma | | Quaderni del Consiglio regionale delle Marche

Per concludere queste note sul conclave del 1823 c’è un particolare curioso a proposito di una committenza che da cardinalizia diventa papale. Il cardinale della Genga infatti volle costruire nelle grotte di Frasassi una cappella votiva mariana. 

Come spiega Maria Cristina Cavola nel suo contributo per il Quaderno del Consiglio regionale delle Marche,  al margine della grotta c’è una antico santuario legato ad una comunità monastica femminile e vi si venerava una miracolosa scultura lignea meta di pellegrinaggio dei fedeli che raggiungevano questo luogo impervio nel mese di giugno. 

E’ Annibale della Genga, che  dopo aver reso più comoda la via di accesso decide di erigere a sue spese, sotto la spaziosa volta della grotta, una nuova e ampia chiesa piuttosto che restaurare o ingrandire l’antico ed angusto santuario. 

Un lavoro lungo tanto che è ancora in corso al momento del conclave e il nuovo papa decide di proseguire il lavoro che sarà completato nel 1827. 

Il primo progetto  era del 1817, ma è perduto e nel 1819 appare quello definitivo intitolato “Progetto di un piccolo Tempio da costruirsi entro una vasta Grotta, per collocarvi un’Immagine di Maria SS.ma, che ora si venera in una Nicchia scavata nella parete della medesima Grotta”. 

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Una tempietto circolare  per la cui costruzione Il cardinale, si raccomanda di mantenere riservato il progetto con i muratori e di usare parsimonia nelle spese. 

Da papa non dimentica la sua terra e i “Ricordi dell’Udienza Santissima. Chiesa da costruirsi nella grotta” del 21 gennaio 1824 testimoniano la lucida fermezza del suo proposito.

Sono indicazioni precise: “chiede di mantenere la forma circolare della cella e quella dell’altare con la mensa a giorno, di collocare l’ingresso nella facciata principale chiudendo le aperture laterali e aprendo delle finestre che permettano ai fedeli di assistere alle funzioni anche stando al di fuori del tempio. Infine si raccomanda caldamente di utilizzare il travertino locale, calandolo dalla cava dello stesso Monte Giunguno, invece di usare i più costosi mattoni”. I soldi per i lavori li manda regolarmente e  l’architetto camerale Carlo Donati elabora un progetto, che ha come modello di riferimento il Pantheon romano. Ma il progetto non piace a Leone XII che in un lettera del 26 febbraio 1825 a don Biagio Severini, scrive:[…] quanto male l’ingegner Donati abbia corrisposto alle mie idee, e come ne ha in capo suo delle stravagantissime. Una grotta, un luogo tutto alpestre e naturale non chiama, non vuole che delle idee le più semplici possibili […] A quale oggetto sarà poi fatto un portico in una chiesa che sta sotto un altro portico che è la grotta? […] Sarebbe lo stesso, che se il portico della chiesa di San Pietro […] io lo facessi mettere dentro la chiesa prima di giungere alla cattedra”. 

Dopo ripensamenti e cambiamenti di direttori dei lavori e prove sulla qualità del travertino da usare nella primavera del 1827 i lavori murari e le finiture architettoniche sono compiute31 e il papa dispone per l’allestimento dell’altare fino nei minimi particolari. La statua in marmo raffigurante la Madonna con il Bambino, oggi conservata nel Museo di Genga, forse è stata scolpita nello studio del Canova.

Nel 1828, nel quinto anno del suo pontificato, Leone XII vuole che nella medaglia annuale, quella che è coniata per la festività dei santi Pietro e Paolo per essere distribuita alle autorità sia raffigurato il nuovo tempio di Santa Maria di Frasassi.