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Il Cardinale Duka, i miei dubia a nome dei vescovi cechi

Al Register l'Arcivescovo emerito di Praga spiega: "ho posto al dicastero tutte le domande che sono apparse nelle discussioni all'interno della Conferenza episcopale ceca"

Il Cardinale Duka, O.P. - Daniel Ibanez CNA |  | Il Cardinale Duka, O.P. - Daniel Ibanez CNA Il Cardinale Duka, O.P. - Daniel Ibanez CNA | | Il Cardinale Duka, O.P. - Daniel Ibanez CNA

Il cardinale ceco Dominik Duka ha affermato che la serie di domande che ha recentemente presentato al Dicastero per la Dottrina della Fede riguardo "l'amministrazione dell'Eucaristia alle coppie divorziate che vivono in una nuova unione" era un'iniziativa privata volta a servire la Chiesa universale, rimediando alla mancanza di consenso su questo tema negli ultimi anni.

Ha parlato al National Catholic Register dopo la pubblicazione delle risposte del dicastero all'inizio di ottobre, nel delicato contesto che precedeva l'apertura del Sinodo sulla sinodalità, attualmente in corso in Vaticano fino al 29 ottobre.

Senza commentare il contenuto delle risposte, ha sottolineato di non definirsi "né progressista né tradizionalista" e ha ricordato di aver agito a nome della Conferenza episcopale ceca.

Il prelato, 80 anni, ha anche discusso le origini della profonda crisi della Chiesa come istituzione, che considera inseparabile dalla crisi antropologica e spirituale dell'Occidente, nonché il rinnovamento della fede che prevede per il prossimo secolo.

La serie di domande presentate alla Santa Sede a nome della Conferenza episcopale ceca, il 13 luglio, aveva anche lo scopo di "aiutare altre diocesi nel mondo" e, quindi, la "Chiesa universale", ha detto il cardinale Duka. "Ho posto al dicastero tutte le domande che sono apparse nelle discussioni all'interno della Conferenza episcopale ceca, non solo durante l'assemblea". 

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La confusione e il dissenso che circondano i sacramenti per le coppie risposate e divorziate hanno origine nel Sinodo sulla famiglia del 2015, nell'interpretazione dell'esortazione apostolica post-sinodale Amoris Laetitia e nella lettera del Papa all'arcidiocesi di Buenos Aires del 2016. In effetti, alcuni leader della Chiesa e teologi hanno trovato in questi documenti dei passaggi che sembrano contrastare con l'insegnamento morale della Chiesa e che, per alcuni, restano da affrontare in modo adeguato.

Ribadendo l'importanza di una lealtà incrollabile tra i vescovi e il Papa, il cardinale Duka ha sottolineato che "anche i vescovi hanno una parte nel magistero della Chiesa, sempre seguendo il principio cum Petro et sub Petro" e ritiene, a questo proposito, che queste discussioni avrebbero dovuto svolgersi internamente, senza essere rese pubbliche.

"Non mi considero né un progressista né un tradizionalista", ha aggiunto riferendosi alle critiche che i vari dubia hanno suscitato nella stampa e in alcuni ambienti vaticani. "Dobbiamo seguire l'insegnamento della Chiesa sulla funzione docente del Papa, del Collegio episcopale e del Concilio Vaticano II", ha dichiarato, sottolineando che "i pronunciamenti del Papa come capo della Chiesa riguardano la fede e la morale - e non altre questioni, come quelle politiche".

Il cardinale Duka, noto per la sua franchezza (in particolare quando nel 2022 ha difeso Benedetto XVI dalle critiche dei leader della Chiesa tedesca sulla sua gestione dei casi di abuso come arcivescovo decenni prima, che ha definito "tradimento" e "diffamazione"), ritiene che le attuali tensioni nella Chiesa derivino anche dall'eccessivo coinvolgimento della gerarchia negli affari temporali degli ultimi decenni.

Per lui, il crollo del mondo bipolare Washington-Mosca negli anni '90 con la disintegrazione dell'Unione Sovietica, e il conseguente caos politico ed economico nell'emisfero meridionale, ha portato la Santa Sede a impegnarsi troppo nella sfera economica e politica attraverso temi come la lotta alla povertà o la salvaguardia del pianeta, "a volte in modo più ideologico che politicamente razionale".

"Credo che queste questioni, comprese quelle relative all'ambiente, debbano essere interamente nelle mani dei fedeli, dei laici istruiti, degli esperti scientifici e politici. Non c'è bisogno di allargare certi dicasteri che affrontano queste questioni con tutta la buona volontà ma che di fatto non riescono a risolvere nulla". Da qui l'importanza, a suo avviso, di rafforzare la formazione dei cattolici, sia nelle istituzioni educative della Chiesa che al di fuori, per essere in grado di affrontare le grandi sfide del nostro tempo.

