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Papa Francesco e il presidente del Vietnam, un passo avanti nelle relazioni diplomatiche

Era dal 2016 che un presidente del Vietnam non visitava il Vaticano. Scopo dell’incontro, la definizione del protocollo per la nomina di un rappresentante residente ad Hanoi

Papa Francesco, Thuong | Papa Francesco e il presidente del Viet Nam Vo Van Thuong, Palazzo Apostolico Vaticano, 27 luglio 2023 | Vatican Media / ACI Group Papa Francesco, Thuong | Papa Francesco e il presidente del Viet Nam Vo Van Thuong, Palazzo Apostolico Vaticano, 27 luglio 2023 | Vatican Media / ACI Group

Venti minuti di incontro a quattr’occhi, per una presa di contatto importante: il presidente della Repubblica Socialista del Vietnam Vo Van Thuong è stato da Papa Francesco con una sua delegazione, pianificando una visita in Vaticano all’interno di un tour in Europa che lo ha portato a toccare Austria e Italia. Ma, soprattutto, per concludere i colloqui per il protocollo che porta alla nomina di un rappresentante residente della Santa Sede ad Hanoi.

Non è la nomina di un nunzio, non è la formalizzazione dell’apertura dei pieni rapporti diplomatici, ma di certo è una tappa importante. Si legge in un comunicato congiunto diffuso al termine della visita che “in occasione della visita del Presidente della Repubblica Socialista del Viet Nam, S.E. Vo Van Thuong in Vaticano il 27 luglio 2023, sulla base della 10a Sessione del Joint Working Gruppo tra Viet Nam e Santa Sede il 31 marzo 2023 in Vaticano, e con il desiderio di continuare ad avanzare relazioni bilaterali, le due parti annunciano ufficialmente che il governo del La Repubblica Socialista del Viet Nam e la Santa Sede hanno concluso l'Accordo sullo Statuto della Rappresentante Pontificio Residente e Ufficio del Rappresentante Pontificio Residente in Viet Nam

Si legge inoltre che “ai colloqui tra il Presidente Vo Van Thuong e Papa Francesco, e il Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin rispettivamente, le due parti hanno espresso grande apprezzamento per il degno di nota progressi nelle relazioni tra Viet Nam e Santa Sede, e i positivi contributi del Comunità cattolica del Viet Nam finora”.

E ancora, “entrambe le parti hanno espresso la loro fiducia che il Rappresentante Pontificio Residente soddisferà i requisiti ruolo e mandato dato nell'Accordo, fornire sostegno alla comunità cattolica vietnamita in i loro impegni nello spirito del diritto e, sempre ispirati dal Magistero della Chiesa, a realizzare la vocazione di “accompagnare la nazione” e di essere “buoni cattolici e buoni cittadini”, e contribuire allo sviluppo del Paese, mentre il Rappresentante sarà un ponte per avanzare rapporti tra Viet Nam e Santa Sede.

Per 10 volte, il comitato Vietnam – Santa Sede si è riunito per definire le relazioni, alternativamete in Vietnam o in Vaticano. Da queste riunioni, nel 2011, era stato definito il primo rappresentante non residente ad Hanoi, che era il nunzio a Singapore Leopoldo Girelli. Da allora, la rappresentanza ad Hanoi è stata legata alla nunziatura di Singapore, e l’attuale nunzio, l’arcivescovo Marek Zalewski, ha compiuto diverse visite in Vietnam.

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Era, insomma, l’incontro in Segreteria di Stato a contare. Quello con il Papa ha visto il Papa consegnare ad ogni partecipante una medaglia del pontificato, regalare al presidente un bassorilievo in bronzo, il messaggio per la Giornata Mondiale per la Pace come di consueto, il documento sulla Fratellanza Umana, il libro sulla Statio Orbis del 27 marzo 2020 e – questa è una novità – un libro di foto sull’appartamento pontificio.

Parte sua, il presidente Thuong ha donato un vaso in ceramica fatto in Vietnam  raffigurante la Basilica di San Pietro.

Il presidente Thuong è in carica da marzo. L’ultima visita di un presidente vietnamita in Vaticano è quella di Trần Đại Quang nel 2016.

Come detto, lo scorso marzo, c’era stato il X incontro del gruppo di lavoro congiunto tra Vietnam e Santa Sede, che non poté avere il previsto incontro con Papa Francesco perché questi era ricoverato in ospedale.

Nel comunicato finale dell’incontro si leggeva che le due Parti avevano riaffermato “la libertà della Chiesa di portare avanti la sua missione per il bene dell’intera società, nell’ambito della legalità” e concordato che “la Comunità cattolica in Vietnam continuerà ad essere ispirata dal Magistero della Chiesa riguardante la vocazione ad essere, nello stesso tempo, buoni cattolici e buoni cittadini".

Quindi, "le due Parti hanno riconosciuto il progresso delle relazioni Vietnam – Santa Sede, inclusi contatti e consultazioni regolari, lo scambio di delegazioni ad alto livello e le frequenti visite pastorali in Vietnam del Rappresentante Pontificio non residente, l’Arcivescovo Marek Zalewski".

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Infine, praticamente annunciando la nomina di un rappresentante permanente, si legge che "in particolare, considerando lo statuto di un Rappresentante Pontificio Residente in Vietnam, le due Parti hanno raggiunto un consenso essenziale sull’accordo".

Dal 1975, anno in cui il delegato apostolico in Vietnam fu espulso dal governo comunista, non c’è un rappresentante permanente della Santa Sede in Vietnam.

La nomina di un rappresentante permanente non è, ancora, l’ambito passo per le piene relazioni diplomatiche, che ci sarà solo quando queste saranno formalizzate e ci sarà un ambasciatore.

Tuttavia, la questione è rilevante anche perché questo tipo di accordo può servire anche come modello pragmatico per le relazioni con la Cina.

Vietnam e Santa Sede hanno, da anni, un accordo per la nomina dei vescovi, meno sponsorizzato di quello cinese, ma comunque presente.  

Il modello Vietnam funziona così: c’è un periodo di consultazione, al termine del quale il rappresentate pontificio invia i risultati alla Congregazione alla Congregazione dell’Evangelizzazione dei Popoli, che ha ancora competenza sul Vietnam. Quest’ultima finalizza la lista dei tre candidati, che viene presentata al Papa, il quale fa la sua scelta. Solo dopo la scelta del Papa, la Santa Sede si confronta con il governo vietnamita riguardo il candidato selezionato. Il governo vietnamita vaglia la candidatura, e poi accetta eventualmente il candidato. Quindi, la Santa Sede rende nota la nomina del vescovo.