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Papa Francesco in aereo: il dialogo con la Cina, il Sinodo, la questione russo-ucraina

Circa una ora di conferenza stampa, dieci domande. Il tema della trasparenza al Sinodo, il cui protagonista è lo Spirito Santo. Il dialogo con la Cina. Il chiarimento sul dialogo con i giovani russi che ha creato controversie

Papa Francesco in Mongolia | Papa Francesco durante la conferenza stampa in volo, 4 settembre 2023 | Vatican Media / ACI Group
Papa Francesco in Mongolia | Papa Francesco durante la conferenza stampa in volo, 4 settembre 2023 | Vatican Media / ACI Group
Papa Francesco in Mongolia | Papa Francesco durante la Conferenza stampa in aereo di ritorno dalla Mongolia, 4 settembre 2023 | Courtney Mares / CNA
Papa Francesco in Mongolia | Papa Francesco durante la Conferenza stampa in aereo di ritorno dalla Mongolia, 4 settembre 2023 | Courtney Mares / CNA

Papa Francesco a tutto campo: il dialogo con la Cina, che va avanti, con una commissione mista per la nomina dei vescovi presieduta dal Cardinale Parolin (ed è uno sguardo anche sull’accordo sino-vaticano) . Il concetto della “mistica del terzo vicino” applicato alla Mongolia, a significare la capacità di un Paese di cercare gli altri non per colonialismo, ma per dialogo. L’elogio del Vietnam, un Paese che ha avuto voglia di impegnarsi nel dialogo. Il chiarimento sulle sue parole su Pietro il Grande e Caterina II ai giovani russi, scambiate per un appoggio all’imperialismo. E poi il Sinodo, il cui protagonista è lo Spirito Santo, e l’accusa all’ideologia, una “acqua distillata che non dà sapore”, e la prossima pubblicazione della “Laudato Si bis, se così si può chiamare, ovvero l’esortazione apostolica che punta ad aggiornare l’enciclica del 2015.

Papa Francesco si concede ai giornalisti per circa quaranta minuti, all’inizio del volo, mentre l’aereo papale vola sopra il deserto del Gobi, a quota non altissima. Domande aperte, senza filtri, solo le prime due dedicate al viaggio che si è appena concluso.

La Mongolia e la mistica del terzo vicino

Un viaggio che ha voluto fare “pensando alla piccola comunità cattolica”, con la volontà di entrare in dialogo con la storia e la cultura dei popoli, con quello che è la mistica di un popolo”, perché “l’evangelizzazione non va concepita come proselitismo”, che invece respinge sempre, e invece “l’annuncio evangelico entra in dialogo con la cultura”.

Per Papa Francesco, questo è “il contrario della colonizzazione religiosa”. Si dice “molto soddisfatto” dei risultati del viaggio, e apprezza l’attitudine al dialogo della Mongolia. In particolare, quando gli chiedono se Ulaanbatar può essere il centro di un dialogo culturale tra Europa e Asia, il Papa dice che la Mongolia ha “una cosa che favorisce questo dialogo” e che si permette di chiamare “la mistica del terzo vicino”. E cosa è questa mistica? Nasce dal fatto che “Ulaanbatar è la capitale di un Paese più lontana dal mare”, e si trova tra due grandi potenze, la Russia e la Cina, e per questo ha “una mistica di cercare di dialogare con i terzi vicini”, non per disprezzo verso Russia e Cina, con cui si hanno buoni rapporti, ma “per l’ansia di universalità e di far vedere i propri valori a tutto il mondo e anche ricevere dagli altri le parole”. È “curioso che nella storia andare a cercare una terra “tante volte si confondeva con il colonialismo, e cioè entrare per dominare”, e invece “voi con questa mistica del terzo vicino avete la filosofia di andare a cercare per dialogare”.

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Il rapporto con la Cina

Capitolo Cina. Papa Francesco ieri ha abbracciato sull’altare il Cardinale John Ton Hon, emerito di Hong Kong, e il vescovo e cardinale preconizzato Chow, vescovo di Hong Kong. Nel farlo, ha rivolto un saluto al popolo cinese chiedendo di essere “buoni cittadini”. Questo, però, in un momento in cui il governo cinese stava impendendo l’accesso dei cattolici in Mongolia per la visita del Papa. Allora come sono i rapporti con la Cina e quali sono le novità sulla missione dal cardinale Zuppi?

