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Papa Francesco in Portogallo: "Sulla barca della Chiesa ci dev’essere spazio per tutti"

A Lisbona Papa Francesco presiede i vespri con vescovi, sacerdoti, diaconi, religiosi, religiose, seminaristi e operatori pastorali

Papa Francesco a Lisbona - Daniel Ibanez ACI Group |  | Papa Francesco a Lisbona - Daniel Ibanez ACI Group
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Dopo gli incontri con le autorità civili a Lisbona, Papa Francesco stasera ha partecipato al Mosteiro dos Jerónimos alla recita dei Vespri con vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose, seminaristi e operatori pastorali.

Commentando la prima chiamata dei discepoli il Papa sottolinea che “a Cristo interessa portare la vicinanza di Dio proprio nei luoghi e nelle situazioni in cui le persone vivono, lottano, sperano, talvolta stringendo tra le mani fallimenti e insuccessi, proprio come quei pescatori che nella notte non avevano preso nulla”.

Anche a noi capita di vivere situazioni simili, ricorda Francesco: “a volte, nel nostro cammino ecclesiale, si può provare una stanchezza simile, quando ci sembra di stringere tra le mani solo delle reti vuote. È un sentimento piuttosto diffuso nei Paesi di antica tradizione cristiana, attraversati da molti cambiamenti sociali e culturali e sempre più segnati dal secolarismo, dall’indifferenza nei confronti di Dio, da un crescente distacco dalla pratica della fede. E ciò è spesso accentuato dalla delusione e dalla rabbia che alcuni nutrono nei confronti della Chiesa, talvolta per la nostra cattiva testimonianza e per gli scandali che ne hanno deturpato il volto, e che chiamano a una purificazione umile e costante, a partire dal grido di dolore delle vittime, sempre da accogliere e da ascoltare. Ma il rischio, quando ci si sente scoraggiati, è quello di scendere dalla barca, restando impigliati nelle reti della rassegnazione e del pessimismo”.

E’ necessario invece “portare al Signore le fatiche e le lacrime, per poi affrontare le situazioni pastorali e spirituali confrontandoci con apertura di cuore e sperimentando insieme qualche nuova via da seguire, fiduciosi che Gesù continua a prendere per mano e rialzare la sua amata Sposa”.

E’ Cristo che – continua – “viene a cercarci nelle nostre solitudini e nelle nostre crisi per aiutarci a ricominciare. Quello che viviamo è certamente un tempo difficile, ma il Signore oggi ci domanda di risvegliare l’inquietudine per il Vangelo: bisogna ascoltare la seconda chiamata di Gesù, l’inquietudine buona della seconda chiamata, spingersi oltre la riva non per conquistare il mondo, ma per allietarlo con la consolazione e la gioia del Vangelo”.

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“Gettare di nuovo le reti e abbracciare il mondo con la speranza del Vangelo: a questo siamo chiamati! Non è tempo – ribadisce il Pontefice - di sostare e arrendersi, di ormeggiare la barca a riva o di guardarsi indietro; non dobbiamo fuggire questo tempo perché ci spaventa e rifugiarci in forme e stili del passato. Questo è il tempo di grazia che il Signore ci dà per avventurarci nel mare dell’evangelizzazione e della missione. Per farlo, però, abbiamo anche bisogno di compiere delle scelte”.

Il Papa ne individua tre. La prima è “prendere il largo. Per gettare nuovamente le reti in mare, bisogna lasciare la riva delle delusioni e dell’immobilismo, bisogna farlo per passare dal disfattismo alla fede, per fidarsi ogni giorno del Signore e della sua Parola, non bastano le parole, occorre tanta preghiera, la preghiera di adorazione l’abbiamo perduta e dobbiamo recuperarla. Dobbiamo avere il coraggio di prendere il largo, senza ideologie e senza mondanità, altrimenti si cade nel clericalismo che ci rovina. Dobbiamo essere animati da un unico desiderio: che il Vangelo raggiunga tutti. Siamo chiamati a dialogare con tutti, a rendere comprensibile il Vangelo, anche se per farlo possiamo rischiare qualche tempesta, non temiamo di affrontare il mare aperto, perché in mezzo alla tempesta e ai venti contrari ci viene incontro Gesù”.

La seconda scelta che il Papa propone è portare avanti insieme la pastorale. “La Chiesa – ripete il Pontefice - è sinodale, è comunione, aiuto reciproco, cammino comune. A questo tende il Sinodo in corso. Sulla barca della Chiesa ci dev’essere spazio per tutti: tutti i battezzati sono chiamati a salirvi e a gettare le reti, impegnandosi in prima persona nell’annuncio del Vangelo. È una grande sfida specialmente nei contesti in cui i sacerdoti e i consacrati sono affaticati perché, mentre aumentano le esigenze pastorali, sono sempre di meno. A questa situazione, però, possiamo guardare come un’occasione per coinvolgere, con slancio fraterno e sana creatività pastorale, i laici”.

Se non c’è dialogo, corresponsabilità e partecipazione, la Chiesa invecchia. Mai – è il monito del Papa - un Vescovo senza il proprio presbiterio e il Popolo di Dio; mai un prete senza i confratelli; e tutti insieme come Chiesa, mai senza gli altri, senza il mondo. Senza mondanità, ma non senza il mondo. Nella Chiesa ci si aiuta, ci si sostiene a vicenda e si è chiamati a diffondere anche fuori un clima di fraternità costruttivo”.

Terza e ultima azione: diventare pescatori di uomini, non è proselitismo. “Pescare le persone e tirarle fuori dall’acqua – spiega Papa Francesco - significa aiutarle a risalire da dove sono sprofondate, salvarle dal male che rischia di farle affogare, risuscitarle da ogni forma di morte, senza proselitismo ma con amore. Accogliere ma senza proselitismo. Il Vangelo è un annuncio di vita”.

Come Chiesa – conclude il Papa - dobbiamo “immergerci nelle acque di questo mare calando la rete del Vangelo, senza puntare il dito, senza accusare, ma portando alle persone del nostro tempo una proposta di vita nuova, quella di Gesù: portare l’accoglienza del Vangelo in una società multiculturale; portare la vicinanza del Padre nelle situazioni di precariato e di povertà che crescono, soprattutto tra i giovani; portare l’amore di Cristo dove la famiglia è fragile e le relazioni sono ferite; trasmettere la gioia dello Spirito dove regnano demoralizzazione e fatalismo”.

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