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Papa Pio VII e Napoleone Bonaparte

A duecento anni dalla morte del pontefice ripercorriamo le varie tappe del suo pontificato

Papa Pio VII riceve dal cardinale Ercole Consalvi la ratifica del Concordato del 15 luglio 1801, di Jean-Baptiste Wicar, 1801 |  | Wikipedia Papa Pio VII riceve dal cardinale Ercole Consalvi la ratifica del Concordato del 15 luglio 1801, di Jean-Baptiste Wicar, 1801 | | Wikipedia

Una carrozza di cavalli s’intravede sullo sfondo; vicino, un generale napoleonico e un pontefice che viene accompagnato, con la forza, vicino alla vettura: è questa l’immagine che riccore in molti quadri che ritraggono Papa Pio VII arrestato nella notte tra il 5 e il 6 luglio del 1809. Ma prima di approfondire questo evento storico che vede protagonista (assieme a Napoleone Bonaparte), cerchiamo di delineare una breve biografia del pontefice - oggi ricoronno i duecento anni dalla morte avvenuta a Roma il 20 agosto del 1823 - che rimarrà alla storia come il papa che ha attraversato uno dei periodi più difficili della storia della Chiesa: l’occupazione francese di Roma.

Barnaba Niccolò Maria Luigi Chiaramonti nasce a Cesena il 14 aprile 1742. E’ il penultimo figlio del conte Scipione Chiaramonti e di Giovanna Coronata Ghini dei marchesi Ghini, nobile casato di Romagna, Conti, Patrizi di Cesena e di San Marino, Cavalieri di San Giovanni e Frieri dell'Ospedale di Santo Spirito. La madre, donna di profonda religiosità, entrerà tra le Carmelitane a Fano. Il futuro Papa Pio VII, assai giovane, sposa l’ordine benedettino: all'età di 14 anni entra nel monastero di Santa Maria del Monte della sua città natale. Qui, prenderà il nome di Gregorio. 

I superiori si accorgono fin da subito della sua intelligenza e fortezza spirituale: lo inviano, infatti, prima a Padova,  successivamente a Roma presso il collegio di Sant'Anselmo, e infine presso l’abazzia di San Paolo fuori le mura; mete raggiunte per approfondire lo studio teologico. Da questo momento in poi, lo attenderà una brillante carriera ecclesiastica: prima, professore di teologia nei collegi dell'ordine benedettino a Parma e a Roma; nel febbraio 1775, Priore dell'Abbazia benedettina di San Paolo a Roma; il 16 dicembre 1782, la nomina a  Vescovo di Tivoli fino ad arrivare al titolo cardinalizio (con Cattedra vescovile di Imola) nel febbraio del 1785. A 43 anni è già cardinale. Viene eletto 251esimo successore dell’Apostolo Pietro, il 14 marzo 1800 - aveva 58 anni - in un conclave “insolito” perché riunito a Venezia a causa dell'occupazione francese di Roma. Nella Città Eterna riuscirà a entrare solamente nel luglio dello stesso anno.

Eletto pontefice, la sua attenzione si concentrò subito sullo stato di anarchia in cui versava la Chiesa francese che aveva vissuto lo scisma causato dalla costituzione civile del clero; inoltre, molte chiese della Francia erano ormai chiuse da tempo; e - non certamente meno grave - alcune diocesi erano addirittura prive di vescovo. Davanti a questa situazione critica, Papa Pio VII cerca di rispondere con il famoso Concordato del 1801 - sottoscritto a Parigi il 15 luglio - tra la Santa Sede e Napoleone Bonaparte. Questo patto cercava di porre fine ai conflitti tra la Chiesa e lo stato francese nati durante il periodo della Rivoluzione francese. Il pontefice ottenne finalmente il riconoscimento della religione cattolica romana come religione della maggioranza dei francesi; da ciò, l'abolizione dell'elezione popolare dei parroci. Inoltre Papa Pio VII ottenne il diritto del clero a essere stipendiato dallo Stato.     

A sua volta però il pontefice aveva dovuto fare molte importanti concessioni come: la rinuncia da parte della Chiesa di tutti i beni espropiati dallo stato francese durante la rivoluzione; Papa Pio VII, inoltre, si impegnerà a togliere la scomunica che continuava a pendere sui proprietari di questi beni; e, infine, i vescovi, pur dipendendo in materia religiosa esclusivamente dal Papa, dovevano però essere scelti dal primo console. Ma non solo: sia vescovi che i parroci dovevano giurare anche fedeltà politica al governo.

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Nel 1804 Napoleone iniziò a trattare con il pontefice la propria formale e diretta investitura come imperatore. Dopo alcune esitazioni Pio VII si lasciò convincere a celebrare la cerimonia nella cattedrale di Notre-Dame. Una delle più famose “istantanee d’epoca” di questo evento storico rimane la tela del pittore francese Jacques-Louis David conservata al Museo del Louvre di Parigi.                          

Il pontefice, in quella occasione, prolungherà la sua visita a Parigi per altri quattro mesi, ma - contrariamente alle sue aspettative - ne riceverà in cambio solo pochissime concessioni e non rilevanti.

10 giugno 1809, altra data importante del pontificato: in seguito alla seconda occupazione di Roma da parte delle truppe napoleoniche, avviene la scomunica di tutti i “depredatori del patrimonio di Pietro”. Napoleone non gradirà tale atto tanto da farlo arrestare la famosa notte tra il 5 e il 6 luglio 1809.          

A Papa Pio VII sarà richiesto di rinunciare  alla sovranità temporale della città di Roma e dello Stato romano. “Non possiamo. Non dobbiamo. Non vogliamo”, questa la risposta. Pio VII venne allora portato prigioniero a Savona. Da qui, successivamente a Fontainebleau dove, ormai stanco e malato, viene costretto a firmare - il 25 gennaio del 1813 - un nuovo concordato con ampie concessioni allo stato francese. La firma di tale concordato sarà ritrattata dopo la caduta di Napoleone.  Il 7 giugno del 1815, Papa Pio VII riuscirà finalmente a tornare in Vaticano. 

Un dato va sottolineato: una volta rientrato a Roma, il pontefice non partecipò alla “damnatio memoriae” di Bonaparte. Scriverà la madre di Napoleone in una lettera indirizzata alla Segreteria di Stato Vaticana, datata 27 maggio 1818: “La sola consolazione che mi sia concessa è quella di sapere che il Santissimo Padre dimentica il passato per ricordare solo l’affetto che dimostra per tutti i miei. Noi non troviamo appoggio ed asilo se non nel governo pontificio, e la nostra riconoscenza è grande come il beneficio che riceviamo”.

 

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