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La più grande di queste sfida è quella dell'"esplosione della secolarizzazione radicale" in Occidente oggi, causata da movimenti "che cercano la distruzione letterale della civiltà occidentale contemporanea, essenzialmente cristiana", che hanno corrotto molte istituzioni e che hanno anche "trovato una quinta colonna in parte della Chiesa".

A suo avviso, questi movimenti hanno le loro origini dirette nel periodo della rivoluzione sessuale degli anni Settanta e nei gruppi terroristici rivoluzionari (come le Brigate Rosse) che hanno imperversato in Europa fino ai primi anni Ottanta.

"Queste correnti filosofiche, che combinano l'utopismo platonico, l'evoluzionismo hegeliano, la lotta di classe materialista di Marx e la rivoluzione sessuale di Freud, sono ancora presenti in diversi movimenti politico-culturali in Occidente, in particolare tra gli ambientalisti”..

"Molti vescovi, teologi, ricercatori e politici concordano con me sul fatto che questi nuovi movimenti, che Papa Francesco descrive come 'colonizzazione ideologica', si stanno muovendo sempre più sulla strada del totalitarismo".

È un argomento che il prelato conosce particolarmente bene, essendo stato lui stesso imprigionato sotto il regime comunista cecoslovacco per le sue attività religiose clandestine nei primi anni '80, accanto al futuro presidente del Paese Václav Havel.

"Nei primi due decenni dopo la caduta del comunismo [nel 1989], i Paesi post-sovietici e le loro Chiese nazionali sono stati in grado di resistere all'avanzata di queste ideologie", ha proseguito. "Tuttavia, le nuove generazioni, che hanno vissuto in un'epoca di libertà senza conoscere questa esperienza al di fuori della testimonianza dei loro nonni, tendono ad essere sedotte da un'immagine idealizzata della vita sotto il comunismo, che sarebbe la favola di una società senza classi, risparmiata dalle incertezze della vita".

Il porporato ritiene che nell'Europa occidentale, mentre la maggior parte delle Chiese protestanti "si sono di fatto unite a questi movimenti molti anni fa", la Chiesa cattolica era riuscita a limitare i danni fino al recente passato. "Ahimè, gli effetti della globalizzazione, le influenze mutevoli di Paesi e continenti all'interno della Chiesa cattolica, in particolare attraverso le ondate migratorie - di persone ma anche di idee e ideologie - hanno creato un caos totale", ha dichiarato.

Gli effetti di questa profonda crisi della civiltà occidentale, che non risparmia la Chiesa, si sono manifestati in vari modi negli ultimi decenni, a partire dalla piaga degli abusi sessuali, che il cardinale Duka attribuisce in parte alla maggiore "tolleranza verso certi atti e i loro autori", derivante dalla rivoluzione sessuale, nonché alla "codardia" di alcuni leader della Chiesa di fronte alle "pressioni della lobby LGBT", che nell'ultimo decennio ha creato una sorta di "baluardo difensivo" per alcuni abusatori. 

Il cardinale ritiene che questa profonda ferita abbia favorito l'emergere di movimenti di protesta come il Cammino sinodale in Germania, che potrebbe anche aver accelerato il processo intorno al Sinodo sulla sinodalità, voluto da Papa Francesco. Infatti, alcuni osservatori ipotizzano che questo sinodo possa essere stato convocato nel tentativo di mantenere questa frangia della Chiesa in Germania all'interno del processo sinodale globale.

"Le ragioni di questo percorso sinodale non sono ancora ben note, ma come partecipante a diversi sinodi episcopali, devo ammettere che, in un certo senso, i temi erano diventati stagnanti ed era difficile trovare nuovi temi sinodali", ha detto il cardinale Duka, esprimendo allo stesso tempo la convinzione che questo XXI secolo segnerà un rinnovamento della fede e della Chiesa, in particolare in considerazione dell'intensità delle persecuzioni che i fedeli stanno subendo in tutto il mondo, come nella Chiesa dei primi secoli.

"La fede, da cui scaturiscono la speranza e l'amore, è la fonte da cui vivrà la Chiesa del XXI secolo", ha proseguito il cardinale, aggiungendo che "certamente darà anche alle donne il loro pieno posto".

Parlando direttamente del ruolo delle donne nella Chiesa, il cardinale ha invocato la fede eroica di grandi sante e martiri: "Ricordate le sante Sabina, Perpetua, Lucia, Clotilde, Gisela, Ludmila, Doubravka, Olga, Kunhuta...". Queste donne hanno incarnato la culla del cristianesimo nelle nostre terre". Ha concluso: "Possono non essere state diaconesse, possono non essere state sacerdoti, possono non essere state vescovi, ma molti vescovi dovrebbero sicuramente 'invidiarle'".

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