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Vaticano, una commissione di controllo per le strutture sanitarie della Chiesa

Vaticano, veduta della Basilica di San Pietro | Veduta della Basilica di San Pietro | David Uebbing / CNA Vaticano, veduta della Basilica di San Pietro | Veduta della Basilica di San Pietro | David Uebbing / CNA

È una commissione sulle attività sanitarie legata alla Segreteria di Stato vaticana, che si propone di “contribuire alla più efficace gestione delle attività e della conservazione dei beni mantenendo e promuovendo il carisma dei fondatori”, quella che Papa Francesco ha istituito con un rescritto del 7 dicembre 2015. In pratica, è una commissione che fungerà da controllo e vigilanza su come le strutture sanitarie gestite dalle Congregazioni religiose gestiscono denaro e beni.

Si chiama “Pontificia Commissione per le Attività del settore sanitario delle persone giuridiche pubbliche della Chiesa”. La commissione sarà in attività “finché non verrà diversamente disposto”.

Secondo il codice di diritto canonico (art. 116 e 117) le persone giuridiche pubbliche “sono insiemi di persone o di cose, che vengono costituite dalla competente autorità ecclesiastica perché, entro i fini ad esse prestabiliti, a nome della Chiesa compiano, a norma delle disposizioni del diritto, il proprio compito, loro affidato in vista del bene pubblico; tutte le altre persone giuridiche sono private”, e sono “dotate di tale personalità sia per il diritto stesso sia per speciale decreto dell'autorità competente che la concede espressamente; le persone giuridiche private vengono dotate di questa personalità soltanto per mezzo dello speciale decreto dell'autorità competente che concede espressamente la medesima personalità”.

Nel canone 1257 si stabilisce poi che “i beni temporali appartenenti alla Chiesa universale, alla Sede Apostolica e alle persone giuridiche pubbliche nella Chiesa ricevono la qualifica tecnica di «beni ecclesiastici»” con l’effetto che questi beni hanno valenza ecclesiale e sono “sottomessi alla potestà dell’autorità ecclesiastica competente, fermo restando che la proprietà appartiene alle singole persone giuridiche.” Il che significa che “la proprietà dei beni ecclesiastici è, dunque, sempre delle singole persone giuridiche pubbliche, che rispondono in propria,” ma che “tale possesso è condizionato e giustificato dalla destinazione al compimento della missione della Chiesa e, in tal senso, è sottoposto aicontrolli amministrativi stabiliti dalla legislazione canonica” come si legge in una nota esplicativa del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi pubblicata nei quaderni del dicastero “Communicationes” n. 36 del 2004. Proprio sulla base di questo “condizionamento” alla “destinazione e al compimento della missione della Chiesa” è stata istituita questa nuova commissione. Per sintetizzare, si vuole vedere chiaro in alcune situazione oscure della gestione dei beni ecclesiastici nel ramo sanitario.

La Commissione fungerà come un organo della Curia (gli vengono applicati i principi e le norme della costituzione Pastor Bonus e del Regolamento Generale della Curia Romana), ma avrà anche un regolamento proprio. Composta da un presidente e da 6 esperti nelle discipline sanitarie, immobiliari, gestionali, economico/amministrative e finanziarie, e farà riferimento diretto al Segretario di Stato.

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Il rescritto recita che la Commissione “potrà compiere ogni azione giuridica e finanziaria finalizzata al valido e corretto adempimento del compito affidatole”. Il rescritto sottolinea anche che la Commissione “rilascia alle Congregazioni della Curia Romana, da cui le persone giuridiche pubbliche interessate dipendono, il consenso necessario, vincolante per la concessione delle autorizzazioni canoniche in ordine alla dismissione o riorganizzazione delle attività e/o degli immobili relativi al settore sanitario”.

La commissione potrà accedere ad atti e risorse, e potrà avvalersi di consulenti esterni per portare avanti la sua missione, che consiste prima di tutto “nello studio generale della sostenibilità del sistema sanitario delle persone giuridiche pubbliche della Chiesa”. E poi nel proporre un piano di uscita “delle situazioni di crisi in funzione delle risultanze dello studio più generale” e di proporre nuovi modelli operativi “per le persone giuridiche pubbliche operanti nel settore sanitario, in grado di attuare il carisma originario nel contesto attuale.”