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Papa Francesco, tra il pericolo del nucleare e quello delle armi convenzionali

Il Papa invia un messaggio alla Conferenza internazionale sulla Pacem In Terris. Il monito: Oggi come nella crisi dei missili del 1962

Casina Pio IV | Casina Pio IV, La sede della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali in Vaticano | Di Gabriella Clare Marino - Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=15397255 Casina Pio IV | Casina Pio IV, La sede della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali in Vaticano | Di Gabriella Clare Marino - Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=15397255

Si tiene in questi giorni, presso la Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, una  Conferenza internazionale organizzata dalla stessa Accademia e dall’Istituto di Ricerca sulla Pace di Oslo per commemorare il sessantesimo anniversario della pubblicazione della Pacem in Terris, la storica enciclica di Papa Giovanni XXIII. La conferenza si concentra in particolare sui temi del disarmo, e del disarmo, ed è su quello che Papa Francesco concentra un messaggio inviato al Cardinale Peter Turkson, Cancelliere dell’Accademia.

Nella sua lettera, Papa Francesco sottolinea che “il momento attuale assomiglia in modo inquietante al periodo immediatamente precedente alla Pacem in terris, quando nell’ottobre 1962 la crisi dei missili di Cuba portò il mondo sull’orlo di una diffusa distruzione nucleare”.

Il Papa si rammarica che negli anni successivi “non solo il numero e la potenza delle armi nucleari sono cresciuti, ma sono aumentate anche altre tecnologie belliche e persino il consenso di lunga data sulla proibizione delle armi chimiche e biologiche è in pericolo”.

Papa Francesco descrive come “opportuno che questa conferenza dedichi le sue riflessioni a quelle parti della Pacem in terris che discutono del disarmo e dei percorsi per una pace duratura”. L’auspicio del Papa è che ci sia “una disciplinata riflessione etica sui gravi rischi associati al continuo possesso di armi nucleari, sull’urgente necessità di un rinnovato progresso nel disarmo e sullo sviluppo di iniziative per la costruzione della pace”.

Ribadendo l’immoralità dell’uso dell’energia atomica per scopi bellici, il Papa definisce “fondamentale” il lavoro delle Nazioni Unite e delle organizzazioni affini nel sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema del disarmo nucleare, ma nota anche che “la preoccupazione per le implicazioni morali della guerra nucleare non deve far passare in secondo piano i problemi etici sempre più urgenti sollevati dall’uso nella guerra contemporanea delle cosiddette ‘armi convenzionali’, che dovrebbero essere utilizzate soltanto a scopo difensivo e non dirette ad obiettivi civili”.

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Papa Francesco spera che si arrivi ad un consenso “sul fatto che tali armi, con il loro immenso potere distruttivo, non saranno impiegate in modo da provocare ‘lesioni superflue o sofferenze inutili’, per usare le parole della Dichiarazione di San Pietroburgo”, dichiarazione fondata su principi umanitari “validi ancora oggi come quando sono stati scritti per la prima volta, oltre centocinquanta anni fa”.