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I Papi e la Massoneria. Centoventi anni dall’ultimo documento

Esce in una nuova edizione “I Papi e la Massoneria” della storica Angela Pellicciari. Una carrellata di documenti, che mostrano l’impegno dei Papi contro i settari che puntavano a marginalizzare la Chiesa

San Pietro | La statua di San Pietro nella Basilica di San Pietro | Wikimedia Commons San Pietro | La statua di San Pietro nella Basilica di San Pietro | Wikimedia Commons

Con la morte di Leone XIII nel 1903, termina anche il magistero pontificio sulla Massoneria. Una raccolta di documenti che va dalla enciclica di Clemente XII In Eminenti Apostolatus Specula del 28 aprile 1738 fino alla Annum Ingressi di Leone XIII del 1902, passando per la Humanum Genus dello stesso Papa che è una vera e propria pietra miliare nella lotta alla massoneria. Una era ricchissima, necessaria per comprendere come i Papi guardassero al fenomeno massonico, ufficialmente fondato nel 1717 dal pastore Anderson in Inghilterra.

Uno sguardo ai documenti della Chiesa, combinato con i documenti della massoneria di quegli anni, in particolare quelli risorgimentali italiani, è fornito dal libro “I Papi e la Massoneria” (edizioni Ares) della storica Angela Pellicciari. Il libro è stato ripubblicato in una nuova edizione, permettendo così a un pubblico che non aveva letto il lavoro quando questo era uscito una prima volta.

La cosa più impressionante del volume sono i documenti. Lasciando da parte la ricca appendice di documenti papali, che permette di leggerli nella interezza, sono i documenti della massoneria che sorprendono, perché mostrano sin da subito una chiarezza di intenti straordinariamente definita.

In particolare – nota Pellicciari – “è interessante notare come, oltre alla diffusione dello stile di vita inglese nei Paesi europei, il mondo delle logge abbia una funzione di primo piano nella conduzione del colonialismo inglese, profondamente diverso da quello spagnolo e portoghese. Conquistare territori non ha più nulla a che vedere con la diffusione della vera fede”.

Ma – aggiunge – “se non c’è una fede condivisa, che cosa accomuna madrepatria e colonie? Che cosa le rende compatibili? In assenza di quello religioso, si impone la necessità di trovare un minimo comune denominatore di tipo culturale”. Il riferimento è al modello di colonizzazione dei re cattolici spagnoli, che nasceva sin dall’inizio con lo scopo di evangelizzare, e a cui la storica ha dedicato un altro libro, “Una storia unica”. In fondo, in America Latina il cristianesimo ha resistito nonostante tutto, e nonostante anche la penetrazione della massoneria nel subcontinente.

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Pellicciari collega anche la soppressione dei gesuiti del 1773 alle pressioni dei potentati massonici sui Papi. E come non pensare, in fondo, alle grandi opere delle reducciones, le missioni stabilite in America Latina che davano nuova organizzazione e dignità agli indigeni e che erano comunque profondamente avversate dai potenti.

Scrive Pellicciari: “A metà del Settecento i gesuiti dominano il mondo della cultura grazie all’eccellenza dei loro collegi capillarmente diffusi in ogni regione del mondo cristiano, e contrastano a corte i consigli dei filosofi neopagani fautori del dispotismo illuminato. Dispotismo, cioè imposizione di una filosofia e di un’antropologia illuminate da una luce molto diversa da quella di Cristo, grazie alle quali si pretende di rendere più ragionevoli (meno cattoliche) le abitudini e le convinzioni religiose delle popolazioni. Filosofia che giustifica, in nome della ragione, la possibilità che i sovrani facciano tutto ciò che vogliono senza dover rendere conto a nessuno. Né a Dio né, tantomeno, alla Chiesa”.

Insomma, quella che i Papi intraprendono contro la Massoneria è una lotta titanica, che si misura documento su documento, risposta su risposta. Pio IX subisce anche la campagna dell’adulazione, per poi essere oggetto di attacchi di segno opposto, in un intento manipolatorio che serve anche a giustificare la presa di Roma al neonato Regno d’Italia.

E certo, a rileggere i documenti dei Papi, tutto dovrebbe essere ricompreso in maniera diversa, fuori dalle lenti fornite dalla storiografia ufficiale, e anche con un briciolo di anticipo di simpatia nei confronti della Chiesa Cattolica, che si è trovata a contrastare una campagna di demolizione senza pari.

Non deve colpire che la prima fase del magistero della Chiesa contro la massoneria termini con la morte di Leone XIII. È stato detto tutto, e nel frattempo ci si trovava anche di fronte ad altri problemi, dalla rimessa in sesto della Curia alla vita senza uno Stato sovrano, fino agli echi della Prima Guerra Mondiale che però segnarono il momento in cui i sacerdoti poterono mostrarsi per quello che erano: pastori di anime.

Ma nel 1983, dopo la promulgazione del nuovo codice di Diritto Canonico, si arriva ad un altro documento: la dichiarazione della Congregazione della Dottrina della Fede sulla massoneria. Dichiarazione necessaria, per chiarire il nuovo codice, e per ribadire ancora una volta che no, non ci può essere compatibilità tra Chiesa e massoneria.

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E chi dice il contrario? Chi vive in maniera diversa? Sicuramente farà bene a rileggere i documenti dei Papi, per comprendere come la sua posizione non sia davvero compatibile con la vita della Chiesa.

Una nota a margine. A un certo punto, si legge nei documenti che i massoni devono distruggere il ruolo della donna nella Chiesa. Ed è un dato interessante. Di fronte alla propaganda di una Chiesa che non valorizza abbastanza il cosiddetto “genio femminile”, vale la pena interrogarsi su come, invece, i “settari” – come vengono chiamati nel libro – si rendano conto del ruolo e dell’influenza delle donne nella Chiesa. Era il XIX secolo, e siamo ben lontani da tutta quella che sarebbe stata l’emancipazione femminile. Un dato, insomma, che fa riflettere.