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Forlì: una mostra per ricordare i due missionari polacchi, martiri in Perù

Per la Giornata Missionaria Mondiale

La mostra a Forlì |  | WR
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Ottobre è il mese missionario che trova il suo apice nella celebrazione della Giornata Missionaria Mondiale. Essa ricorre nella penultima domenica del mese che quest’anno corrisponde al 22 ottobre. Per la Giornata Missionaria Mondiale 2023 Papa Francesco ha scelto un tema che prende spunto dal racconto dei discepoli di Emmaus, nel Vangelo di Luca (cfr 24,13-35): «Cuori ardenti, piedi in cammino». Attraverso l’esperienza di questi due discepoli che, nell’incontro con Cristo risorto, si trasformano in attivi missionari.

A Forlì si è voluto celebrare la Giornata Missionaria con una mostra consacrata ai due missionari francescani, martiri ammazzati dai guerriglieri maoisti nel Perù: Zbigniew Strzalkowski e Michal Tomaszek. Essi furono rapiti il 9 agosto 1991 e poi fucilati dai terroristi di Sendero Luminoso. Su iniziativa dei francescani conventuali e dell’Ambasciata polacca in Vaticano è stata preparata una mostra per ricordare questi due missionari, oggi beati.

Ma cosa ci facevano questi missionari polacchi in Perù? In occasione del 500° anniversario dell’evangelizzazione del continente americano, l’ordine francescano decise di rafforzare la sua presenza anche in Perù: tra le altre iniziative, fu aperta una nuova missione a Pariacoto, nella
diocesi di Chimbote, in una zona montagnosa del Paese, dove furono mandati i tre missionari polacchi. La parrocchia copriva un territorio grande e per i giovani sacerdoti cominciava un duro lavoro missionario ma anche di assistenza alla popolazione.

Purtroppo, nella zona era molto attiva l’organizzazione maoista Sendero Luminoso. Il lavoro d evangelizzazione e di assistenza alla popolazione dava fastidio ai comunisti che miravano a farela rivoluzione. La sera del 9 agosto 1991 i senderisti arrivarono alla missione di Pariacoto per cercare i sacerdoti. In quel momento si trovavano lì soltanto i due frati oggi beati, perché il superiore era partito per la Polonia. Fra Zbigniew e fra Michal vennero caricati su una camionetta che li portò fuori dal villaggio. Nelle vicinanze del piccolo cimitero del paese, vennero giustiziati, insieme al sindaco di Pariacoto, con un colpo alla nuca.

I terroristi lasciarono un messaggio sul corpo insanguinato di padre Strzalkowski: «Così muoiono i servi dell’imperialismo».

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Ventiquattro anni dopo la loro morte, il 3 febbraio 2015, la Congregazione delle Cause dei Santi ha riconosciuto il martirio dei Servi di Dio Zbigniew e Michal e Papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del relativo decreto. La loro beatificazione ha avuto luogo il 5 dicembre 2015 nella città peruviana di Chimbote, diocesi dove i martiri svolgevano la loro missione.

Per ricordare questi due missionari che sono diventati martiri, il 21 ottobre, alla vigilia della Giornata Mondiale Missionaria è stata inaugurata a Forlì una mostra che racconta la loro storia.

Essa fu allestita nella storica basilica consacrata al primo vescovo della città, san Mercuriale. All’inaugurazione della mostra, organizzata su l’iniziativa di Pier Luigi Consorti del Gruppo di Preghiera di MontePaolo, ha partecipato un ospite d’eccezione: l’ambasciatore della Polonia presso la Santa Sede, Adam Kwiatkowski (è per la prima volta che questa città romagnola ospita un ambasciatore polacco presso la Santa Sede). Sono stati presenti anche due confratelli dei martiri di Pariacoto: padre Marek Krupa, il compagno del seminario, e padre Roman Banasik, rettore del seminario dove studiavano i futuri martiri. La Curia di Forlì è stata rappresentata dal vicario generale don Enrico Casadei Garofani, invece le autorità civili dal presidente del consiglio comunale, dott.ssa Alessandra Ascari Raccagni. A fare gli onori di casa è stato l’abate dell’abbazia-basilica, don Nino Nicotra.

Come notava Tertulliano, “Il sangue dei martiri è il seme della Chiesa”. Bisogna sperare che anche il sangue versato dai martiri francescani ricordati nella mostra a Forlì non sia versato invano e che rafforzi la nostra fede cattolica e la renda operosa.