Papa Francesco sottolinea da subito che la visita del Cardinale Zuppi è una “missione di pace”. Invece, il Papa mette in luce che “i rapporti con la Cina sono rispettosi”, afferma di avere grande ammirazione per la Cina, e mette in luce che c’è una commissione, presieduta dal Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, che lavora con il governo cinese per la nomina dei vescovi. Insomma, c’è dialogo, anche se il Papa concede che “dobbiamo andare più avanti nell’aspetto religioso per capirci di più”. E afferma: “Che i cinesi non pensino che la Chiesa non accetta la loro cultura e i loro valori e che la Chiesa dipenda da una potenza straniera”.

L’esempio del Vietnam

Anche in Vietnam c’è stata, stabilita a metà anni Novanta, una commissione per nomina dei vescovi, cui ha fatto seguito un lavoro di dialogo costante che ha portato, negli scorsi mesi, alla definizione delle “regole di ingaggio” per un rappresentante residente della Santa Sede ad Hanoi. Spesso ci si riferisce all’esperienza del Vietnam come esempio per il dialogo con la Cina.

Papa Francesco afferma che quella del Vietnam è una esperienza di dialogo “molto bello”, ammette che ci sono state difficoltà, ma “da quelle parti hanno avuto la buona volontà di capirsi e di cercare strade per andare avanti”, anche perché con a cultura del Vietnam “c’è possibilità di dialogo”.

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Parole che suonano indirettamente come una stoccata alla Cina, che negli ultimi mesi ha prima nominato un ausiliare di una diocesi non riconosciuta da Roma e poi ha unilateralmente trasferito il vescovo di Haimen a Shanghai – nomina irregolare sanata poi dal Papa, ma che di fatto ha portato la Santa Sede a mettere in luce come lo spirito del dialogo non possa essere tradito.

E sì, il Papa apre ad un viaggio in Vietnam, dice che se non andrà lui andrà Giovani XXIV, e questo è sicuro che ci sarà. Per i suoi viaggi, Papa Francesco ricorda che il prossimo è Marsiglia (22-23 settembre), e poi c’è “qualcuno in un Paese piccolo dell’Europa che stiamo vedendo se farlo, ma dico la verità per me è fare un viaggio adesso non è tanto facile come all’inizio, ci sono limitazioni, il camminare…” In una intervista a Vida Nueva, Papa Francesco aveva rivelato che questo Paese era il Kosovo.

Il Papa appoggia l’imperialismo?

 Parlando il 25 agosto con i giovani russi in videocollegamento, nel saluto finale, il Papa ha detto ai giovani di non dimenticare la loro identità, e di rifarsi alla Madre Russia, a Pietro il Grande e Caterina II. Affermazioni che hanno suscitato proteste diplomatiche, irritazione da parte degli ucraini, hanno anche avuto conseguenze in ambito diplomatico, perché viste come una esaltazione dell’imperialismo russo e un avallo delle politiche di Putin. Ma è davvero così?

Papa Francesco chiarisce. Alla fine del dialogo, ha voluto dare ai giovani un messaggio, ed è il messaggio di “farsi carico della loro eredità”, di “fare un dialogo tra nonni e nipoti”, ed è “una cosa che dico dappertutto”.

Per dare un esempio – spiega ancora Papa Francesco – ho detto “l’eredità della Grande Russia, perché l’eredità russa è molto bella ,pensa nel campo delle lettere, della musica, fino ad arrivare a Dostoevskij che ci parla di questo umanesimo maturo.

Papa Francesco ammette che “forse” il terzo livello del discorso “non è stato felice”, ma “parlando della Grande Russia in senso non geografico, ma culturale, mi è venuto in mente quello che ci hanno insegnato a scuola, Pietro il Grande, Caterina II, che forse non è giusto, ma gli storici ci dicano. Ma quello che ho detto ai giovani russi è di farsi carico della propria eredità, prendersi la propria eredità, l’eredità della Grande Russia. La Russia ha una eredità molto grande”, ci sono stati “anni bui politicamente”, ma resta questa cultura.

E no, aggiunge Papa Francesco, lui non pensava all’imperialismo quando ne ha parlato Anzi, “la trasmissione della cultura non è mai imperiale, è sempre dialogare”. Ammette, il Papa, che ci sono “imperialismo che vogliono imporre la propria ideologia. È la cultura che viene distillata e trasformate in ideologia”.

