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Quattro ospedali cattolici firmano un accordo di collaborazione

In Segreteria di Stato, alla presenza del Cardinale Parolin, Bambino Gesù, Gemelli Isola Tiberina e Università cattolica firmano un protocollo

Ospedale Pediatrico Bambino Gesù | Una immagine dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù | Wikimedia Commons Ospedale Pediatrico Bambino Gesù | Una immagine dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù | Wikimedia Commons

Forse non è l’inizio di un polo cattolico sanitario a tutti gli effetti, ma il protocollo di intesa tra Bambino Gesù, Gemelli, Gemelli Isola Tiberina e Università Cattolica per lo sviluppo di progetti di ricerca, formazione e cura è un passo verso una maggiore integrazione e collaborazione degli ospedali cattolici della Capitale.

Il protocollo è stato firmato il 6 settembre, in Segreteria di Stato vaticana, alla presenza del Cardinale Pietro Parolin, e un comunicato stampa sottolinea che il nuovo protocolla si collega alle finalità previste dalla Pontificia Commissione per le Attività del Settore Sanitario delle persone giuridiche pubbliche della Chiesa.

La commissione era stata stabilita a dicembre 2015 da Papa Francesco, con lo scopo di “contribuire alla più efficace gestione delle attività e della conservazione dei beni mantenendo e promuovendo il carisma dei fondatori”.

L’accordo è stato firmato dal Presidente dell’Ospedale Bambino Gesù Tiziano Onesti, dal Presidente della Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS Carlo Fratta Pasini, dal Presidente dell’Ospedale Gemelli Isola Tiberina Paolo Nusiner, e dal Rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli. Presente, come detto, il Cardinale Parolin, il quale ha manifestato, secondo il comunicato, “vivo apprezzamento per l’iniziativa che si inserisce perfettamente nell’ambito delle attività della Pontificia Commissione per la sanità cattolica e bene interpreta, con un approccio concreto e pragmatico, lo spirito di collaborazione tra importanti strutture sanitarie cattoliche”.

“Gli Enti firmatari - si legge nel testo dell’Accordo - si riconoscono nei valori caratterizzanti la sanità di ispirazione cristiana e intendono fornire risposte concrete alle sollecitazioni delle Istituzioni cattoliche e dell’attuale contesto evolutivo dell’ambito sanitario”, apprezzando anche il fatto che l’accordo prevede anche attività di formazione.

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La partnership delineata dall’accordo sarà effettuata attraverso progetti di ricerca comuni, ma anche “sinergie sulle aree assistenziali al fine di mettere a fattor comune le competenze specialistiche del personale, le tecnologie, le rispettive strutture sanitarie, con l’obiettivo di creare percorsi diagnostico-terapeutico-assistenziali per incrementare la qualità delle cure offerte ai pazienti e ottimizzare i processi di cura interospedalieri”.

L’Università Cattolica del Sacro Cuore, da parte sua, metterà a disposizione corsi di formazione accademica e manageriale.  

Il protocollo viene presentato come una risposta alla sollecitazione di Papa Francesco, Questi, durante l’udienza ai membri dell’Associazione Religiosa Istituti Socio Sanitari (ARIS) lo scorso 13 aprile, aveva chiesto di sostenere la testimonianza dei valori fondanti con “una gestione competente e limpida, capace di coniugare ricerca, innovazione, dedizione agli ultimi e visione di insieme”, con il coraggio di fare rete.

La commissione per la sanità cattolica, che fa riferimento alla Segreteria di Stato vaticana, era nata quando ci sono diversi casi da gestire. Il più importante è noto è quello del crack dell’IDI, Istituto Dermopatico dell’Immacolata che si era ritrovato con 800 milioni di euro di debiti a causa di una sistematica appropriazione indebita dei fondi da parte di alcuni amministratori, e aveva dovuto dichiarare bancarotta nel 2012. Proprio nel 2015, la Segreteria di Stato vaticana aveva acquisito l’ospedale, tirandolo fuori dalla bancarotta amministrata dallo Stato italiano, attraverso una partnership for profit con l’ordine religioso che aveva posseduto e gestito l’ospedale.

Ma c’è anche il caso, più recente, dell’Ospedale Fatebenefratelli dell’Isola Tiberina, che rischia di essere venduto per un altro crack finanziario. Senza contare il caso dei Camilliani, ordine che gestisce 114 ospedali nel mondo, fondato da San Camillo de Lellis nel XVI secolo con il compito preciso di “dare servizio completo alla persona inferma” ed “essere scuola di carità per coloro che condividono il compito di assistenza agli infermi”. Proprio sul controllo di un ospedale, quello di Santa Maria della Pietà a Casoria, vicino Napoli, si è consumata una vicenda che ha portato nel 2012 all’arresto del superiore dei Camilliani, padre Renato Salvatore, condannato a tre anni di reclusione nel 2019.

La commissione era nata sul presupposto che, nel momento in cui le istituzioni sanitarie perdono il loro carisma fondativo e vengono gestite solo dal punto di vista manageriale, allora rischiano di rimanere immischiate in situazioni di cattiva gestione. La partnership stabilita oggi è un passo avanti verso una gestione più globale delle istituzioni cattoliche, chiamate a fare rete per rispondere alla crisi.

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