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Goa, i nazionalisti indù chiedono l'arresto di un sacerdote per una omelia

A un sacerdote dello stato indiano di Goa è stata concessa la "libertà provvisoria" dopo che la polizia ha registrato un procedimento penale contro di lui per aver "ferito i sentimenti indù" in una omelia

La chiesa Bom Jesus a Goa - Anto Akkara |  | La chiesa Bom Jesus a Goa - Anto Akkara La chiesa Bom Jesus a Goa - Anto Akkara | | La chiesa Bom Jesus a Goa - Anto Akkara

A un sacerdote cattolico dello stato indiano di Goa è stata concessa la "libertà provvisoria" l'8 agosto dopo che la polizia ha registrato un procedimento penale contro di lui per aver presumibilmente "ferito i sentimenti indù" con le sue osservazioni su un re indù durante una messa domenicale a luglio.

Gruppi indù avevano inscenato manifestazioni davanti alla stazione di polizia chiedendo che venissero formulate accuse penali contro padre Bolmax Pereira, parroco della chiesa di San Francesco Saverio a Chicalim, nell'arcidiocesi di Goa.

Pereira ha spiegato nella Messa postata su YouTube che il re indù del XVII secolo Chatrapati Shivaji "era un eroe nazionale ma non un dio".

"Ci sono alcune persone per le quali Shivaji è diventato un dio... Sì, è un eroe nazionale. Dobbiamo onorarlo e rispettarlo. Quello che ha fatto, le battaglie che ha combattuto per proteggere il suo popolo... per tutto questo merita rispetto. È un eroe, ma non un dio. ... Dobbiamo dialogare con i nostri fratelli indù e chiedere loro: Shivaji è il vostro Dio? O un eroe nazionale?. Se è un eroe nazionale, che rimanga tale. Non fatelo diventare un dio. Dobbiamo capire la loro prospettiva. Se viviamo nella paura, non saremo in grado di rialzarci", ha scritto l'Indian Express citando l'omelia di Pereira il 5 agosto, dopo che la polizia ha aperto un procedimento penale contro di lui.

I gruppi nazionalisti indù hanno condiviso le osservazioni del sacerdote cattolico sui social media e hanno organizzato manifestazioni per chiedere il suo arresto per aver offeso i loro "sentimenti religiosi".

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L'8 agosto la polizia ha dichiarato al tribunale che "padre Bolmax Pereira non deve essere arrestato in relazione al caso relativo a Shivaji Maharaj”.

In seguito a questa risposta della polizia, il tribunale ha accettato la richiesta di "cauzione anticipata" del sacerdote. Ben quattro casi relativi allo stesso incidente sono stati registrati contro Pereira in quattro diverse stazioni di polizia di Goa.

Goa, ex colonia portoghese sulla costa occidentale dell'India, è stata evangelizzata da San Francesco Saverio, le cui spoglie sono conservate nella Basilica di Bom Jesus. Il numero di cristiani - la maggior parte dei quali sono cattolici - è in costante diminuzione e ora rappresentano un quarto degli 1,6 milioni di abitanti dello Stato. Lo Stato è stato governato dal partito nazionalista indù Bharatiya Janata Party (BJP) da più di un decennio.

Nel sistema giuridico indiano la "cauzione anticipata" consente all'imputato di essere rilasciato dalla custodia della polizia anche se arrestato per un presunto reato. Nel caso di Pereira, il tribunale ha stabilito che, nel caso in cui venga arrestato per il reato, dovrà essere rilasciato con una cauzione di 20.000 rupie (240 dollari) e una fideiussione.

 

Poiché la questione era "sub judice”, il sacerdote ha rifiutato di rispondere alla CNA, anche se in una dichiarazione del 4 agosto ha espresso "rammarico per la controversia e il malinteso" che hanno circondato la sua osservazione su Shivaji.

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"Lo scopo e l'intento di menzionare il grande eroe nazionale e valoroso guerriero durante l’omelia era quello di dire che Chhatrapati Shivaji Maharaj era venerato dalle persone in tutto il Paese e all'estero, al di là delle religioni, delle caste, dei credi e delle lingue", si legge nella sua dichiarazione, come riportato da India Today TV.

"Perciò, attribuirloa una sola religione ridurrebbe la sua statura e la sua grandezza tra le persone di altre fedi", ha affermato.

Il rapporto cita anche il sacerdote che si è detto "scioccato" nell'apprendere che la sua omelia è stata "selettivamente estrapolata dal contesto" per mostrare solo una parte della dichiarazione, mentre l'altra parte che elogiava il valore e l'eroismo di Shivaji Maharaj, che aveva protetto il suo popolo e il suo regno e si era opposto agli invasori, è stata "malignamente omessa". L'omissione della parte delle sue osservazioni era "finalizzata a incitare la rabbia e a creare inimicizia tra le comunità".

"Siamo sollevati e felici che la polizia e la magistratura abbiano preso atto dell'inconsistenza delle accuse mosse a padre Bolmax", ha dichiarato alla CNA il 9 agosto il gesuita attivista per i diritti umani Cedric Prakash, dallo Stato del Gujarat.

"Questo incidente dimostra come i nazionalisti indù non perdano nemmeno la più blanda delle occasioni per denigrare e demonizzare i cristiani", ha sottolineato Prakash.

"Quello che ha detto padre Bolmax è un fatto pubblicamente accettato. Storicamente, Shivaji è davvero un grande re. Ma nessuno con una visione laica accetterebbe che egli sia un dio", ha continuato.

"Questo è un chiaro esempio di come i fondamentalisti indù si aggrappino a qualsiasi opportunità per polarizzare la società su linee comunitarie. Le suore Missionarie della Carità nel Gujarat sono ancora sotto processo dopo essere state accusate di 'conversione forzata' per aver tenuto delle Bibbie in case per ragazze indigenti", ha lamentato Prakash.

"Questa polemica non è sorprendente e riflette l'intolleranza contro le minoranze religiose nel Paese", ha dichiarato alla CNA Ram Puniyani, studioso indù di Mumbai e critico del fondamentalismo indù dilagante.

"I nazionalisti indù hanno una logica diversa per tutto. Alcuni di loro chiamano addirittura Nathuram Godse, l’assassino del Mahatma Gandhi, come un 'dio' e gli hanno costruito un tempio", ha osservato Puniyani.