Da questo tema, Papa Francesco aggiunge una chiosa, che riguarda “tutta la Chiesa”, ovvero che “si deve distinguere dalla cultura di un popolo e dalle ideologie”, perché anche nella Chiesa “tante volte si mettono le ideologie che staccano la Chiesa dalla vita”. Ma “una Chiesa presa dall’ideologia è incapace di incarnarsi”. E così, come gli imperialismi si consolidano in base ad una ideologia, così nella Chiesa “dobbiamo distinguere tra dottrina e ideologia. La vera dottrina non è mai ideologica, invece l’ideologia è staccata dalla realtà, staccata dal popolo”.

La Laudato Si - bis

Papa Francesco ha annunciato che il prossimo 4 ottobre pubblicherà una esortazione apostolica che andrà ad aggiornare la Laudato Si, l’enciclica pubblicata nel 2015 alla vigilia del COP 25, la Conferenza delle Parti delle Nazioni Unite sull’ambiente che si era tenuta a Parigi. Il Papa spiega che l’esortazione sarà “una revisione di cosa è successo dal COP di Parigi”, riunione che “forse è stata la più fruttuosa fino ad oggi”. Papa Francesco afferma che “c’è qualche notizia su alcune COP di alcune cose che non sono state risolte, e dunque c’è urgenza di risolverle”. Non sarà, ha aggiunto, “grande come la Laudato Si”, ma sarà più una analisi della situazione.

Il Sinodo che verrà

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Capitolo Sinodo. C’è pressione sul Sinodo che si terrà ad ottobre, e ci si chiede se ci sarà possibilità di seguire in totale trasparenza le assisi sinodali, per evitare la tensione. Papa Francesco sottolinea che “nel Sinodo non c’è posto per l’ideologia”, è “un’altra dinamica”, è un “dialogo sui problemi che oggi toccano l’umanità”. Come fa sempre, Papa Francesco ricorda che fu San Paolo VI a lanciare il cammino sinodale, e che poi nel cinquantesimo lo stesso Papa aveva firmato un documento sul percorso sinodale. Percorso che è andato avanti e “per questo ho pensato che era molto buono fare un sinodo sulla sinodalità, che non è una moda”.

Però Papa Francesco ci tiene che al sinodo sia custodito “il clima sinodale”, perché “questo non è un programma televisivo, dove si parla di tutto”, tanto che si prevede che ogni 3 interventi, c’è un momento di silenzio e di preghiera, perché “senza preghiera non c’è sinodalità, c’è politica, parlamentarismo”.

Per questo, c’è trasparenza al Sinodo nel senso che c’è una commissione per l’informazione che darà informazioni sull’andamento dell’assemblea, ma non di più perché “nel sinodo si deve custodire la religiosità e custodire chi parla”. Ma il processo, ribadisce il Papa sollecitato una seconda volta, è “apertissimo”, ma certo le informazioni date non saranno sul chiacchiericcio, sulle polemiche.

Papa Francesco poi si sofferma anche sulle critiche, racconta una storia di alcune suore che erano preoccupate che cambiasse la dottrina del Sinodo. Papa Francesco sottolinea che “se si va alla radice di queste idee troverai l’ideologia”, che è quello che succede “quando la Chiesa si stacca dal cammino di comunione”, creando “una dottrina tra virgolette che è una dottrina come l’acqua distillate, che non ha gusto. Non è la vera dottrina cattolica. Tante volte la dottrina scandalizza, come scandalizza l’idea che Dio si è fatto carne, si è fatto uomo, che la Madonna ha conservato la sua verginità”.

Il Papa delle periferie

Papa Francesco viene infine sollecitato sulla situazione nelle periferie, a partire dai noti casi di cronaca italiani. Per il Papa, la soluzione è “andare lì, lavorare lì come si faceva a Buenos Aires”, dove c’è “una equipe di sacerdoti con un vescovo ausiliare a capo”.

Il Papa si sofferma anche su altre periferie che sono “tragiche”, come “la scandalosa periferia” dei Rohingya, che “non sono cristiani, ma musulmani e soffrono perché sono cacciati via”. Ripetendo un adagio usato dall’inizio del pontificato, Papa Francesco ricorda che “la realtà si capisce meglio dalle periferie”, e dunque “dobbiamo interloquire con le periferie, e i governi devono lavorare per la giustizia sociale. Devono fare le periferie sociali. Tante volte ci si trova di fronte a periferie ideologiche che provocano le periferie sociali”.